Governo M5S-Lega, perché alle elezioni non ci si arrivava vivi. Guadagnati 5 mesi, conti veri a novembre

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Giugno 2018 - 12:14 OLTRE 6 MESI FA
Governo del cambiamento M5S-Lega, perché alle elezioni non ci si arrivava vivi. Guadagnati 5 mesi, conti veri a novembre

Governo M5S-Lega, perché alle elezioni non ci si arrivava vivi. Guadagnati 5 mesi, conti veri a novembre (nella foto Ansa, Giuseppe Conte)

ROMA – Governo M5S-Lega quando sembrava non fosse più possibile, quando Salvini aveva giurato (con il silenzio-assenso di Di Maio) che senza Paolo Savona al Tesoro non c’era governo [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play], anzi c’era manovra anti democratica, anzi sgambetto e oltraggio al popolo. Di Maio aveva detto: inutile votare, i governi li fanno le agenzie di rating, i poteri della finanza, i mercati e non i cittadini elettori. Sempre Di Maio aveva pubblicamente manifestato l’intenzione di mettere Mattarella in stato di accusa per Alto Tradimento niente meno. Insomma il governo M5S-Lega non si poteva fare, dicevano Salvini e Di Maio, perché i poteri forti e occulti si erano messi di mezzo e l’avevano impedito. Insomma un golpe, una democrazia decapitata e insultata per dirla alla Grillo.

E invece il governo lo fanno proprio M5S e Lega. Ed è cosa giusta che siano loro a farlo, che nasca il governo di chi ha vinto le elezioni di marzo. Cosa giusta e in realtà da nessuno mai messa in discussione. A metterlo in forse il governo M5S-Lega se qualcuno c’è stato questo qualcuno è stato Matteo Salvini. Con la candidatura sfregio più che sfida all’euro, con i proclami o Savona o morte, con i comizi dal suo personale balcone-terrazza dell’edificio dei gruppi parlamentari di Montecitorio da cui annunciava: mai e poi mai ci piegheremo.

In realtà aveva poco o nulla a cui piegarsi se non alla difficoltà di governare davvero. Di Maio al contrario di Salvini pur di portare M5S al governo non faceva nessun ostacolo, fino al punto di diventare scudiero di Salvini nell’ultima e tragicomica fase della crisi di governo (a un certo punto c’è stato un giorno in cui i premier erano tra incaricati, possibili e in carica, quattro: Cottarelli, Conte, Salvini stesso e Gentiloni).

Cosa giusta che il governo sia governo M5S-Lega, cosa giusta secondo risultato elezioni. E cosa giusta che sia nato e si sia formato. Ma perché è ricomparso d’improvviso dopo che da Salvini passando per Di Maio e con il consenso praticamente di tutti si era gridato elezioni, elezioni? Per un motivo molto semplice e molto tosto: alle elezioni il 29 di luglio o il 5 di agosto l’Italia non ci arrivava viva.

E non perché votare col caldo si moriva di caldo (e di astensioni). L’Italia non ci arrivava viva per altri due mesi di soldi che dall’Italia scappavano o non arrivavano più. Il ritmo della sfiducia e dubbio verso un’Italia che pagava i suoi debiti e li pagava in euro è stato tale in due settimane che due mesi e avremmo chiuso bottega.

Amiamo moltissimo adontarci se un commissario Ue incautamente dice che i mercati spiegano come si deve votare. Giusto rilevare che i mercati non insegnano nulla agli elettori, gli elettori fanno da soli. Però i mercati non è che insegnano, spiegano moltissimi ai governi e alle forze politiche. E non perché si, come si dice, intromettono. No, perché se vuoi soldi e non dai garanzie allora i soldi non te li danno. Non solo i mercati ma anche zia e l’amico caro e nonno e il socio in azienda: se vuoi soldi e non dai garanzie i soldi non te li danno. Anzi i soldi scappano da te.

Quindi è stata cosa giusta e anche buona il governo M5S-Lega resuscitato. Ha fermato col il suo solo nascere la fuga dei soldi, il divorzio soldi-Italia. La nascita del governo M5S-Lega guidato da Conte con Di Maio e Salvini a dirgli dove andare è cosa buona e giusta perché fa guadagnare cinque mesi. L’Italia ha guadagnato tempo. Questo è sicuro, il resto…

I conti veri con il mondo e con la realtà si faranno a novembre. Conti molto facili da fare. Se governo M5S-Lega nella legge di bilancio 2019 mette il Contratto governo M5S-Lega (e cioè reddito cittadinanza, flat tax, pensioni a 64/65 anni di età più altre costose cosette) deve mettere a deficit circa quattro punti di Pil, almeno quattro. Il che significa un deficit che schizza dall’ 1,3 per cento del Pil (impegno preso con l’Europa) a sopra il 5 per cento del Pil. Il che è altro che Savona al Tesoro, il che è stampare euro a carico di tutti gli altri paesi e contribuenti ed elettori europei. Il che è fare non solo pernacchia e gesto dell’ombrello all’euro e alla Ue. Cinque e passa per cento di deficit 2019 è farsi mettere alla porta dall’euro, soprattutto è farsi mettere alla porta da chi finanzia il debito italiano e cioè paga in cambio di interessi gli stipendi, le pensioni, le scuole, gli ospedali…Quindi se nella legge Bilancio 2019 c’è il Contratto Governo Cambiamento, a novembre si torna alla fuga dei soldi.

Oppure nella legge Bilancio 2019 il Contratto Governo M5S-Lega c’è in dosi mignon. Un pezzetto di reddito di cittadinanza, un’aggiustatina alla Fornero, una limatura dell’Irpef…facciamo un punto di Pil, circa 18 miliardi e deficit 2019 che va al 2,5 per cento circa sul Pil. Un forzare la mano alla Ue, ma vedrai che forse alla fine sopportano e ci stanno. E allora niente fuga e divorzio soldi-Italia e viceversa.

Ma in quel caso potrebbero cominciare a fuggire elettori per M5S e Lega. Sì, certo Salvini potrà provare a trattenerli gli elettori allestendo cacciate di clandestini e Di Maio proverà a trattenere e intrattenere elettori allestendo falò di vitalizi parlamentari. Spettacoli di sicuro successo e di buon pubblico. Ma niente a che vedere con i 780 euro a casa a fine mese, l’Irpef dimezzata, la pensione tre anni prima delle legge che c’è.

Che faranno a novembre Di Maio e Salvini, che diranno a Conte di fare? Far fuggire i soldi dall’Italia o far scappare qualche elettore disilluso? I veri conti di novembre sono in fondo tutti semplicemente qua. Fino ad allora l’Italia del governo M5S-Lega sta e starà nel mondo di mezzo tra realtà e irrealtà.