Gundogan e Ozil: poco tedeschi e molto giannizzeri del Sultano

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Maggio 2018 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA
Gundogan e Ozil: poco tedeschi e molto giannizzeri del Sultano

Gundogan e Ozil: poco tedeschi e molto giannizzeri del Sultano

ROMA – Gundogan e Ozil, due calciatori e di livello. Il primo gioca nel Manchester City che ha appena vinto il campionato inglese. Il secondo gioca nell’Arsenal [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,Ladyblitz – Apps on Google Play] ed ha giocato in grandi club europei. Entrambi giocano nella nazionale tedesca e siamo a 20 giorni o giù di lì dai Mondiali di calcio.

Gundogan e Ozil vivono in Inghilterra, hanno la nazionalità tedesca, sono atleti affermati, godono di imponenti retribuzioni, sono al centro dell’attenzione mediatica, vanità, orgoglio e portafoglio di entrambi sono pienamente soddisfatti. E sono ottimi professionisti che usufruiscono di tutto quanto la chiamiamola così civiltà occidentale possa offrire. Sono cittadini fortunati e privilegiati d’Europa.

Ma hanno entrambi sentito il bisogno e la voglia di omaggiare con atto pubblico quello che Gundogan ha voluto definire “il mio presidente”. Non quello tedesco di presidente, per carità. Il presidente di Gundogan e Ozil è Erdogan. Il turco Erdogan cui Gundogan e Ozil hanno offerto maglia del City e dell’Arsenal con dietro scritto Erdogan ma soprattutto hanno offerto omaggio e devozione in quello che è stato un comizio elettorale sui generis pro Erdogan in terra europea. Comizi che per ovvi e sacrosanti motivi i governi europei non consentono ad Erdogan e al suo regime di tenere appunto in terra altrui.

Reso l’omaggio ad Erdogan. Gundogan e Ozil hanno provato a far finta di essere scemi dicendo non esserci nulla di politico ne loro gesto. Smentiti dalla circostanza che altri giocatori di nazionalità turca che vivono e giocano in Europa al bacio ella pantofola al Sultano si sono sottratti.

Micro furbizie maxi patetiche a parte, perché Gundogan e Ozil hanno fatto questa scelta? Non per soldi, non per carriera. E neanche è lecito supporre per diretta militanza politica pro Erdogan. L’hanno fatto, e questo è un gran problema per tutti, altrimenti di Gundogan e Ozil ce se ne potrebbe tranquillamente infischiare, per cultura. Cultura profonda, cultura del sangue e della terra. L’hanno fatto per nazionalismo, nazionalismo del sangue e della terra. Si sentono e si proclamano turchi, a prescindere da cosa sia la Turchia qui e oggi. La Turchia anti europea è la loro vera patria, nonostante vivano in Europa.

Qualcuno in Germania ha detto che nella nazionale tedesca di calcio debba giocare solo chi riconosce come suo presidente il presidente appunto della Germania. Qualcun altro più lucidamente ha fatto presente che Erdogan governa la Turchia secondo principi e valori incompatibili con quelli tedeschi ed europei. In Turchia, qui e oggi, si va in galera se si è oppositori politici, se si fa un giornale che non piace a Erdogan, un partito che non piace ad Erdogan, perfino se si posta sui social un mi piace che non piace ad Erdogan.

Ma di tutto questo due affermati calciatori, due uomini di successo che vivono in Europa se ne fregano, non lo vedono, non lo vogliono vedere, lo considerano inessenziale. Si dichiarano pubblicamente nonostante il loro doppio passaporto tedesco e turco molto molto poco tedeschi. Poco tedeschi e poco europei quanto a cultura e valori. E molto invece soldati, anche se solo mediatici, del Sultano.

Una volta erano i Giannizzeri, ragazzi e giovanissimi catturato e fatti prigionieri preferibilmente nei Balcani, spesso famiglie di origine cristiana. Diventavano soldati scelti del Sultano, la sua guardia migliore e truppa più efficace. La loro è stata per secoli un’integrazione perfetta con la Sublime Porta, con lo Stato, le istituzioni, i valori, i principi dell’Impero Ottomano.

Oggi sono i Gundogan e gli Ozil: ci dimostrano e parlano di una integrazione fallita. Se perfino questi uomini di successo, fortunati e abili, privilegiati e inseriti ai più alti livelli di comodità e relazioni in Europa, se perfino loro corrono a giurare fedeltà al Sultano e a un nazionalismo del sangue e delle terra declinato da Erdogan in funzione anti europea, allora l’integrazione è fallita perfino dove doveva essere più facile e scontata.

E questo pone un’angoscia sull’Europa tutta di oggi, altro che storiella di due calciatori. L’angoscia è: la cittadinanza, il passaporto presuppone un grado di integrazione, accettazione, fedeltà allo Stato e alla comunità di valori di cui si diventa membri. Ma se perfino due come Ozil ed Erdogan mostrano omaggio fedele all’opposto di ciò che contiene e implica il loro passaporto tedesco, allora l’Europa chi accoglie davvero: indispensabili e utili nuovi cittadini, esseri umani che si sottraggono alla miseria e alla dittatura o irriducibili cittadini di altri e ostili Stati e culture?