Il crack arriva l’anno prossimo?

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 31 Ottobre 2014 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi

Matteo Renzi

MILANO – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo: “Il crack arriva l’anno prossimo”.

Di nuovo sulla stampa internazionale si leggono opinioni allarmate sull’Italia. Non è vero che tutto è a posto: poiché il paese non cresce e non crescerà, il suo debito diventerà insostenibile e paralizzante: dovrà impiegare tutte le sue risorse per pagare gli interessi e non avrà più mezzi per innescare lo sviluppo. In pratica, si infilerà lungo una spirale perversa che potrà portarla solo alla rovina.

Anche perché i mercati capiranno presto che l’Italia non ha alcuna possibilità di rientrare entro parametri accettabili e che la sua unica prospettiva sarà quella di aumentare indefinitamente il proprio debito. A quel punto, per non fare default nel peggiore dei modi, non le resterà che uscire dall’euro, riacquistare la propria sovranità monetaria, svalutare la moneta e obbligare la Banca d’Italia a acquistare i suoi titoli di debito, i suoi Bot, insomma.

Ma lo scenario dei prossimi anni è proprio questo?

Qualche preoccupazione c’è. Ormai sono tre anni che si sta in recessione e anche il 2015 non promette molto bene. Il governo promette una crescita dello 0,6 per cento, ma forse sarebbe bene non farci molto conto. Per due ragioni. La prima è centri di ricerca indipendenti parlano di cifre molto più basse: 0,2-0,3 per cento, e anche 0,1 per cento. Poi va detto che questi numeri bassissimi non vogliono dire quasi niente: basta che un’autobotte si rovesci sull’Autosole e blocchi il traffico per un giorno per vedere svanire l’1 per cento. Oppure potrebbe esserci una primavera molto inclemente.

Insomma, con queste previsioni di crescita non siamo affatto in una zona sicura e tutto potrebbe accadere. Per essere tranquilli bisognerebbe aver messo in cantiere una ripresa del 2 o del 3 per cento. Ma siamo lontanissimi da tutto ciò.

Allora hanno ragione i gufi che vedono il default dell’Italia forse già nel 2015?

No. Ci sono diverse possibili reti di sicurezza. La prima, anche se se ne parla poco, è rappresentata dalla Banca centrale europea, che certo non assisterebbe immobile al collasso di un paese dell’importanza dell’Italia. L’esperienza dei disastri combinati con la Grecia dovrebbe servire e nessuno ha più voglia di ripeterli: quindi la Bce interverrebbe per tamponare un eventuale disastro e dare tempo all’Italia di riprendersi.

A quel punto anche la Commissione Ue di Bruxelles chiuderebbe un occhio sul rigore e consentirebbe al nostro paese di sforare il famoso parametro del 3 per cento al fine di trovare un po’ di soldi da usare in funzione anti-crisi.

Infine, anche il sistema politico, avendo appena sfiorato il default, e con la Troika dietro l’angolo, forse ritroverebbe un po’ di coraggio e di coesione e realizzerebbe finalmente le riforme che potrebbero fare dell’Italia un paese normale.