Il Pd si prepara al nuovo segretario, Turani commenta: “Una sorta di Drive In. Emiliano Che Guevara del Tavoliere”

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 14 Marzo 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Il Pd si prepara al nuovo segretario, Turani commenta: come 'Drive In'. Emiliano Che Guevara del tavoliere

Il Pd si prepara al nuovo segretario, Turani commenta: come ‘Drive In’. Emiliano Che Guevara del tavoliere (Foto Ansa)

ROMA – La competizione per il posto di segretario del Pd si sta trasformando “in una sorta di “Drive in”, in cui nessun candidato parla di politica”: non lo fa Michele Emiliano, che dice di sentirsi Che Guevara, e non lo fa Andrea Orlando, che vorrebbe organizzare una marcia a favore dell’immigrazione. Questo, almeno, è il pensiero di Giuseppe Turani, che spiega le sue ragioni in un editoriale pubblicato sul sito Uomini e Business dal titolo “Il Che Guevara del tavoliere”.

Scrive Turani:

Mille anni fa fummo congedati dall’esercito italiano “rotti alle intemperie e alle avversità della vita”. Ma adesso si sta superando la linea del reale per precipitare in una sorta di cabaret immaginario, e nemmeno il nostro addestramento ci salva dallo sconforto. La competizione per il posto di segretario del Pd da faccenda maledettamente seria si sta trasformando in una sorta di “Drive in”, mancano solo le ballerine con le tette fuori.

Se qualcuno pensava di sentir parlare di politica, o di cose vagamente attinenti a quella specialità, si deve ricredere. Il paese non cresce da vent’anni e è il più lento in Europa, quasi 12 cittadini su cento sono senza lavoro, e i nostri che cosa ti vanno a inventare?

Il più improbabile dei candidati, quel tale Michele Emiliano, improvvidamente governatore pugliese, non trova di meglio che dichiarare di sentirsi Che Guevara. Come no? Ha una panza che lo vedo bene a fare il guerrigliero sudamericano: su un carretto spinto da altri. Ma poi perché Che Guevara? E’ un eroe di riferimento nel 2017, in Italia?

Non aveva bevuto, è convinto che questo sia un paese dominato da Renzi-Battista e che solo una dura guerriglia armata sulla Sierra Maestra potrà liberarci e restituirci la democrazia. Per fortuna non ha fucili e nemmeno stivali anfibi, ma solo indirizzi dei migliori ristoranti pugliesi. E questo un po’ ci rassicura. Se ci sarà uno scontro, e Emiliano è molto battagliero, probabilmente sarà in pizzeria, margherita con doppia razione di formaggio e prosciutto.

Ma non basta. Ha anche aggiunto che lui è un magistrato anti-mafia e che, come tale, non ha paura di niente. E questo è inquietante, un po’. Nessuno ricorda suoi appostamenti notturni e nemmeno pericolose gang da lui sgominate con spreco di sirene e di carabinieri armati fino ai denti. Insomma, sarà anche un magistrato antimafia, ma potrebbe essere anche un cavaliere di Malta o un gran maestro dell’Ordine della Cozza.

Ma perché ci viene a raccontare queste cose? Nulla ci dice di come vorrebbe guidare il Pd o salvare l’Italia. Tira solo a spaventarci (sono Che Guevara, non faccio prigionieri) oppure a riempirci di sacro rispetto (sono un magistrato antimafia, con me non c’è scampo).

Che cosa c’entri tutto questo con il posto di segretario del Pd non lo sa nessuno e nessuno lo saprà mai.

In realtà, Emiliano sta applicando tecniche di comunicazione molto sofisticate. Non spiega perché è lì (invece che al ristorante con la famiglia) e che cosa vuole fare. Il suo messaggio è più sottile: vuole farci capire che è un uomo tosto e che è pronto a affrontare qualsiasi cosa, anche a mani nude, benché non dotato di un fisico appropriato (è molto fuori stazza, visibilmente).

Qui, però, servirebbe qualcuno con qualche idea per far crescere l’Italia. E di quelle nulla ci ha detto.

L’altro competitor, Andrea Orlando, attuale ministro della giustizia, parla meno, ma dice cose che non sono definibili si questa terra. La sua grande idea, ad esempio, è che vorrebbe organizzare una marcia di popolo a favore dell’immigrazione. Magari trasmessa in eurovisione o, meglio, su scala mondiale. Ha il sospetto che in Africa non sappiano che noi siamo qui? O che non sappiano che li accoglieremo?

Anche questo, come Emiliano, non beve. Ma forse non legge i giornali, non guarda la tv, sta in tintoria aspettando che gli ridiano l’eskimo. E quindi ignora che tutta l’Europa è preoccupata per l’immigrazione, sorgono muri un po’ ovunque, e sono evidenti le difficoltà a gestire il fenomeno. Lui di tutto questo non si preoccupa: bello bello, vuole fare una marcia per dire che qui siamo buoni e generosi, vengano, pasti caldi per tutti.

Inutile fare i nomi dei grandi del passato. Togliatti, Berlinguer, persino Secchia, sono lassù e stanno cercando delle pertiche lunghe abbastanza per raggiungere queste due macchiette politiche.