Insegnanti nel mirino, docenti minacciati e bullizzati, paura e dolore sono entrati in classe

Insegnanti nel mirino, docenti minacciati e bullizzati, paura e dolore sono entrati in classe: ma il malessere dei giovani va capito e risolto. Siamo ancora in tempo

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 4 Giugno 2023 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Insegnanti nel mirino, docenti minacciati e bullizzati, paura e dolore sono entrati in classe

Insegnanti nel mirino, docenti minacciati e bullizzati, paura e dolore sono entrati in classe

Insegnanti nel mirino È allarme sicurezza. Uno studente su tre assiste ad aggressioni. Docenti minacciati e bullizzati. Violenza e atti vandalici aumentano da Nord a Sud.

Lo certificano il Ministero della Istruzione e l’indagine di Skuola.com. Il ministro Valditara ammette: ”È un bollettino di guerra non più tollerabile“. Allude al dossier che ha sul tavolo. Già 32 gli episodi di violenza nei confronti di prof segnalati al suo ministero.

“E almeno la metà degli episodi non viene neanche denunciata”, rivela la UIL. Gli ultimi due fatti di cronaca hanno accentuato l’urgenza di un intervento strutturale. 

Due episodi gravi: la docente di Abbiategrasso accoltellata in aula da uno studente di 16 anni e l’insegnante di Latina bullizzata e mandata all’ospedale da alcuni studenti . E quando non delinquono i ragazzi ci pensano gli adulti come è successo a Castellamare di Stabia (Napoli ) dove la madre di una alunna ha preso a schiaffi  l’insegnante della figlia. O come è accaduto a Cesena dove un preside è stato  preso a pugni dal parente di una studentessa.

Ora ci si domanda: perché accadono queste cose ? E come arginarle? Siamo ancora in tempo ? Mettiamo a sintesi i suggerimenti di insegnanti, sindacalisti, psicologi, servizi sociali, educatori.

IL MALESSERE DEI GIOVANI SI SCARICA SUGLI INSEGNANTI

È da qui che occorre partire. Già prima della pandemia i ragazzi accusavano disagio, sofferenza. La pandemia ha solo esacerbato quello che già covava da tempo. Una volta il dolore restava fuori dalla scuola, oggi si siede in classe. Dice lo psicoterapeuta Matteo Lancini: ”Ma si deve anche tener conto che nelle nostre scuole c’è  un numero impressionante di ragazzi che tentano il suicidio. Dietro c’è sempre un dolore enorme che non trova altra via d’uscita se non attraverso un gesto violento. Verso se stessi, più frequentemente verso l’insegnante che per il giovane sicuramente è una figura importante; perché non ti scagli contro chi non è rilevante”.

LA SCUOLA DEVE RECUPERARE AUTOREVOLEZZA

I docenti vanno aiutati a recuperare il prestigio che meritano. La scuola ha e deve recuperare a livello sociale. Deve riavere quel prestigio sociale che è stato perso negli anni. Aggredire un prof è come aggredire un carabiniere in divisa. La scuola deve recuperare uno stile educativo autorevole, coinvolgere in prima persona i ragazzi e trasmettere il messaggio per cui il loro punto di vista è importante. Questo insegnerà loro a essere rispettati e, di conseguenza, a rispettare.

DISCIPLINARE L’USO DEGLI SMARTPHONE

Altro versante  in cui intervenire. Il 56% dei ragazzi hanno ripreso le aggressioni con i telefonini e il 40% ha diffuso le immagini sui social. Gli smartphone sono uno scoglio che va affrontato presto. Troppi ragazzi oggi condividono video e foto in una chat scolastica. Lo smartphone in classe deve essere una opportunità per svecchiare la scuola, non una fonte di distrazione per gli studenti.