Italia, pareggio “conservatore” col Paraguay. Lippi osi di più

di Fiorentino Pironti
Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 09:57| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

De Rossi festeggia dopo il gol al Paraguay

Abbiamo imposto il pareggio alla squadra che, nelle qualificazioni mondiali, aveva battuto il Brasile e l’Argentina: mettiamola così e consoliamoci. Italia-Paraguay ha offerto uno spettacolo appena appena un po’ più guardabile di Francia-Uruguay (finora la partita peggiore del mondiale sudafricano), ed è ovviamente figlia delle scelte di Marcello Lippi. Sacrificare la fantasia ai muscoli può regalare solidità ma produce quel gioco asfittico e senza lampi che è ormai una caratteristica degli azzurri. Non può essere un caso che qualcosina di buono si è vista soltanto quando sono entrati in campo Camoranesi e Di Natale, due che mai nella loro carriera si sono limitati al compitino ma hanno sempre rischiato la giocata fuori dagli schemi. Per capire come è messa oggi l’Italia, basta una valutazione: il migliore degli azzurri è stato Pepe, l’emblema della mediocrità anche in campionato.

Ora si tratta di capire quanto peserà nella testa di Lippi la testardaggine a scapito dell’intelligenza che pure c’è in dosi abbondanti. Visto che è inutile recriminare su chi è rimasto a casa, servirà una botta di genio per mettere in piedi una formazione in grado di fare gioco e cercare la porta con assiduità. Con la percentuale di tiri registrata nel primo tempo contro il Paraguay (zero) si rischia di andar fuori al primo ostacolo serio. Il ct dovrà perciò valutare l’opportunità di ricorrere all’usato sicuro (Camoranesi e Di Natale, appunto) come ha fatto ieri, oppure inventarsi una formula più offensiva a partire dal centrocampo.

La mediocrità del gioco azzurro è stata comunque già superata dalla Rai, ancora più conservatrice del tecnico viareggino. Scalette e linguaggi sono quelli dei primi mondiali a colori, mai un lampo, un’invenzione, un commento colorito. Gli stessi che rimproverano a Lippi un certo conservatorismo sono sempre lì, maschere immutabili dai tempi di Rivera e Mazzola. Gli italiani si chiedono se siano più fastidiosi certi commentatori o le micidiali trombe usate dai sudafricani sugli spalti: è una bella lotta che si concluderà probabilmente a favore dei primi.

Domenica ci attende la Nuova Zelanda, zeppa di giocatori disoccupati o semiprofessionisti, e la pratica del passaggio agli ottavi si potrebbe chiudere con un po’ di anticipo. Da lì comincerà il mondiale vero e si capirà se “testadura” Lippi avrà avuto ragione come nel 2006 o se sia già matura per una serena pensione negli Emirati.