La guerra: vista in tv, sentita al distributore

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Marzo 2022 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
La guerra: vista in tv, sentita al distributore

La guerra: vista in tv, sentita al distributore FOTO ANSA

La guerra, quella che vediamo in tv è la guerra degli altri. Ci dispiace, ci preoccupa, ci inquieta, talvolta ci commuove. Per come ce la fa vedere la tv è soprattutto una sequenza di dolori e drammi di famiglie in fuga, mamme stremate, donne in lacrime, bambini spauriti e feriti, sangue di civili caduti. Il canone della narrazione della guerra che vediamo in tv è quello della tragedia che piomba sugli innocenti senza un perché, la guerra pensata come calamità è quella che vediamo in tv. Qualcosa che ci riguarda certo, ma direttamente non ci tocca. In questa geografia di umori e valori (la guerra ci riguarda ma non ci tocca) sono possibili e manifesti la commozione, la solidarietà, i buoni sentimenti.

La guerra, dove la sentiamo

Poi, al distributore di carburanti: benzina a 2 virgola qualcosa (qualcosa che cresce) al litro. Per non dire del gasolio e del metano. I Tir e i pescherecci che si fermano perché il muoversi si mangia il guadagno. E fonderie e settore della ceramica e altri impianti industriali che si fermano per non pagare bollette che non possono sostenere. E la possibilità concreta di nuove Casse Integrazioni. E il prezzo che va a crescere di molti generi alimentari, il pane, perfino l’emblematico pane. Questa è la guerra che cominciamo a sentire e allora avviene la mutazione: la guerra sentita diventa qualcosa che non è detto ci riguardi davvero ma direttamente ci tocca. In questa geografia di umori e valori (la guerra non dovrebbe riguardarci ma ci tocca) sono possibile manifesti altri pubblici e politici sentimenti: su tutti la richiesta, la pretesa illusa di esenzione, deroga, sanatoria. Variamente travestite ma ben riconoscibili. Riconoscibili nella loro impudica urgenza.

Gli anti Usa, anti Nato, anti Occidente, perfino anti Pd…

Ce ne vuole per dipingere il Pd di Enrico Letta come guerrafondaio. Eppure c’è un sentir di sinistra che lo fa, che pensa e dice che mandare armi all’Ucraina è bestemmia contro la pace. E’ una sinistra, anche d’opinione, fatta di sedimenti stratificati di anti americanismo, anti Nato, anti Occidente e di nuovo material confinante con la cancel culture che va a sovrapporsi. Ogni guerra, passata, attuale o futura è colpa dell’Occidente consumista, colonialista, vorace…L’Occidente, in una rielaborazione di stampo religioso, ha per questa sinistra un “peccato originale”, è “impuro”. Quindi…Questo sentir di sinistra va a convergere, si congiunge con un diffuso qualunquismo della guerra che alberga in settori di opinione pubblica non di sinistra, quello che invita, sollecita gli ucraini ad arrendersi e ce l’ha con loro perché non lo fanno.

Vestiti da neutralismo e pacifismo, non sono né l’uno né l’altro. Sono ideologia e senso comune mobilitati e arruolati in campagna contro chi e cosa si oppone ad una invasione militare. Certo la sinistra c’entra poco e nulla, ma che dire di quelle chat tra parlamentari M5S in cui si giudica incongruo e incauto far parlare Zelensky al Parlamento italiano, che magari Putin si innervosisce e si offende? Ampia, amplissima è l’estensione del “mi faccio i fatti miei” come chiave dello stare al mondo. Neutralità, pace? L’importante è scansarsi.

I neutralisti di destra

Giorgia Meloni non è per la neutralità. Il resto della destra fa invece mostra di esserlo, neutrale. Una neutralità fatta e composta di inni e invocazione alla pace che è meglio della guerra. Precisare almeno un po’ quale pace non è previsto dal mansionario della destra in ostensione pacifista. La rappresentazione più plastica di questo sentire la offre Matteo Salvini: parla, va, viaggia, dichiara sulla guerra come farebbe parlando e agendo sulla flat tax. Questa destra dà la precisa sensazione che per lei la guerra sarebbe finita o comunque tollerabile se e quando la benzina tornasse a 1, 6 euro litro.

Nati non fummo…

Per capire e concepire cosa è una guerra, per fortuna e per grazia della Storia e per scelte dei governi e dei popoli ottanta anni di pace ci hanno resi inadeguati a renderci conto di cosa è una guerra. Ora come ora siamo in grado di vederla come orrendo spettacolo televisivo, tragica sequenza di immagini oppure con dazio economico si di noi incolpevoli, dazio di cui qualcuno ci deve risarcire. In entrambi i casi siamo lontani dalla realtà, c’è da sperare che la realtà non ce lo insegni a forza cosa è davvero una guerra e cosa è davvero una pace.