La ripresa può finire. Bisogna ridurre tasse e spesa pubblica

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 4 Giugno 2015 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA
La ripresa può finire. Bisogna ridurre tasse e spesa pubblica

La ripresa può finire. Bisogna ridurre tasse e spesa pubblica (foto Ansa)

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato su Uomini & Business un articolo intitolato “La ripresa può finire“. Turani sostiene che la ripresa dell’Italia (alla quale ha dato una grossa mano Mario Draghi, presidente della Bce) può finire da un momento all’altro. E comunque sarebbe necessario ridurre spesa pubblica e tasse. BlitzQuotidiano vi propone l’articolo completo:

Si discute molto sui quasi 160 mila posti di lavoro in più creati nel mese di aprile. Naturalmente il governo tende a intestarsi il successo: merito del Jobs Act. Altri negano che le cose siano andate così. Quale potrebbe essere la verità?

Penso anch’io che il Jobs Act c’entri poco: sarà utilissimo quando saremo in ripresa piena. Per ora è poco più di uno stimolo psicologico. Ma allora sul conto di chi, o di che cosa, vanno messi i quasi 160 mila nuovi posti di lavoro in un solo mese, il primo progresso dopo anni?

La risposta è piuttosto semplice: su quel poco di ripresa che abbiamo visto finora e che molti hanno continuato a negare, anche di fronte ai dati dell’Istat. La ripresa c’è, è ancora molto piccola e molto fragile. Ma c’è. E dipende dalle esportazioni (quindi dall’euro basso). In conclusione: è merito del solito Draghi, che si è esibito nei mesi scorsi in una manovra da manuale facendo arrivare molta liquidità (soldi) in Europa. E, anche a costo di far arrabbiare qualche lettore, va detto che un piccolo applauso merita anche la signora Merkel: avrebbe potuto bloccare Draghi, invece lo ha lasciato fare, consapevole anche lei che ci voleva una boccata di ossigeno.

La storia operò non finisce qui. Draghi è stato magnifico, ma l’Italia lo ha anche un po’ aiutato. Nel senso che abbiamo tenuto il paese ordinato, con un buon governo, e non abbiamo fatto stupidaggini. Voglio essere ancora più sincero: già il solo fatto di avere un governo e un quadro istituzionale abbastanza solido è stato di aiuto.

Purtroppo, va detto che questa ripresa (che nel 2016 potrebbe anche andare all’1,6 per cento (discretamente buona rispetto allo 0,6 di quest’anno) non è solidissima e basterebbe un colpo di vento per farla sparire. E va anche detto che le cose che il governo potrebbe fare per dare una spinta alla congiuntura non sono molte. In teoria, sarebbe utile tagliare la spesa pubblica, ma per quest’anno avrebbe solo un effetto depressivo. I benefici si vedrebbero solo fra qualche anno. In termini ancora più chiari e brutali: dal punto di vista economico allo Stato, oggi, non conviene licenziare i suoi lazzaroni. Meglio che stiano, dove sono, per adesso, con un loro stipendio in modo da poter continuare a fare degli acquisti e quindi a sostenere la congiuntura.

Però è chiaro che bisogna avere un buon piano per ridurre la spesa pubblica e quindi le tasse. Cosa che si dovrebbe poter fare non appena la congiuntura avrà preso un po’ di slancio.

Per il momento la cosa più utile che il governo può fare, paradossalmente, è molto semplice: stare al proprio posto e garantire il regolare svolgimento della vita istituzionale.

E quindi tutti quelli che si agitano (invocando ruspe o altro) sono come temporali estivi che disturbano il buon raccolto. Se stiamo tutti buoni e manteniamo la calma, forse ce la caviamo anche questa volta. E’ ovvio aggiungere che anche i sindacati farebbero bene a rispettare una sorta di tregua non dichiarata: ci sarà tempo per fare delle lotte.

Oggi il paziente Italia si sta appena risvegliando da una lunga malattia e da un lungo sonno. Facciamo che il ritorno alla vita vera sia dolce. Banalità? Sì, ma oggi sono le cose più utili.