Grecia. La carta russa di Tsipras se il negoziato con l’ Eurozona si mette male

Licinio Germini
Pubblicato il 12 Febbraio 2015 - 17:16| Aggiornato il 13 Febbraio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Alexis Tsipras

Alexis Tsipras

GRECIA, ATENE – Alexei Tsipras vorrebbe raggiungere un accordo sul debito con i partner europei ma non sarà facile perchè regna l’incertezza e il negoziato è arduo. Ma il leader greco crede di avere in mano un jolly se le cose con l’eurozona si dovessero mettere male. Difatti, se così fosse Atene potrebbe decidere guardare verso est.

I segnali in questo senso sono da oggi più chiari che mai. La Russia, accomunata alla Grecia dalla fede ortodossa e da rapporti con la sinistra ellenica che vanno indietro nei decenni, si è detta pronta a valutare aiuti alla Grecia, se dovesse arrivare una richiesta in tal senso.

Nella giornata cruciale della riunione straordinaria dell’Eurogruppo a Bruxelles, sulla quale aleggia il pessimismo, a Mosca è giunto il nuovo ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias, un accademico e diplomatico noto per le sue posizioni filorusse, che ha incontrato il collega Serghiei Lavrov. Il quale, in conferenza stampa al termine dei colloqui, ha spiegato che la Russia “prenderà in considerazione” la possibilità di concedere “aiuti finanziari alla Grecia se tale richiesta arriverà”. Un’apertura che fa comodo alla Grecia, che a sua volta contraccambia con frasi che fanno piacere ai russi.

Atene infatti non sostiene l’idea di esercitare pressioni sulla Russia attraverso le sanzioni per la crisi ucraina. “C’è bisogno – ha detto Kotzias – di cercare altri strumenti, altre soluzioni adeguate”. Il 27 gennaio, giorno stesso del giuramento del governo Tsipras, il neonato esecutivo aveva espresso tutta la sua irritazione per il documento Ue in cui i capi di stato e di governo chiedevano all’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini di “considerare qualsiasi azione adeguata, in particolare ulteriori misure restrittive, per una veloce e piena attuazione degli accordi di Minsk”.

Atene ha protestato. I comunicato a nome dei 28, recitava una gelida nota, “e’ stato emesso senza la prevista procedura per ottenere il consenso dagli Stati, e in particolare senza assicurarsi del consenso della Grecia. In questo contesto, Atene non e’ d’accordo con la dichiarazione”. Ufficialmente, per motivi procedurali, ma la valenza politica era evidente. Una presa di posizione subito elogiata dai media filogovernativi a Mosca. Un orientamento confermato due giorni dopo da Kotzias a Bruxelles: “La Grecia sta lavorando per ristabilire la pace e la stabilita’ in Ucraina e, allo stesso tempo, evitare fratture tra la Ue e la Russia”, ha detto.

Syriza, il partito di Tsipras, non ha mai nascosto le sue simpatia per Mosca: i suoi eurodeputati, nel 2014, votarono contro l’accordo di associazione Ue-Ucraina. Un ‘asse’ che si basa su rapporti economici del valore di 7 miliardi di euro (nel 2013). Le sanzioni hanno danneggiato l’export degli agricoltori greci per 400 milioni di euro, secondo fonti governative greche. Ma l’interesse greco per la crisi ucraina non è solo motivato da possibili sviluppi economici: ci sono 100.000 greci etnici a Mariupol, città dell’est dell’Ucraina ormai al centro degli scontri tra esercito di Kiev e filorussi.