Cina. Voglia di concubine e molte amanti per i nuovi ricchi post comunisti

di Licinio Germini
Pubblicato il 10 Agosto 2011 - 16:15 OLTRE 6 MESI FA

PECHINO, CINA – Jian (non il suo vero nome), facoltoso costruttore nella ricca metropoli meridionale di Shenzen si era già comprato praticamente tutto quello che un nababbo come lui può desiderare, tra cui una Mercedes, un Rolex d’oro, una costosissima collezione di antiche statue di giada e un appartamento su due piani lussuosamente arredato per moglie e figli.

Gli è quindi sembrato naturale regalarsi un altro ”giocattolo”: una studentessa universitaria di vent’anni le cui effusioni amorose tra una cosa e l’altra gli costano più di 6 mila dollari l’anno. ”Mantenere un’amante è come giocare a golf”, ha dichiarato al New York Times, ”sono entrambi hobby costosi”.

Avendo la Cina abbandonato le sue ristrettezze economiche ed i suoi casti costumi comunisti in favore della ricchezza e delle gratificazioni di una economia di mercato, il boom ha dato vita ad una generazione di nuovi ricchi ardentemente desiderosi di concedersi le stesse conquiste sessuali dei loro antenati imperiali. Perfino il nome cinese per amante, ”ernai”, o seconda moglie, risale alla tradizione poligama di un tempo.

A giudicare dalle imbarazzanti rivelazioni emerse nei mesi recenti, avere un’amante è diventata una cosa comune tra i titani delle corporazioni, tra straccioni diventati ricchi imprenditori e funzionari governativi, questi ultimi in grado di permettersi una o più ”ernai” grazie ai soldi accumulati con la corruzione. Ma queste relazioni, e le loro a volte burrascose rotture, hanno causato un crescente risentimento popolare infiammato da articoli giornalistici o post su internet, prima che li blocchino i censori, riguardo a funzionari moralmente compromessi, amanti esose e mogli vendicative.

A luglio, Xu Maiyong, ex-vice sindaco di Hangzhou, capitale della provincia di Zhe jiang, è stato giustiziato per corruzione e peculato che gli avevano fruttato oltre 30 milioni di dollari. Soprannominandolo ”il ricco Xu”, la stampa cinese riferì che gestiva un harem personale di dozzine di amanti. A febbraio, il ministro delle Ferrovie Liu Zhijun, 58 anni, acconciato dal suo barbiere per nascondere la calvizie, è stato destituito dal suo incarico dopo essersi indebitamente appropriato negli anni di 152 milioni di dollari. Ma dall’Ufficio Centrale per la Propaganda è subito arrivato un avvertimento: ”Ai media è fatto divieto di riferire che Liu aveva 18 amanti”.

A volte queste storie di amori segreti finiscono male. Impressionante è stato il caso di un funzionario nella provincia di Hubei, arrestato a dicembre perchè sospettato di aver strangolato la sua amante – incinta di gemelli procreati da lui – e di averne gettato il corpo in un fiume dopo che la donna gli aveva chiesto di sposarla o darle una ”buonauscita” di 300 mila dollari.

La dilagante tendenza ad avere amanti preoccupa il governo, il cui procuratore generale fece sapere nel 2007 che il 90 per cento dei più importanti funzionari nel Paese rovinati da scandali di corruzione avevano amanti. Nel tentativo di bloccare questa tendenza alcuni governi locali hanno lanciato campagne contro la turpitudine morale e per convincere le donne ad usare mezzi meno carnali per vivere. Tali sforzi sono determinati da quella che molti ritengono sia una crescente crisi morale.

La mania dei ricchi cinesi per le amanti ha addirittura dato vita ad un’industria che attrae giovani donne con la promessa di scorciatoie sessuali verso il successo e la ricchezza. Lo scorso aprile la polizia di Pechino ha chiuso uno di queste ”agenzie-college per concubine” che si vantava di metterle in contatto con facoltosi ammiratori disposti a pagarle 100 mila dollari l’anno.

Ma risolvere i problema non sarà facile, come dice Zheng Beichun, un avvocato di Pechino specializzato nella difesa delle amanti in tribunale, perchè l’elite nazionale, inclusi magistrati, giudici e funzionari governativi, non ha interesse a cambiare le cose. ”Loro stessi hanno una o più amanti, ed è quindi nel loro interesse rendere difficile la difesa giuridica delle amanti”, dice Zheng.

Nel 2006 l’avvocato aveva dato vita ad un sito web che offriva consulenza legale gratuita alle amanti finite in condizioni problematiche. Il sito aveva attratto 600 donne disperate in cerca di aiuto, prima che la polizia lo chiudesse.