Ucraina. Ue teme invasione russa nel sud-est, Barroso diffida Putin

Licinio Germini
Pubblicato il 12 Agosto 2014 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Donetsk bombardata

Donetsk bombardata

RUSSIA, MOSCA – Mosca annuncia che invierà una “missione umanitaria” nel sud-est dell’Ucraina travolto dalla guerra e riaccende così i timori occidentali di un intervento delle truppe russe con la scusa di aiutare la popolazione civile, peraltro davvero duramente colpita dai combattimenti tra le truppe di Kiev e i miliziani filorussi.

Secondo il Cremlino, l’azione russa si svolgerà “in cooperazione con la Croce rossa internazionale”, ma per evitare sgradevoli sorprese il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ha diffidato per telefono lo ‘zar’ russo Vladimir Putin dal mettere in campo azioni militari unilaterali in Ucraina dietro qualsiasi pretesto, incluso quello umanitario.

E lunedi sera, in un colloquio telefonico, il presidente Barack Obama e il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi si sono espressi sulla stessa linea. Ogni intervento “umanitario” in Ucraina, hanno detto, va fatto con il consenso di Kiev. In caso contario Mosca violerebbe le leggi internazionali e provocherebbe ulteriori sanzioni. La denuncia da parte della Nato di circa 20.000 soldati russi ammassati al confine (addirittura 45.000 secondo Kiev) non contribuisce di certo ad allentare la tensione, e il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, non ha esitato a parlare di “un’alta probabilità” che il Cremlino – che Kiev e i suoi alleati occidentali accusano da tempo di armare e sostenere i separatisti – intervenga militarmente in Ucraina.

Da parte sua, la Russia ha comunque precisato di aver trovato un’intesa con Kiev e che la missione si svolgerà “senza scorta militare”. E in ogni caso il presidente ucraino Petro Poroshenko ha precisato che l’azione umanitaria – auspicata dallo stesso capo di Stato – deve essere internazionale, coordinata dalla Croce rossa, e vi parteciperanno “Ue, Russia, Germania e altri partner”, tra cui naturalmente gli Stati Uniti, visto che in una telefonata con Poroshenko il leader della Casa Bianca ha assicurato la partecipazione americana all’iniziativa.

La missione umanitaria cui accenna il presidente ucraino riguarda però – almeno per il momento – solo Lugansk, uno dei principali baluardi dei separatisti, che è sull’orlo di una catastrofe umanitaria perchè in gran parte della città mancano elettricità e acqua corrente, scarseggia il cibo e a causa dei combattimenti l’immondizia si va ammassando sulle strade creando gravi problemi di igiene. Le truppe di Kiev intanto continuano a stringere la morsa su Donetsk, la città più importante del sud-est trasformatasi nella principale roccaforte dei separatisti filorussi. Il portavoce dell’esercito ucraino, Oleksii Dmitrachkivski, sostiene che il centro sia ormai praticamente isolato da Lugansk, e anche il nuovo “premier” dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, non ha potuto nascondere che la città è “circondata”.

Da giorni ormai su Donetsk piovono i proiettili dell’artiglieria ucraina, che mietono vittime anche tra i civili, e lunedi notte è stato colpito per l’ennesima volta un obiettivo non militare: un carcere di “alta sicurezza”. Il bombardamento ha ucciso un detenuto e ne ha feriti altri, ma ha anche fatto scoppiare una rivolta tra i carcerati, 106 dei quali sono evasi: alcuni si sono ripresentati in carcere stamattina, ma di decine si è persa ogni traccia.

La guerra in Ucraina orientale ha già fatto più di 1.500 morti, e il Comune di Donetsk ha annunciato che nel fine settimana hanno perso la vita altri tre civili. Tra le fila dell’esercito ucraino le perdite dall’inizio dell’operazione militare in aprile ammontano invece a 568 uomini, mentre i feriti sono 2.120. Ma ci sono morti anche tra i controversi gruppi paramilitari pro-Kiev, come i battaglioni Donbass e Azov, che tra negli ultimi due giorni hanno perso sei uomini negli scontri a fuoco a Ilovaisk, vicino Donetsk, e naturalmente vittime anche tra i miliziani filorussi. Mentre i civili costretti a lasciare le proprie case sono circa 300.000, e sembrano destinati ad aumentare. Della situazione, alquanto critica, Obama e Poroshenko discuteranno il 4 e il 5 settembre a margine di un vertice Nato a Newport, in Gran Bretagna.