La folle e dissacrante guerra dell’Isis contro la storia dell’umanità

Licinio Germini
Pubblicato il 8 Marzo 2015 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA
Le rovine di Hatra

Le rovine di Hatra

LIBANO, BEIRUT – La distruzione dei resti di Hatra, antica città irachena a 100 chilometri a sud di Mosul, fondata nel III secolo avanti Cristo dalla dinastia dei Seleucidi, è solo l’ultimo scempio compiuto dai jihadisti dell’Isis i quali, prima di cominciare a picconare i resti di questo storico luogo, hanno asportato le monete d’oro e d’argento custodite nel museo locale.  Nella città di Hatra furono girate le prime scene de ‘L’Esorcista’, il film diretto nel 1973 da William Friedkin e tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, che scrisse anche la sceneggiatura.

Appena una settimana fa, sempre in Iraq, l’Isis ha distrutto le vestigia di Nimrud e, un mese fa, c’era stato il saccheggio e la devastazione del museo di Mosul, dove sono custoditi i reperti di Ninive, l’antica capitale dell’impero assiro. Senza contare i roghi di libri prelevati dalle biblioteche e la demolizione di chiese e moschee.

Ma prima ancora della violenza dello Stato islamico, erano stati gli estremisti islamici di Ansar Dine, gruppo attivo nel nord del Mali collegato con al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), a infierire contro il patrimonio culturale di quel Paese africano, attaccando e distruggendo con zappe e picconi gli splendidi mausolei a Timbuctu, la citta’ santa porta del deserto che ospita le tombe dei “333 santi”.

Tre anni fa, Ansar Dine distrusse sette dei sedici mausolei inseriti nella lista Unesco. Quelli di Hatra sono del resto l’ennesimo anello della catena di attacchi condotti nell’ambito della campagna jihadista in nome di una presunta purezza islamica. Una campagna ripresa dai miliziani del Califfato sulle orme dei talebani che nel 2001 fecero saltare in aria le gigantesche statue del Buddha a Bamian, in Afghanistan, tra l’orrore lo sconcerto della comunita’ internazionale. Sono danni irreparabili contro il patrimonio archeologico e la storia dell’Iraq e del mondo.

Non ci sono ancora dettagli sull’estensione dei dannia Nmrud, ma è ovvio che l’Isis continua impunito a sfidare la volontà del mondo e i sentimenti dell’umanità. All’inizio di quest’anno gli uomini di al Baghdadi avevano annunciato l’intenzione di distruggere i reperti archeologici con la motivazione che secondo loro offendevano l’Islam. E il 26 febbraio erano arrivate, con un video di cinque minuti, le immagini della devastazione del museo di Mosul, della distruzione di statue e manufatti.

Nimrud, la biblica Calah, è un sito assiro che si trova a sud di Mosul, seconda città irachena identificata come l’antica Ninive che si trova sotto il controllo dei miliziani dal giugno scorso sulle sponde del Tigri. Nimrud fu fondata dal re Shalmaneser (1274-1245 avanti Cristo) e divenne capitale dell’impero assiro sotto Assurbanipal II (883-859 avanti Cristo) arrivando ad avere 100.000 abitanti.

I primi scavi risalgono al 1845 e proseguirono fino al 1873. Ripresero poi nel 1949 e andarono avanti fino alla metà degli anni ’70 portando alla luce resti del palazzo reale, basamenti, sculture, statue. In eccellente stato di conservazione fu quindi trovata una statua di Assurbanipal II ed enormi sculture alate con la testa di uomo e il corpo di animale oltre ad oggetti di avorio. Ebbe fortuna il cosiddetto “tesoro di Nimrud”, composto da 613 pezzi di gioielli d’oro e pietre preziose “sopravvissute” al saccheggio seguito all’offensiva americana contro Baghdad nel 2003, durante la seconda guerra del Golfo, grazie al fatto di essere conservato nel caveau della Banca centrale della capitale irachena.

Una “deliberata distruzione del patrimonio culturale costituisce un crimine di guerra”. Così il direttore generale dell’Unesco Irina Bokova ha definito l’attacco dell’Isis contro l’antica capitale assira. “Un attentato all’umanità intera”, ha rincarato il ministro dei beni culturali Dario Franceschini. Intanto prosegue la distruzione in maniera sistematica da parte dei jihadisti dello Stato Islamico del patrimonio storico e archeologico dell’umanità in Iraq e Siria, mentre le truppe governative irachene e le milizie filo-iraniane avanzano verso Tikrit grazie anche alla copertura aerea dei raid della Coalizione guidata dagli Usa.

Le autorità di Baghdad hanno denunciato la “distruzione” del sito di Nimrud, a sud-est di Mosul, ‘capitale’ del cosiddetto califfato dell’Isis. Le fonti ufficiali irachene non sono state peròfinora in grado di produrre prove dei danni provocati dalla barbarie jihadista, nè di fornire una stima del livello di distruzione causata dalle “ruspe” dell’Isis. Testimoni locali, citati da media iracheni e stranieri, affermano che la distruzione si è svolta nei giorni scorsi e dicono di aver visto miliziani portar via dal sito numerose “tavolette” e “artefatti”.

L’Isis, che ha già danneggiato statue e antichi oggetti nel museo di Mosul, dato alle fiamme antichi manoscritti e biblioteche, distrutto parte delle mura di Ninive e saccheggiato numerosi siti in Iraq e Siria, rivendica le devastazioni affermando che queste opere sono idoli dell’epoca preislamica e che quindi devono essere distrutti. Dalle autorità della comunità cristiano-siriaca irachena sono giunte forti condanne per un crimine paragonato alle distruzioni inflitte al patrimonio culturale dai Mongoli nel 13/mo secolo d.C. Il Grande Ayatollah Ali Sistani, principale autorità sciita irachena e del Medio Oriente arabo, ha affermato che l’atto dell’Isis contro Nimrud “dimostra barbarie e l’ostilità dei jihadisti contro il popolo iracheno, per il presente e per la sua storia”.

Sul terreno prosegue intanto l’offensiva iracheno-iraniana contro Tikrit, la città a nord di Baghdad controllata dall’Isis. Le milizie sciite filo-iraniane guidate da consiglieri iraniani hanno annunciato di aver conquistato al Dor, la località da cui proveniva Izzat al Duri, ex braccio destro di Saddam Hussein. E si parla anche di un ripiegamento dei jihadisti dalla città di al-Baghdadi. Tikrit è la città natale dei clan che durante l’era di Saddam sono stati al potere in Iraq. E, come roccaforte sunnita della resistenza baathista anti-americana, ha una storia di forte ostilità all’espansione iraniana e sciita nella regione.