Obama in Arabia Saudita per rafforzare i legami con il cruciale alleato

Licinio Germini
Pubblicato il 27 Gennaio 2015 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
Il nuovo re saudita Salman bin Abdullaziz Al Saud

Il nuovo re saudita Salman bin Abdullaziz Al Saud

LIBANO, BEIRUT – Rafforzare quel legame che in passato ha fatto dell’Arabia Saudita il principale alleato degli Stati Uniti nella regione del Golfo. E fare il punto sulla situazione in Yemen e la lotta al terrorismo islamico.

E’ la missione di Barack Obama che, direttamente dall’India, arriva a Riad martedi per rendere omaggio al defunto re Abdullah. Ma soprattutto per incontrare il nuovo sovrano Salman bin Abdullaziz Al Saud e rassicurarlo su un punto: gli Usa continueranno a puntare molto sulla corona saudita.

Nonostante le tante incomprensioni degli ultimi anni con Obama alla Casa Bianca i rapporti tra Washington e Riad si sono certamente raffreddati rispetto ai tempi dell’amministrazione Bush.

Al re Abdullah non erano piaciute nè la decisione degli Usa di non intervenire contro Assad in Siria, nè la determinazione del presidente americano nel voler trovare un storico accordo con l’Iran, acerrimo rivale dell’Arabia Saudita.

Senza contare l’accusa mossa alla Casa Bianca di aver abbandonato Mubarak durante la primavera araba in Egitto. Ma se una delle monarchie più assolute sulla faccia della terra e la più potente democrazia al mondo non hanno alcuna intenzione di allentare il legame che le unisce è perchè troppo forti sono gli interessi che le uniscono: dal petrolio alla lotta al terrorismo.

Obama sa bene che la decisione di Riad di mantenere alta la produzione di greggio sta favorendo quel calo dei prezzi del petrolio determinante per la ripresa dell’economia americana. E vuole assicurarsi che tale trend prosegua.

Mentre sul fronte della guerra all’Isis e ai gruppi legati ad al Qaeda nella Penisola Araba, il presidente americano sa di non potersi permettere di trascurare un alleato che in questi anni ha combattuto ferocemente contro i qaedisti. Senza contare che i sauditi sono tra i principali partner nella coalizione internazionale anti-Isis, partecipando ai raid aerei in Iraq e in Siria contro i militanti del ‘califfo’ al Baghdadi. L’Arabia Saudita è poi ‘vicina di casa’ dello Yemen, dove il rischio di un allentamento della pressione sui gruppi legati ad al Qaeda è reale.

Anche se nelle ultime ore i droni Usa hanno condotto il loro primo attacco dell’anno in terra yemenita uccidendo tre sospetti terroristi. Smentendo così coi fatti la notizia della sospensione di ogni operazione in seguito al golpe di Sanaa, con la presa del potere da parte degli sciiti Houthi.

Quanto all’ antiterrorismo Obama guarda poi con grande attenzione soprattutto al principe Mohamed bin Nayef, 55 anni, che il nuovo re Salman, 79 anni, ha già indicato come erede al trono. E’ lui che da ministro degli interni ha represso con fermezza e durezza il terrorismo di matrice qaedista. Ed e’ lui che rappresenta quella nuova generazione saudita potenzialmente meno ostile ai valori occidentali.

Ecco perchè la visita di Obama a Riad, decisa all’ultimo momento accorciando di un giorno il viaggio in India, era irrinunciabile. Nonostante qualche critica negli Usa, dove inevitabilmente c’è chi parla di due pesi e due misure: il presidente si precipita in Arabia Saudita per la morte di re Abdullah dopo aver snobbato la grande marcia di Parigi per le vittime degli attentati a Charlie Hebdo.

Critiche che hanno costretto la Casa Bianca a difendersi: su due decisioni così opposte hanno pesato soprattutto motivi di sicurezza. Un conto – spiegano – è partecipare ad una grande manifestazione all’aperto, un altro essere ricevuti in un palazzo reale.