Obama precipita in sondaggi, non ha strategia contro i jihadisti

Licinio Germini
Pubblicato il 4 Settembre 2014 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA
Barak Obama

Barak Obama

USA, WASHINGTON -I video shock degli ostaggi americani decapitati lasciano il segno sull’opinione pubblica americana, sempre più preoccupata per quel che accade in Iraq e in Siria. E sempre più scettica sulla reale capacità di Barack Obama di gestire la minaccia jihadista e le tante crisi internazionali.

Gli ultimi sondaggi parlano chiaro e consegnano un presidente americano sempre più in calo di popolarità e criticato non solo dagli avversari politici di sempre, ma anche da moltissimi suoi elettori.

Secondo Gallup, l’approvazione per l’operato complessivo di Obama è oramai scesa al 39%, col 54% dei cittadini Usa che bocciano l’azione del loro Commander in Chief, soprattutto in politica estera. Vedi anche gli scarsi risultati ottenuti dalla Casa Bianca sul fronte della crisi ucraina e su quello della questione mediorientale.

Per l’istituto Rasmussen, il 73% degli intervistati nell’ultima rilevazione si è detto “molto preoccupato” per la mancanza di una chiara strategia dell’amministrazione Obama nel combattere l’esercito dello Stato islamico dell’Isis, considerato oramai la principale minaccia per la sicurezza nazionale.

A pensarla così, secondo l’ultimo sondaggio di Pew Research, è il 67% degli americani, che a seguire indicano tra i maggiori pericoli per gli Usa le tensioni con la Russia, il virus Ebola, i programmi nucleari di Iran e Corea del Nord, il rafforzamento della Cina, i cambiamenti climatici e il conflitto tra israeliani e palestinesi. Mentre Obama in queste ore cerca di scrollarsi di dosso le feroci critiche rivoltegli e di recuperare la sua leadership tra gli alleati della Nato, i dati di Pew Research mostrano come sempre piè americani pensino che il presidente non sia “abbastanza duro” in politica estera e sul fronte della sicurezza nazionale. la vede così il 54% degli intervistati, mentre per il 31% Obama “non fa molto” per risolvere le crisi in corso. E aumenta la fetta di opinione pubblica che chiede un intervento più deciso in Iraq e in Siria, anche inviando truppe sul campo per combattere i militanti del califfato.

Secondo l’istituto Rasmussen si è saliti al 30% dal 12% di dicembre, segno che le atrocità e le brutalità dell’Isis mostrate in diversi video cominciano a fare breccia su una popolazione che – come ha più volte incautamente ripetuto lo stesso Obama – pensava di essere appena uscita da due decenni di guerre. E coloro che si oppongono ai cosiddetti ‘boots on the ground’, alle truppe a terra, sono drasticamente scesi dal 71% della fine del 2013 al 41% di oggi.