Turchia. il ‘sultano’ trionfa, opposizione teme ulteriore deriva islamica

Licinio Germini
Pubblicato il 11 Agosto 2014 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA
Recep Erdogan

Recep Erdogan

TURCHIA, ANKARA – Il premier islamico Recep Tayyip Erdogan, 60 anni, ha messo a segno l’ottavo successo elettorale consecutivo in 12 anni contro l’opposizione laica, forse il più importante, diventando il nuovo capo dello stato turco con un trionfo fin dal fin dal primo turno delle presidenziali.

Subito dopo la vittoria nel tradIzionale ‘discorso dal balcone’ della sede del suo partito islamico Akp, Erdogan ha salutato la vittoria della ‘Nuova Turchia’, e con toni insolitamente concIlianti ha promesso che sara’ il presidente di “tutti” i 77 milioni di turchi, invitando il paese a entrare in una “nuova era” e a “lasciare dietro a se nella Vecchia Turchia la cultura del conflitto”.

Il successo del ‘sultano’ di Ankara, al potere con il partito islamico Akp dal 2002, suscita l’allarme dell’opposizione, che teme una ulteriore deriva islamica e autoritaria per il Paese. Erdogan ha gia’ chiarito che, forte dell’investitura popolare, intende mantenere il controllo del Paese anche nelle sue nuove funzioni. Erdogan ha vinto con il 51,7%, contro il 38,8% al principale candidato dell’opposizione, il conservatore Ekmeleddin Ihsanoglu, appoggiato da sinistra e destra laiche, una mossa non capita da molti elettori socialisti che non lo hanno votato. Il leader curdo Selahattin Demirtas è al 9,5%.

Il trionfo a sorpresa di marzo, nonostante le pesanti accuse di corruzione e autoritarismo mosse al premier, e le previsioni dei sondaggi, che davano Erdogan al 52-57%, hanno visibilmente demoralizzato molti elettori dell’opposizione. Erdogan ha saputo invece galvanizzare il proprio elettorato religioso e conservatore, granitico nell’ appoggio al ‘Grande Uomo’. Il nuovo presidente sostituirà, a fine mese e per cinque anni il compagno di partito Abdullah Gul a Palazzo Cankaya, il Quirinale turco. Il ‘sultano’ ora presidente eletto ha già chiarito di volere restare almeno fino al 2023, l’anno fatidico del centenario della fondazione della repubblica nel 1923 da parte di Mustafa Kemal Ataturk sulle rovine dell’impero ottomano, di cui Erdogan è grande ammiratore.

Potrebbe diventare “presidente a vita” ha scritto il corrispondente di Le Monde. A trainare il nuovo trionfo del ‘sultano’, che si issa accanto al padre della patria Ataturk fra i massimi leader della Turchia moderna, ha contribuito il successo economico degli ultimi dieci anni, il reddito procapite triplicato, la scalata al 17mo posto nell’ economia mondiale. Erdogan ha promesso di fare del Paese entro il 2023 la decima potenza economica del pianeta. Simbolicamente, subito dopo la vittoria, Erdogan si e’ recato a Istanbul a pregare nella moschea di Eyup Sultan, costruita per volere di Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli. In questa moschea i sultani ottomani si proclamavano nuovi signori dell’Impero.

Erdogan arriva alla poltrona più alta dello stato turco con una concentrazione di poteri senza precedenti dai tempi dei sultani. Controlla il parlamento, i grandi mass media, il potere giudiziario, polizia e servizi segreti, domina l’economia. Sara’ “il presidente del popolo”, ha annunciato, e sposterà verso Cankaya poteri presidenziali alla francese, scegliendo come premier un fedelissimo che non gli faccia ombra, forse l’attuale ministro degli esteri Ahmt Davutoglo. Sembra escluso che la guida del partito islamico e del governo possa andare a Gul, che non si limiterebbe ad essere il braccio del presidente.

Il nuovo trionfo di Erdogan interviene in una fase di grandi incertezze per il Paese, con i jihadisti dello Stato islamico (Isis) che dilagano lungo le frontiere meridionali in Siria e Iraq, e minacciano di “liberare” Istanbul. Un boomerang per il ‘sultano’ di Ankara, che l’opposizione ha più volte accusato di giocare con il fuoco aiutando in Siria i gruppi armati jihadisti contro Bashar al Assad e contro i curdi-siriani.