Lorenzo Orsetti, orgoglio e coraggio di un italiano soldato

di Lucio Fero
Pubblicato il 19 Marzo 2019 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA
Lorenzo Orsetti, orgoglio e coraggio di un italiano soldato vero

Lorenzo Orsetti, orgoglio e coraggio di un italiano soldato (foto Ansa)

ROMA – Lorenzo Orsetti è morto, ucciso dai miliziani dell’Isis. Morto in battaglia, mentre combatteva contro l’Isis. Morto di una morte di cui andava orgoglioso quando era ancora in vita, ha lasciato un messaggio in cui si legge: se leggete qui vuol dire che me ne sono andato da questo mondo col sorriso sulle labbra, vuol dire che la mia vita è finita ma è stata degna di essere vissuta. Lorenzo Orsetti usa nel messaggio addirittura il temine “successo”, il successo di una vita cui è stato dato un senso, di una vita compiuta anche se durata solo 33 anni.

Lorenzo Orsetti non era un mercenario. E neanche un ideologo. E neanche un estremista di qualche ideologia. E neanche un esteta dell’azione. Era, è stato un uomo che lavorava. Come tanti. Viveva come tanti, come tutti. La differenza sta nell’aver deciso di essere un soldato. Soldato contro l’Isis. Lorenzo Orsetti ha preso i fatti e le parole sul serio. Da una parte del mondo, in più parti del mondo un esercito in guerra contro la libertà di culto, religione, parola, pensiero. Un esercito che predica e pratica la sub umanità delle donne e degli infedeli, un esercito che marcia e uccide per pulire e purificare il mondo da quello che noi chiamiamo civiltà.

Lorenzo Orsetti ha preso sul serio ciò che diciamo dell’Isis, ciò che è l’Isis e che saranno le successive incarnazioni dell’Isis. E quindi, con una coerenza che ci sgomenta e ci appare aliena nella sua radicalità, Lorenzo Orsetti si è fatto soldato di un altro esercito, l’esercito che combatte l’Isis. Non a parole, ma con le armi. Esercito volontario, esercito internazionale. Come 80 fa qualcuno andò in Spagna, un anno e mezzo fa Lorenzo Orsetti è andato in Siria a fianco dei curdi, la fanteria anti Isis.

Soldato che ha combattuto con orgoglio e coraggio. Soldato di una guerra giusta se mai ce n’è una di giusta. Che la terra gli sia lieve e che qualcuno nella sua patria d’origine conservi la rispettosa memoria di un uomo che ha combattuto ed è morto niente meno perché ha preso sul serio il mondo e voleva raddrizzare il legno storto della storia. Per i più un pazzo che si è sacrificato per cose da matti. Per pochi non un eroe, semplicemente un italiano raro, meritevole di un raro rispetto.