Emergenza agenzie di stampa, pilastro bucato della notizia

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 15:35 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Non si parla di corda in casa dell’impiccato né di corna nel salotto del tradito, eppure violiamo la regola di bon ton e convivenza di gruppo per dire che c’è una emergenza agenzie di informazione che rischiano di diventare il pilastro bucato della notizia. Al solo dirlo si fa la figura dell’anziano che cantilena come ai suoi tempi i treni arrivassero in orario e i giovani avessero rispetto. E si assume il ruolo del saccente internamente imbeccato da chissà quale frustrazione, quale non si sa ma di sicuro frustrazione. Non si dice, non si deve dire. Ma si vede, eccome se si vede. In sole 24 ore due esempi, il primo clamoroso, il secondo più coperto ma altrettanto significativo.

Di fronte ai cronisti il ministro Elsa Fornero dice: “Se nella trattativa dicono no e sempre no, non è che poi arriva una paccata di miliardi…”. Lo dice conversando, non “dichiarando”, è linguaggio parlato, non scritto. Significa con tutta evidenza che il governo non ha intenzione di “comprare” con molti miliardi un sì dei sindacati e delle parti sociali, significa che il governo non offre spazio e spago, non si presta ad una strategia della trattativa che prevede, contempla, sconta e paga successivi “rilanci” sulla richiesta dei soldi. Qualunque giudizio si voglia dare su questa posizione del governo, questo ha detto il ministro Fornero e non altro.

Ma per saperlo bisogna avere la pazienza, la voglia e l’opportunità di ascoltare il ministro in solitaria e dal vero, bisogna incappare nel filmato e nella registrazione del ministro che parla. Altrimenti e per tutte le ore precedenti e anche nei giorni che seguono risulta che il ministro abbia detto: “Se non c’è il sì dei sindacati, allora niente paccata di miliardi”. Non è la stessa cosa, anzi sono due cose diverse. Nella realtà il rifiuto di una strategia, l’avvertimento che il governo non seguirà i “rilanci”. Nella comunicazione di massa uno sbrigativo aut-aut ai limiti del ricatto da cui discendono i titoli: “La Fornero attacca i sindacati”. Della comunicazione di massa le agenzie di informazione sono le porte e i portieri, sono loro che decidono chi e cosa entra nel flusso e nella rete delle notizie. Ed è una porta a senso unico, se le agenzie hanno immesso in rete un governo iracondo che attacca e ricatta, nessuna controprova, nessun filmato potrà far uscire dalla rete questa realtà artificiosa. Anche se è stata mal compresa, non conta, la realtà “reale” è quella dei dispacci delle agenzie di informazione.

Per dirla complicata si chiama “reificazione”, cioè il processo attraverso il quale si diventa “res”, cioè “cosa”, indipendentemente dalla fattualità e consistenza empirica dell’accaduto. Una volta che il “take” d’agenzia appare come testo su un computer quel composto di righe, sillabe e vocali diventa “cosa” e nulla lo smuove da questa condizione acquisita.

Secondo esempio: un sottosegretario dalla voce impastata di tosse farfuglia del “danno” alle banche qualora il conto corrente gratis venisse concesso ai pensionati qualunque sia il loro reddito. Dalle porte della comunicazione di massa passa e viene immesso un governo che si rimangia il conto corrente gratis a tutti in  pensionati e si oppone tout court al “danno alle banche”.

Gli uomini e le donne, i giornalisti delle agenzie di stampa lavorano in fretta e sotto pressione. Vengono allevati e addestrati a cercare, scovare la frase che “fa titolo”. Spesso al loro referente in redazione null’altro interessa. Si chiede loro semplicità e tempestività. Entrambi ingredienti essenziali del mestiere. Ma poiché sono la porta e i portieri della comunicazione di massa, chi è addetto a questa delicata funzione dovrebbe aggiungere altro criterio: quello della plausibilità. Domandarsi un attimo come i due miliardi e mezzo di cui finora l’informazione e il governo hanno parlato e scritto possano essere diventati una “paccata”.

Un dubbio, una riflessione, un pensiero che aprano la strada a comprendere quel che davvero la Fornero ha detto. Un governo che pochi giorni fa si è detto favorevole al conto corrente gratuito per i pensionati che si rimangia la parola incurante del danno di immagine e del tracollo di consenso. Possibile, plausibile? Fermarsi un secondo, fungere davvero da mass-media, cioè da organo intermedio che comprende la realtà e poi la divulga. Dovrebbe essere nel mansionario e non lo è. Per la fretta, per la scomunica del criterio di plausibilità, perché il mondo così va e cosa ci puoi fare…Tutte cose vere e comprensibili. Ma è ora di dominarle.

Scrive in prima pagina Il Sole 24 Ore che per la carta stampata si è scritto troppo in fretta epitaffio e “coccodrillo”. Come accadde a Mark Twain, ricorda il quotidiano, la carta stampata può dire “La notizia della mia morte è fortemente esagerata”. Infatti il Sole 24 ore riporta un dato: ogni giorno i giornali di carta raggiungono due miliardi e trecento milioni di persone mentre il numero di connessioni internet si ferma a un miliardo e novecento, nel mondo si leggono più giornali cartacei di quanti siano gli utenti totali della rete”. Bene, ma se la carta stampata, almeno lei, non applica e adotta il criterio della plausibilità nella diffusione delle notizie, allora la notizia della sua morte, fortemente esagerata, è solo prematura.

Per ora l’unico antidoto alla “reificazione” di una frase o di una circostanza complessa e mal compresa è una sorta di “santommasismo” alla portata di pochissimi: andare a verificare di persona. Le agenzie di informazione sono lì per evitare ai cittadini questa fatica e per consentire alla pluralità e massa dei cittadini di farsi opinione pubblica con cognizione di causa. Se abdicano a questa funzione per fretta o logiche interne di produzione semplificate fino al semplicismo è alla loro portata recuperare e correggere. Altrimenti non resterebbe che la disperata ipotesi che tutto derivi dal fatto che poiché solo un italiano su quattro comprende l’italiano e in italiano sa esprimersi, perché meravigliarsi se tale percentuale tra i giornalisti non è significativamente più alta.