Tsipras: non ti pago. Bce non ti dò altri soldi. Greci rischiano banche chiuse

di Lucio Fero
Pubblicato il 5 Febbraio 2015 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA
Tsipras: non ti pago. Bce non ti dò altri soldi. Greci rischiano banche chiuse

Tsipras (LaPresse)

ROMA – La Bce dà sei giorni alla Grecia ha sintetizzato su la Repubblica Federico Fubini. Sei giorni oggi compreso, fino a 11 febbraio 2015, data in cui Bce appunto non accetterà più in garanzia i titoli di Stato di Atene. Garanzia di cosa? Dei prestiti che la Grecia, anche la Grecia di Tsipras, si aspetta siano rinnovati. La gran parte dei giornali e delle televisioni hanno titolato “Schiaffo Bce a Tsipras”. Poi, dopo lo “schiaffo”, la secchiata d’acqua gelata fornita da Schaeuble a raffreddare ardori dei neo governanti greci: “Atene deve lavorare con la Troika, siamo d’accordo nell’essere in disaccordo, alcune misure annunciate da Atene non vanno nella direzione giusta, possiamo dare più tempo ma le cause del problema-debito vanno rimosse” ha detto Wolfgang Schaeuble ministro delle finanze tedesco in faccia a Vanoufakis omologo greco .

Ma in realtà nessuno ha schiaffeggiato nessuno e nessun ultimatum a sei giorni è stato lanciato e nessuna improvvida gelata è stata scaricata sulle speranze greche . E’ solo successo, drammaticamente successo, che Mario Draghi e Alexis Tsipras ei governi e governanti di tutta Europa hanno entrambi e tutti impattato con il mondo reale, la realtà delle cose. E tutti i mezzi di informazione, magari anche le pubbliche opinioni,  si sono sorpresi e stupiti dell’ovvio.

Nel caso in specie l’ovvio è che se tu annunci il “non ti pago”, inevitabilmente ti verrà risposto con un “bene, ma altri soldi non te ne presto'”. Tsipras e Varoufakis hanno annunciato in campagna elettorale e poi dopo la vittoria elettorale che la Grecia da loro governata non intende pagare il debito di Stato greco. Poi hanno precisato: non intendiamo pagarlo nei modi, tempi e cifre stabilite prima del nostro governo. Poi hanno proposto: i debiti con la Bce li paghiamo con “obbligazioni perpetue”, cioè non restituendo mai il capitale ma pagando solo “cedole”. Cedole, interessi sul debito, sui prestiti ottenuti legati però all’andamento futuro del Pil greco. Se la Grecia va bene, paga. Se va male, non paga. Gli è stato risposto con toni diversi ma identica sostanza sia da Hollande che da Merkel e/o Renzi: sui tempi e sui modi del ripagare il debito si può discutere, sui tagli del debito greco, sul “non pago” proprio no. D’accordo su questo anche Spagna, Olanda, Austria e tutta l’Unione Europea.

Si tratta, si sta trattando. O meglio si stanno mettendo i “paletti”, si sta definendo il confine, la natura delle cose di cui si può trattare. Primo: rispettare, tenere conto della volontà elettorale di un paese membro dell’Unione. La Grecia ha votato per ridiscutere tutto, si ridiscuta. La Grecia non vuole più la Troika, sparisca la Troika. Dall’altra parte però il voto di dieci milioni di greci non può decidere e scegliere come  fosse il voto di trecento milioni di europei. La volontà popolare fino a prova contraria non è solo quella greca. Quindi se i greci rifiutano il debito, gioco forza devono sapere che rifiutano anche i prestiti.

Bce e Mario Draghi non potevano fare altro, non c’ è stata nessuna volontà di dare “schiaffo”. Bce esiste sulla base di regole che servono a garantire tutti i contribuenti, elettori e cittadini europei, non solo quelli greci. Una di queste regole è che Bce non può prestare senza garanzie. E i titoli di Stato greci oggi non sono garanzie accettabili da una Banca centrale che tutela anche i contribuenti tedeschi, francesi, spagnoli, italiani…Lo erano fino a ieri accettati in garanzia quei titoli greci da Bce, non perché ieri fossero garanzie e oggi no. Erano accettati anche se “titoli spazzatura” perché la Grecia in garanzia dava impegni di governo relativi al bilancio. Ora il governo greco di questi impegni non ne vuol dare più. Quindi, fino a che la Grecia non vorrà dare garanzie, magari altre da quelle di prima ma pur sempre garanzie, Bce non è che non vuole prestare soldi alla Grecia. E’ che proprio non può. Lo facesse sarebbe fuori regola, cioè lo farebbe a danno del contribuente/cittadino/elettore italiano, spagnolo, francese, tedesco…Draghi proprio non può prestarli quei soldi avendo in garanzia nessuna garanzia, Bce è una banca, non un governo.

Quindi Draghi ha detto alla coppia Tsipras/Varoufakis: se i governi di Europa vogliono finanziarvi senza garanzie questa è appunto scelta dei governi, non può essere della Bce. Bce che peraltro non chiude ogni accesso di liquidità alla Grecia, le banche greche potranno avere liquidità tramite la Banca centrale greca ad un tasso di 1,5%. Tasso che copre almeno un po’ il rischio insito nell’inesistenza di garanzie. Insomma Bce non è che abbia chiuso il tubo dell’ossigeno al sistema creditizio greco. Ha annunciato che smette di fornire ossigeno gratis a chi ha annunciato che non ha intenzione di pagare le fatture dell’ossigeno già acquistato e non pagato.

Dal punto di vista economico ineccepibile. Ineccepibile secondo i criteri di una sana e corretta gestione. Ineccepibile: Bce non può dare i soldi di tutti gli europei a un gruppo di europei che annuncia che non pagherà i debiti già fatti. Non per questo Tsipras è sconfitto o ha perso la partita. A meno che non sia clamorosamente e incredibilmente ingenuo, a meno che non sia clamorosamente e incredibilmente irresponsabile, il vincitore e premier greco non poteva pensare che davvero gli “abbonassero” il debito e gli dessero il via libera per usare tutti i soldi del “non ti pago Europa” per nuova spesa pubblica interna. Tsipras sta ancora giocando una partita politica, ha ancora carte in mano. Almeno due: il danno che verrebbe a tedeschi, spagnoli, italiani, francesi…da un fallimento/default greco e dalla uscita della Grecia dall’euro. E la seconda carta è garantire all’Europa che dovesse ricominciare a prestare che non solo si paga più lenti ma si cambiano i connotati di un paese corporativo, improduttivo e clientelare e che tale è rimasto anche se ha votato Syriza.

Greci che adesso rischiano le  banche chiuse. Già prima delle elezioni, già da dicembre dai depositi delle banche greche sono partiti miliardi verso l’estero. Erano i ricchi e i benestanti che trasferivano fondi. Ora, di fronte alla possibilità di banche greche senza liquidi anche i piccoli e medi correntisti cominciano a ritirare, asciugare i conti correnti. Speriamo qualcosa li rassicuri e li fermi in tempo. Un qualcosa che non può essere il ripristino delle leggi della Troika come se le elezioni non ci fossero state ma che nemmeno può essere il programma elettorale di Syriza e le promesse di governo di Tsipras come se il mondo reale non esistesse o fosse una bugia dei “cattivi”.