Anti Italicum con tre obiettivi: preferenze, coalizione e…Renzi

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Aprile 2015 - 14:12 OLTRE 6 MESI FA
Anti Italicum con tre obiettivi: preferenze, coalizione e...Renzi

Le votazioni dell’Italicum al Senato (foto Ansa)

ROMA – Gli anti Italicum hanno tre obiettivi, tre traguardi da raggiungere, tre trofei politici di cui farebbero gioiosa mostra e pieno vanto se potessero coglierli. Sono, non necessariamente nell’ordine, le preferenze (il voto di preferenza quanto più esteso possibile nelle elezioni politiche), il premio di coalizione (più seggi parlamentari alla coalizione vincente e non al partito vincente) e…Matteo Renzi. Da far sloggiare da Palazzo Chigi, ovviamente.

Dei tre obiettivi il terzo, Matteo Renzi non più presidente del Consiglio e il suo governo a casa, è il colpo grosso. Ma è anche l’obiettivo più chiaro e meno truccato, artefatto. Ed è, provocare o no la crisi del governo Renzi, la cosa sulla quale più libere sono e devono essere le opinioni. Non vi è nulla, proprio nulla di discutibile nel volere la fine del governo Renzi se lo si considera inefficiente o addirittura dannoso. Dunque dei tre il Renzi basta è l’obiettivo più ovvio, naturale, normale, genuino.

Gli altri due obiettivi invece, voto di preferenza e premio di coalizione, sono il concentrato, il succo, il distillato, l’essenza sperimentata del peggio che possa venire dalla politica e da una legge elettorale. Preferenze e premio di coalizione, cioè clientela come base del patto sociale ed elettorale e spartizione delle risorse come asse e funzione del governo. A questo e non ad altro servono il voto di preferenza e il premio alla coalizione.

Delle preferenze è difficile dire più di quanto non abbiano detto la storia politica e la cronaca politico/criminale degli ultimi decenni italiani. Intorno al voto di preferenza si organizza la politica di scambio e il voto di preferenza è la culla e la mangiatoia della clientela. E dello spreco di denaro pubblico. Non solo, il voto di preferenza premia sempre il peggio, anzi i peggiori della politica. E’ quasi regola che i più votati siano alla prova dei fatti i più corrotti o corruttibili.

Il premio in seggi parlamentari alla coalizione invece che al partito più votato (con annessa la possibilità di apparentamento di lista al secondo turno) significano l’obbligo e la convenienza per i partiti a mettere insieme ciò che insieme non sta, a fare patti e scambi elettorali e alleanze e coalizioni solo per far numero. Poi, passate le elezioni, la coalizione si sfascia o peggio resta in piedi travestita da governo ma funzionante sulla base dell’unico collante: la spartizione di risorse pubbliche come premio, anzi bottino di coalizione. Governi figli di coalizioni elettorali immobili quanto a interessi generali della collettività e attivissimi invece nella lottizzazione del potere e del denaro pubblico. E’ stato così per le coalizioni elettorali di sinistra che fecero cadere i governi Prodi dopo avergli impedito o quasi di governare. E’ stato così per le coalizioni alla base gei grandi successi elettorali e dei mini governi Berlusconi.

Voto di preferenza, cioè clientela e voto di scambio. E premio di coalizione, cioè ingovernabilità e spartizione. Perché questi due obiettivi siano cercati come fossero il santo graal della democrazia dai Bersani, Cuperlo, D’Alema, D’Attorre, Fassina, Bindi…non si spiega. O meglio non si spiegherebbe. Si spiega con il terzo obiettivo: far fuori Renzi. E con la vecchia massima del fine che giustifica i mezzi, ogni mezzo. La verità, che l’obiettivo sia Renzi e il resto sia solo strumento per toglierselo dalla scatole, gli oppositori interni al Pd non lo dicono, eppur gli scappa.

Gli altri, i Brunetta, i Salvini, i Grillo, le Meloni con cui i Bersani, Fassina, Bindi, D’Alema, Cuperlo, Civati dovranno fare alleanza per far fuori l’Italicum e Renzi, fanno il loro mestiere, o almeno il mestiere che in Italia fanno le opposizioni. Mestiere di sfasciare quel che fa il governo. Lo fanno tutte le opposizioni, a turno, contro ogni governo. Ma quello dei Bersani, Fassina, Civati, Cuperlo, D’Alema è oggi altro mestiere: raccontarci che preferenze e premio di coalizione, il peggio della politica, sono della democrazia balsamo e ossigeno. Mestiere da imbonitori, da venditori di balle. Ma certo per la “giusta causa” e cioè fermare la “democratura” la mezza democrazia e mezza dittatura che attribuiscono a Matteo Renzi. Anche con le bugie, anche con il peggio della politica?