Grillo ha vinto, la prima mossa: il “buon riposo” a Napolitano

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Maggio 2012 - 16:19 OLTRE 6 MESI FA

Beppe Grillo (Lapresse)

ROMA – C’è voluto un po’ di tempo a tutti per afferrare il senso delle dichiarazioni politiche di giornata, un po’ tutti hanno avuto i riflessi lenti perché tutto muta in fretta e ci vuole tanta velocità per prendere le misure esatte dei nuovi protagonisti. Così per qualche ora si è registrato sì doverosamente nelle cronache il detto e il mandato a dire intercorso tra i due, ma non si è fatto il 2 più 2 della cronaca politica e cioè che il vincitore indiscusso delle elezioni amministrative di maggio come suo primo atto ha già scritto, pubblicato e spedito la lettera di “benservito” al capo dello Stato. Beppe Grillo, ovviamente via blog, ha detto a Giorgio Napolitano: preparati al “meritato riposo”. Riposo politico ovviamente che il leader del Movimento Cinque stelle, 10 per cento più o meno di consensi appena raccolti, indica al presidente della Repubblica come tutto quello che gli resta da fare.

A onor del vero aveva cominciato al mattino Giorgio Napolitano dichiarando, anzi rispondendo a giornalistica domanda sul “boom” elettorale dei grillini. Risposta molto formale e un po’ avara, con qualche sapore di acido: “Non vedo boom, l’ultimo fu quello degli anni sessanta”. Formalmente impeccabile perché 10 per cento non è boom, sostanzialmente mal masticata perché è evidente che Napolitano abbia mal digerito quel 10 per cento. Anzi è ovvio e normale, ma non doveva mostrarlo e non per galateo ma per “istituzione”. Quindi la prima parte della risposta di Grillo che arriva nel pomeriggio è comprensibile e ineccepibile: “Sono rimasto a bocca aperta, le mascelle mi fanno ancora male…”. Così Grillo racconta il suo stupore di fronte alla reticenza presidenziale sulla vittoria elettorale di Grillo e della sua lista.

Poi Grillo decide di passare dal vincere allo stravincere: “L’anno prossimo Napolitano potrà godersi il meritato riposo”. E fin qui c’è solo anche se inusuale “insolenza istituzionale”: ricordare pubblicamente a un capo di Stato la sua prossima “scadenza” ha da sempre e dovunque il significato di non riconoscere più autorevolezza e autorità, se non proprio legittimità, delle sue azioni. Ma ancora fin qui…Il di più viene dopo, quando Grillo annuncia: “Il prossimo capo dello Stato non sarà una emanazione dei partiti, come la Bonino, o delle banche come Rigor Montis…i giochi per il Quirinale sono in corso da tempo, si sono già venduti la pelle degli italiani”. E’ un di più che è un parecchio di più. Il vincitore delle elezioni amministrative che al mattino ha dato a tutti appuntamento alle prossime politiche con un chiaro “Ci vediamo in Parlamento”, al pomeriggio fa sapere che il prossimo capo dello Stato non sarà “emanazione dei partiti”. Grillo sa che il presidente della Repubblica lo elegge il Parlamento, quel Parlamento dove si prepara ad entrare, dove lui stesso fissa appuntamento. Quindi Grillo pensa di ottenere alle prossime politiche tanti deputati e senatori da poter decidere chi va al Quirinale agendo da forza politica tra le forze politiche. Ma subito dopo aggiunge: “si sono venduti la pelle degli italiani sul Quirinale” disegnando indegno mercato di ambizioni e cariche a danno dei cittadini. Ma perché ogni nuova forza politica, appena vince e conta qualcosa, deve gridare che se ne frega delle regole costituzionali e che queste sono buone solo se sotto tutela e controllo del vincitore e cattive se le applicano gli altri?