Berlusconi in cinque maschere: eterno, unico, azzeccagarbugli…

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Ottobre 2011 - 14:27 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi durante il discorso alla Camera (Lapresse)

ROMA – Di Berlusconi in soli 23 minuti filati e senza interruzione se ne son visti ben cinque, cinque versioni e modelli di premier avvicendatisi in un solo discorso alla Camera. Il primo in ordine di apparizione è il Berlusconi-Azzeccagarbugli.

Azzeccagarbugli di necessità, doveva interpretare questa parte e altro non poteva fare. Partito con una mentina in bocca e un sorriso il primo Berlusconi della giornata ha spiegato che quella bocciata all’articolo 1 era sì una legge, ma una legge “formale”. Insomma solo dei numeri, il famoso Rendiconto di Bilancio, numeri redatti dai ragionieri dello Stato e su cui il Parlamento doveva mettere “copertura politica”. Non ce l’ha messa la prima volta il Parlamento questa “copertura”, infatti il governo è andato sotto, ce la metterà la prossima volta. Insomma poco più che “una perdita di tempo” come il premier concluderà alla fine.

Non ha proprio detto così ma in sostanza e senza forzare i suoi pensieri e parole Berlusconi ha ridotto l’accaduto ad una assemblea di condominio che non ha ratificato la tabella, il tabulato delle spese e entrate dell’anno precedente: non si scioglie certo un condominio per questo. Infatti non si fa, la tabella va approvata comunque, è “atto dovuto”. Di solito però quando accade l’amministratore del condominio offre le sue dimissioni, salvo essere riconfermato. Succede così nei “condominii” chiamati Parlamenti dell’emisfero occidentale, ma Berlusconi ha sorvolato, ignorato, per “non perdere tempo”.

Il secondo Berlusconi è stato quello classico, lo stesso di sempre. “I governi li fanno gli elettori e non la Casta…Non c’è alternativa a questo governo e a questo presidente del Consiglio…Io sono qui con la mia maggioranza…Passo indietro mai e oggi meno che mai…O me o le elezioni”. Insomma il classico Berlusconi eterno e indispensabile qualunque cosa accada e a prescindere da quel che accade.

Il terzo Berlusconi è stato quello sprezzante e inquietante nella sua sprezzante ironia. “L’opposizione è divisa, dispersa, anzi sparita”. Frase pronunciata con accento di compiacimento. Frase pronunciata a sferzare i parlamentari dell’opposizione che non erano per protesta in aula a Montecitorio. Nei “condominii” chiamati Parlamenti in Occidente se l’aula è vuota per metà, se l’opposizione la diserta per protesta, il capo del governo esordisce rammaricandosi per la scelta sbagliata dell’opposizione, non ci sorride sopra. Non intona un peggio per voi, invita a tornare in aula e spiega e argomenta perché le opposizioni hanno sbagliato. Ma Berlusconi non aveva “tempo” e voglia per simili sottigliezze. La cultura delle istituzioni come patrimonio collettivo non gli appartiene, lo ha comunicato d’istinto, di pancia e di testa.

Il quarto Berlusconi è stato quello del premier vittima. “I patiboli di carta…la congiura giudiziaria-mediatica…il partito degli sfascisti”.

Il quinto Berlusconi è stato quello programmatico. Farà ricomparire la crescita economica, riformerà il fisco, abbatterà l’evasione fiscale, sconfiggerà “il partito europeo del pessimismo”. Come non ha avuto il tempo e la voglia di dirlo. Il miglior commento agli ultimi cinque minuti del premier a Montecitorio sono stati i cinque sbadigli in sequenza di Umberto Bossi che gli sedeva a fianco.

Cinque Berlusconi allineati in sequenza in soli 23 minuti. C’è chi li interpreta e legge come i cinque attori, le cinque maschere di un premier che ha deciso di “tirare Natale”, di arrivare a gennaio e poi farla lui la crisi di governo per andare a votare a primavera 2012 con questa legge elettorale che due volte gli conviene perché tiene avvinto Bossi al super premio di maggioranza e perché consente al Capo di nominare gli eletti. Forse e forse no. Berlusconi ha molte forme, non solo le ultime cinque. Uomo e politico proteiforme ma in fondo ad una dimensione: non dimettersi mai, non arretrare mai, restare inchiodato con ogni argomento, alleato, trovata ed espediente. Forse la sola e vera strategia è solo questa: tra i tanti Berlusconi il Berlusconi Machiavelli o il Berlusconi Churchill non ci sono. Al Berlusconi vero è sempre mancato il tempo e la voglia di impersonarli. Venerdì 14 ottobre probabilmente si porta a casa la 53° fiducia. Poi al prossimo “incidente” andrà in scena semmai il Berlusconi offeso, fino a che la crisi, dell’economia e del paese e non della maggioranza, non lo separi da Palazzo Chigi.