Berlusconi: “Cara Europa ti scrivo…” che la corda Italia si spezza

di Lucio Fero
Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 17:12| Aggiornato il 26 Ottobre 2011 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – “Cara Europa, ti scrivo…” che la corda Italia si spezza. Firmato Silvio Berlusconi. Una lettera del premier italiano all’Unione Europea. A Roma la stanno scrivendo: non è proprio piena di “cifre, fatti e date” come aveva chiesto la Commissione Europea. E’ ricca invece di buone intenzioni, di qualche misura di risparmio e di qualche accenno di riforma, quel che il governo italiano può offrire senza cadere, senza finire in crisi e dimissioni. I capi di governo europei ne prenderanno formalmente atto mercoledì alle 18, quando è fissato l’appuntamento per il vertice. Di fatto una leggera dilazione per aspettare l’Italia e per prendere un soffio di tempo per decidere se accontentarsi: la riunione dell’Ecofin è saltata proprio per aspettare l’Italia.

Nella lettera non è scritto nero su bianco ma si legge lo stesso con chiarezza: preferite un’Italia che si impegna a metà o anche meno di quel che chiedete, preferite far buon viso a cattivo gioco, oppure preferite un’Italia che non prende nessun impegno, un’Italia senza governo, in crisi di governo, che va ad elezioni anticipate e che per mesi non decide nulla? Qual è secondo voi il rischio maggiore per l’euro, le vostre banche, i vostri soldi, i vostri elettori? E, cari europei, Merkel e Sarkozy in testa, se sperate in un governo tecnico a Roma, in un governo Monti al posto di quello di Berlusconi, toglietevelo dalla testa perché non lo faremo passare. Quindi accontentatevi di un’Italia che mantiene in vita, unica in Europa, le pensioni di anzianità ma che manda in pensione la sua gente un po’ più tardi di prima. E accontentavi delle misure “per la crescita”, cioè di agevolazioni fiscali e normative. Perché la grande riforma del fisco che trova nuove risorse non più per finanziare la spesa ma per tagliare le aliquote, questa riforma oggi si può promettere ma non fare. E scordatevi si possa modificare il mercato del lavoro. Se non vi basta, aspettate le elezioni italiane, il nuovo governo e incrociate le dita nello scongiuro che il governo che verrà possa darvi di più. Sicuri che qualcuno possa darvi di più dopo una campagna elettorale in cui tutti, più o meno, respingeranno il “diktat europeo” e nessuno potrà schierarsi a prendere voti sulla linea e sulla base delle vostre richieste?

Fatevi bene i conti cari europei: i mercati potrebbero punirci se ci tuffiamo nella crisi e nelle elezioni. Ma sareste anche voi a pagare il conto perché, come sapete, siamo troppo grandi per fallire e per non cadervi addosso se cadiamo. Dunque accontentavi con quel po’ di “cifre, fatti e date” che in questa lettera trovate scritti e che abbiamo messo insieme. Pensate il nostro sia un bluff? Non sapete di cosa siamo capaci. Cordiali saluti dal bunker di Palazzo Chigi.