Gruppone sullo scivolo anti euro: Berlusconi, Grillo, Di Pietro, Maroni, Ferrero

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Giugno 2012 - 14:14 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ l’otto settembre del 1943 in Italia, ma nessun italiano, tranne il re e la corte che sono scappati via da Roma, ancora lo sa. Nessun italiano sa che è “otto settembre” e cioè che l’Italia si è arresa, ha firmato l’armistizio, vuole uscire dalla guerra contro gli anglo-americani e dall’alleanza con Hitler. Non lo sanno neanche i soldati di una compagnia-comando che sta uscendo dalla caserma alla periferia della capitale e dirigendosi verso una batteria costiera. Li guida un tenente che come ultimo ordine ha ricevuto il fonogramma che invita la truppa a cantare durante la marcia. E il tenente ligio all’ordine canta e fa cantare “Mamma, ritorno ancor nella casetta…”. A passo di marcia cadenzato e pure addolcito dal canto, la truppa arriva a poca distanza dalle casematte della batteria costiera dove sono i soldati italiani cui deve dare il cambio. Però ad accoglierli c’è una raffica di mitragliatrice e intorno alle casematte ci sono i soldati tedeschi che le stanno assediando. Il tenente ordina il tutti a terra, la compagnia-comando cerca un riparo, il tenente raggiunge un telefono pubblico e comunica ai suoi superiori, all’ultimo dei suoi superiori ancora rimasto in caserma che pure sta fuggendo: “E’ accaduta una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani”. Il tenente è Alberto Sordi, il film è Tutti a casa, la sequenza è tanto paradossale quanto vicinissima al vero: non si erano alleati i tedeschi con gli americani ovviamente, ma il mondo in cui fino al giorno prima avevano vissuto il tenente, l’esercito italiano, l’Italia tutta, si era rovesciato. Talmente rovesciato che nulla stava più al suo posto e ciascuno si trovava e sempre più si sarebbe trovato nei giorni e nei mesi successivi all’otto settembre del 1943 ad essere al fianco o ad essere contro chi mai avrebbe pensato di avere come amico e nemico.

Quando il mondo si rovescia si formano vicinanze e alleanza impensate fino ad un attimo prima. Ed anche quando il mondo di si inclina. Settanta anni dopo non c’è la guerra, non c’è l’otto settembre italiano, non c’è l’Italia che va a testa in giù. Però c’è un paese che scivola, slitta, inciampa. Un paese inclinato e tale è appunto la “inclinazione” che ritrovi in un solo e comune angolo tutti insieme ammucchiati più che allineati niente meno che…Niente meno che Silvio Berlusconi verace e “al naturale”. E Antonio Di Pietro portato dall’asse inclinato sullo stesso angolo. E Roberto Maroni che anche lui lì arriva. E Paolo Ferrero. E Beppe Grillo. E Daniela Santanchè. Tutti in quell’angolo: l’ex premier del centro destra, l’avversario numero uno giustizialista dell’ex premier, il comunista di quel che resta di Rifondazione, la grande novità elettorale e l’oppositore più di successo che c’è. E anche la “Crudelia de Mond” della destra tosta e pura, la Santanchè che nella sua ultima intervista intima alla Merkel: “Deve capire, altrimenti vada via lei dall’Europa”.

Son gente diversa, molto diversa tra loro, eppure il piano inclinato li rovescia e sospinge tutti nello stesso angolo. E’ come una forza di gravità. Se sei sempre e comunque contro le tasse, se sei sempre e comunque per la spesa pubblica, lì finisci: nell’angolo dell’anti euro ed Europa no grazie. Di fatto o di chiacchiera, di teoria o di slogan, di ragione o sentimento, l’angolo e l’inclinazione sono quelli: no euro, no Europa. Stampare euro tricolori e così annullare l’euro ha detto Berlusconi, poi ha detto che scherzava…Puntare su un euro del Sud e anche magari uscirne ha detto Beppe Grillo e non scherzava per niente. E contro l’euro e le sue regole è la sinistra antagonista e comunista. E contro l’euro di fatto anche se non in teoria Di Pietro ha piazzato l’Idv. La lega poi, sia quella di prima che quella di oggi, euro ed europa li ha sempre guardati con fastidio e sospetto. No, non è che Grillo e Berlusconi, Maroni e Ferrero, Di Pietro e la Santanché si sono alleati. Non commettiamo lo stesso errore del tenente disorientato in quel mattino del settembre 1943. Disorientato e confuso, leggeva male quel che vedeva, ma non vedeva sbagliato. Americani e tedeschi non si erano alleati, però, visti da quel riparo dove si era buttato il tenente, sparavano tutti e due dalla stessa parte. E in Italia oggi sparano o imbracciano il fucile contro l’euro e l’Europa, a chiacchiere se non nei fatti, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Roberto Maroni, Paolo Ferrero, Antonio di Pietro…E non è che poi l’esercito dell’euro e dell’Europa in Italia sia saldo: Pdl e Pd la stanno tirando a lungo per l’approvazione italiana del fiscal compact e Stefano Fassina, braccio economico di Bersani, rimprovera a Berlusconi eccesso di “rigore” avendo il suo governo fissato il pareggio del deficit al 2013.

Ma di cosa è fatta questa forza di gravità che inclina e ammassa all’angolo forze politiche che in fondo, con l’eccezione di 5 Stelle, contano sempre meno? Due articoli sul Corriere della Sera colgono, ciascuno a suo modo, la forza di questa gravità. Angelo Panebianco ricorda l’ovvio, ma un ovvio smarrito e cancellato: chi ha vissuto una guerra paga volentieri qualunque prezzo per la pace e così fanno anche i suoi figli, educati al ricordo della “età del disordine”. Non così i nipoti per i quali non c’è “differenza tra le guerre puniche e il nazismo…le inibizioni che hanno condizionato le generazioni precedenti si dissolvono, non c’è più memoria dell’antica barbarie…”. E quindi il fatto che L’Europa e l’euro siano antemurale frapposto e contrapposto alla “età del disordine” viene neanche più percepito: si vive come se l’età della pace perpetua sia un dato e un diritto acquisto. Un diritto che c’è e non c’è bisogno di difenderlo. Figurarsi se poi difenderlo costa. L’Europa, l’euro? Se son gratis d’accordo, se costano meglio, molto meglio un “nazionalismo economico”. Fin qui Panebianco.

Poi c’è l’articolo di Gian Arturo Ferrari che dice l’altra amara verità: “Le mandibole della crisi frantumano perbenismi, buone intenzioni, fedeltà, appartenenze, speranze, ideali…”. In altre parole l’inclinazione di cui parlavamo, quella che ammucchia tutto il gruppone nel medesimo angolo. “Le generazioni nate dagli anni della guerra in avanti, praticamente tutti noi senza eccezioni abbiamo avuto la ventura di vivere il più formidabile balzo, il più forte e rapido incremento di ricchezza nell’intera storia dell’umanità. Non ce ne siamo resi conto…ci è apparso come la normalità…non avendo mai conosciuto altro abbiamo pensato che la legge del di più di tutto fosse una legge di natura…in un angolo segreto della mente continuiamo a sperare che anche questa sia solo una delle decine di crisi che so sono susseguite…riti penitenziali celebrati con compunzione e alti lamenti mentre i redditi salivano e i soldi correvano”. E invece no: “quando ci sarà la ripresa non ci darà il mondo tal quale lo abbiamo vissuto”. Ferrari coglie il punto ma il punto, appena preso, gli sfugge di mano come saponetta: il mondo tal quale è quello che la gente vuole, è questa la seconda forza della gravità. Dovremmo imparare a scegliere dove e come “qualcosa di meno” e dove e cosa “qualcosa di più” dice correttamente Ferrari. Ma gli elettorati non vogliono questa fatica e questo esercizio, le “mandibole delle crisi” hanno già “frantumato” una cittadinanza resa esile e debolissima dalla caduta del tabù della “età del disordine” e dalla legge del “più di tutto”.

La forza di gravità inclina tutto il paese e nella sua stiva si spostano i carichi più massicci e peggio legati: la politica che vive di sondaggi e decimali, la apolitica che ha orrore del complicato, la politica organizzata in corporazioni, il populismo, il nazionalismo economico, la retorica dei diritti acquisiti, la storica legge per cui una comunità che si vede costretta ad arretrare su consumi e redditi carica come mandria furiosa. A tutto questo e a tutti questi puoi anche dire e dimostrare che senza euro ed europa a rimetterci per primi son loro che avrebbero in tasca una moneta che vale la metà. Puoi dirlo, ma non pensare possano sentirti, sono già sul piano inclinato. La mano di un gigante potrebbe raddrizzare l’asse: garanzia europea per le banche europee, garanzia europea per il debito europeo e contemporanea fine dell’autonomia di ogni Stato e nazione nelle sue leggi di bilancio. Ma dove nella politica si vede quella mano e dove sta l’elettorato che dovrebbe innervare quella mano di muscoli e tendini?