Berlusconi la pelle, Fini la spina dorsale e fuori dalla porta il fascismo residuo

Pubblicato il 23 Marzo 2009 - 13:40| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Tutti i giornali e tutti i Tg titolano: “Non sarà un partito a pensiero unico”. Questo l’informazione vede e sottolinea del discorso di addio ad An di Gianfranco Fini. Vedono giusto, ma vedono l’ovvio e pure con occhio pigro. Vedono cioè che la questione di chi comanda nel nuovo Pdl (Fi più An) è ovviamente risolta: comanda Berlusconi. E Fini lo riconosce riservandosi una ovvia ma generica libertà di pensiero.

Eppure nel discorso di Fini e nello scioglimento di An c’è dell’altro, a volerlo vedere. C’è una sorta di apologo della pelle e della spina dorsale. Fini sa che il berlusconismo aderisce appunto alla società italiana come una pelle, ne segue e accompagna ogni piega. Una pelle elastica, efficiente. Ma, appunto, solo una pelle. Fini pensa e dice che prima o poi, più poi che prima, ci sarà, ci sarebbe bisogno di altro: di una struttura ossea che tenga in piedi la società italiana che altrimenti si scompone. Questo altro è una destra repubblicana, qualcosa che l’informazione non vede e la stessa assemblea di An non coglie perchè in Italia una destra repubblicana non c’è mai stata.

Destra repubblicana è quella delle regole, nello Stato e nei comportamenti sociali. Del diritto e dei diritti universali dell’uomo. Della Costituzione come spina dorsale e non gabbia. Insomma una destra che raddrizza il legno storto e molle della società italiana e non le liscia ilo pelo. Una destra riformista in un paese in cui il riformismo, di destra e di sinistra, non è popolare. Se e quando mai il paese avrà l’intelligenza e la voglia per una simile destra, per quel giorno Fini dà appuntamento alla società italiana. Non per succedere a Berlusconi, ma per riempire d’altra materia politica il vuoto che lascerà il berlusconismo. È stato dunque un discorso inconsueto per un politico quello di Fini: un parlare delle cose complesse e delle realtà toste che attendono il paese nei prossimi dieci anni.

Qualcosa d’altro c’era da vedere anche come residuo della confluenza di An nel partito guidato da Berlusconi. Come ci si troverà dentro la gente di An? In gran parte si sentirà a casa sua. La “generazione di mezzo”, tranne la pattuglia degli anziani, non avrà difficoltà. E i pattuglioni crescenti di giovani che si richiamano a versioni più o meno contemporanee del fascismo? Faranno da sponda esterna? Improbabile. Daranno vita ad una stabile destra estremista? Difficile perchè sui temi classici dell’estremismo di destra la Lega attua una concorrenza vincente: xenofobia, protezionismo economico, netta propensione allo scambio tra diritti e sicurezza. E allora? Allora è ipotizzabile in termini per ora più sociologici che politici un fascismo endemico ai margini dalla rappresentanza parlamentare.

Fino a che terranno gli argini degli equilibri sociali, fino a che la crisi economica, eventualmente mutata in depressione sociale di massa, non dovesse rendere di nuovo attuale una destra non repubblicana, come vuole Fini, e neanche populista e accomodante, come realizzato da Berlusconi, ma una destra autoritaria.