Berlusconi senza difesa, Monti non ha attacco, a Bersani manca il centro campo

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Gennaio 2013 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi (LaPresse)

ROMA – La par condicio è legge ottusa, ma speriamo che arrivi presto. A fermare, tamponare, ridurre quello di cui già quasi non se ne può più: le tre interviste al giorno in tv, radio e in ogni dove di Berlusconi, Monti, Bersani, Ingroia, Maroni e la predica via web di Grillo. Ne dicono, direbbe la Minetti, “di ogni”. L’ultima di Berlusconi è che lui è “un moderato” e “moderato è Brunetta”. Chissà che intende Berlusconi per moderato. Ma forse non intendeva niente, doveva, voleva solo rispondere a stretto giro a Monti che gli aveva dato, in verità a quasi tutto il Pdl, del “settario ed estremista”. Si devono rincorrere e rincorrendosi spesso inciampano su se stessi, ripetono le stesse cose, o quasi. La penultima di Berlusconi è che lui per avere l’alleanza con la Lega farebbe “anche il ministro”. Ammissione disperata del fatto che come capo del governo in Italia e altrove non lo vuole più nessuno, neanche il possibile alleato in campagna elettorale.

Si rincorrono in girotondo in una grande partita di parole le une contro le altre. Berlusconi gioca in attacco, ma gli manca la difesa. Monti ha una gran difesa ma fatica con l’attacco e a Bersani, che ha buon attacco e difesa, manca, come sempre da quelle parti e in quella squadra, il centro campo. Berlusconi ha subito detto: tolgo l’Imu. Grande azione d’attacco. Ma senza difesa ha preso subito una valanga di gol: l’Imu l’ha messa lui, l’idea di sostituirla con più tasse su birra e sigarette fa ridere. Attacca Berlusconi sulla storia della “congiura” mondiale contro di lui nel 2011. Ma poiché una congiura è tale solo se segreta e poiché il meglio che Berlusconi non governi più l’Italia era esplicito e corale da parte di tutto il mondo politico ed economico, il gol che incassa è quello di ricordare a tutti che non congiura era ma disperazione e discredito per quel che faceva in privato e non faceva in pubblico.

Monti è partito con il “catenaccio”, tutta e sola difesa: abbiamo salvato l’Italia…Sì, e poi? Per molto tempo poi…niente. Ora prova l’attacco: Pdl partito di lobby…Parlamento che boicotta taglio Province e taglio alla spesa della politica e del ceto politico…Camusso, Vendola e Fassina “conservatori dei garantiti” e custodi della triade debito-spesa-tasse e Bersani farebbe bene a tenerli un po’ a freno. Azioni di attacco tutta tattica e modulo ma Monti il centravanti non ce l’ha e neanche chi fa l’ultimo passaggio: Fini, Casini, Montezemolo? Questa è gente da spogliatoio o panchina. Per giocare d’attacco Monti doveva partire prima e rischiare di più e allestire altra squadra.

E Bersani l’attacco ce l’ha eccome se ce l’ha, anche se non fa giocare Renzi. Lo tiene in panchina e fuori squadra Renzi perché il ragazzo non piace ai titolari: ai Fassina, agli Orfini, ai Damiano, insomma alla sinistra del Pd che sta diventando egemone nel partito. Però che attacco: resteremo in Europa, ci terremo l’euro, abbasseremo l’Imu sulla prima casa, rifaremo i connotati alle pensioni della Fornero, tasseremo solo i ricchissimi e assumeremo i precari con i soldi dello Stato, Regioni, Comuni e Province se avanzano…Chi può volere di più? E che difesa: basta cassa integrazione, anzi cassa integrazione a vita o quasi per chi suo malgrado ci casca. Basta disoccupazione. Basta tagli sulla Sanità. Quel che manca è, come sempre, il centro campo: difesa e attacco giocano con un gran buco in mezzo. Là dove si costruisce il gioco. Un solo esempio, così per giocare: dove comincia il “grande patrimonio” da tassare, quello che paga tutto per tutti? Al primo accenno di cifra, al primo accenno di risposta la squadra dei Progressisti perde “gli equilibri in campo” .
Quei tre ma mica solo quei tre: Ingroia che pigola alla porta di Grillo. Grillo che maledice la partita nella quale gioca e predica il crollo e demolizione stadio dove siede anche lui. Maroni che “vende” l’improbabile merce di una Lega “pura di fonte” alleata con Berlusconi. Storace che, oltre che pronto a candidarsi in Parlamento si ricandida a metter mano ai soldi della Sanità del Lazio da Governatore, l’ultima volta costò qualche miliardo di euro.

Quei tre più gli altri quattro, cinque e anche sei: la par condicio è una legge ottusa che speriamo arrivi presto.