Come finimmo “a puttane”. Berlusconi, ma non solo

ROMA – Come finimmo “a puttane”, cioè Berlusconi, ma non solo. Michele Serra su La Repubblica fa lungo ed istruttivo elenco. “Il domestico peruviano di Lavitola, Rafael Chavez detto Giuanin passava personalmente da Palazzo Grazioli, dimora privata del nostro capo del governo, a ritirare buste piene di contanti. Il nostro capo del governo è fidanzato con una ventenne montenegrina che quando ha attacchi di gelosia si lancia per le scale ruzzolando. La modella colombiana Debbie Castaneda, del’entourage del nostro capo di governo, è stata nominata consulente di Finmeccanica. Valter Lavitola è socialista e dirige l’Avanti. La contorsionista egiziana Yamila è stata inviata in dono dal nostro capo di governo al sultano dell’Oman dentro un baule damascato…”.

L’elenco prosegue: “Il Senato della Repubblica, confermando un precedente pronunciamento della Camera, ha votato a maggioranza un documento nel quale si sostiene che il nostro capo del governo, quando ha telefonato alla Questura di Milano, era preoccupato per le sorti della nipote di Mubarak. Il nostro capo del governo per fare alcune telefonate ha utilizzato una scheda telefonica intestata al cittadino peruviano Ceron Caceres. Il nostro capo del governo, in una conversazione privata, ha definito il cancelliere Merkel una culona intrombabile. Il premier turco Erdogan rifiuta di incontrare il nostro capo del governo perché turbato dal suo comportamento privato”. Quindi Michele Serra ripropone un gioco che gli è caro: “Una sola di queste notizie è sicuramente falsa. Sapreste dire quale?”.

Accettiamo e prolunghiamo, integriamo l’elenco e partecipiamo al gioco. Uno dei principali collaboratori del possibile candidato leader dell’opposizione è indagato per anni e anni di tangenti, si chiama Filippo Penati e Pier Luigi Bersani ogni volta che qualcuno ricorda questo particolare si indigna con chi lo ricorda. Il rivoluzionario e arancione Giuliano Pisapia sindaco di Milano marcia sottobraccio con l’ex neofascista Gianni Alemanno sindaco di Roma. La causa comune è il ritiro della manovra finanziaria, l’unico filo che tiene a malapena il paese un metro sopra la bancarotta. Il ministro delle Riforme della Repubblica italiana, Umberto Bossi, va predicando per valli, monti e telegiornali che “l’Italia è finita e tocca alla Padania”. E i telegiornali, molto più che le valli e i monti, pendono dalle sue labbra. Un ex ministro cui la casa è stata comprata “a sua insaputa” svolge importante ruolo politico. Gli “indignati” italiani non arrivano a cinquecento neanche quando la convocazione in piazza è nazionale eppure hanno un posto fisso e prenotato in ogni talk-show televisivo. Ad ogni voto del Parlamento sulla manovra i cinquecento Cobas provano ad attaccare il Parlamento e la cosa è registrata come “protesta sociale”. La Cgil promuove scioperi all’insegna del “noi la crisi non la paghiamo”. Analoga la piattaforma degli avvocati, dei taxisti, dei farmacisti, dei consiglieri comunali…Diversa la forma di lotta, loro si affidano alle rispettive lobby in Parlamento. Le Province saranno abolite per Costituzione, infatti si chiameranno “Organi regionali”. Non un parlamentare, nemmeno uno, nemmeno dell’opposizione, nemmeno per fare un po’ di demagogia si è alzato in aula per dire: tagliamo subito del 25% i nostri stipendi e soprattutto i rimborsi elettorali ai partiti. La scuola sistema i precari e chi non è stato precario ieri non lo sarà più domani, sarà disoccupato e basta perché i precari, sistemandosi, hanno preso tutti i posti per i  prossimi 15 anni. Due terzi degli italiani vivono con meno di ventimila euro l’anno, quel che dichiarano al fisco. Così non si può più andare avanti ma così si andrà avanti fino alla primavera del 2013, prima non si cambia governo, né premier e neanche si vota. Una sola di queste notizie non è assolutamente vera, solo fortemente probabile. Sapreste dire quale?

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