Berlusconi testimone con “badante”: se parla da solo si inguaia

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Settembre 2011 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pare, sembra, non è sicuro… giornali, siti web e corridoi parlamentari garbatamente dissentono tra loro nella previsione, ma il minimo comun denominatore della notizia aggiornato al dopo pranzo del mercoledì è che Silvio Berlusconi quei magistrati di Napoli li incontrerà, ma accompagnato. Sarà testimone il premier nell’indagine su Tarantini e Lavitola, così pare. Ma sarà “testimone con la badante”, cioè con i suoi avvocati al fianco, presenti e per nulla silenti. La “soluzione” dovrebbe essere quella in qualche modo confezionata da Niccolò Ghedini: Berlusconi testimone ma che parla da solo il meno possibile. E Berlusconi avvertito prima, su carta scritta, delle domande che gli faranno. In modo da essere preparato e, soprattutto, in modo da evitare che possa “parlare da solo”. Perché, se parla da solo, si inguaia.

Non mancano esempi quotidiani della pericolosità per se stesso di Berlusconi “al naturale”. Ha più volte detto: “Ho aiutato una famiglia in difficoltà, in difficoltà per l’azione dei magistrati”. Ora la “difficoltà” di Gianpi Tarantini, prima ancora della supposta e non dimostrata estorsione ai danni del premier, era quella di esser stato indagato per fatterelli quali quelli di aver allietato con cocaina i suoi clienti e partner d’affari. Il Berlusconi “al naturale” è quello che dice, forse senza rendersi conto di quel che dice, che chi è così sfortunato da incappare in una “azione dei magistrati” per fatterelli del genere merita l’aiuto e il sostegno degli amici, anche e soprattutto se questi fanno casualmente il capo del governo. “Aiutino” da 850mila euro, quelli in contanti e “sicuramente usciti”, su questo non ci piove. Poi, ad integrare “l’aiutino” in contanti c’è stata la finta assunzione di Tarantini dalla società Andromeda, un finto lavoro ma vero stipendio per fargli revocare i domiciliari. Poi c’è stato l’aiuto a trovar casa, 200 metri quadrati ai Parioli di Roma, affitto da seimila euro, quattromila in nero. Fatti e fatterelli che Berlusconi ha spiegato essere solo atti di “liberalità”, insomma libera generosità sua nei confronti di “una famiglia con figli”. Fatti e fatterelli che però, secondo gli avvocati di Berlusconi, è meglio che Berlusconi non spieghi da solo. Altrimenti c’è il rischio che il premier “esca al naturale”. E gli scappi magari qualcosa sul come e chi gestiva quel contante che sarà pure suo ma in Italia, per una legge anche del suo governo, non si può distribuire in queste quantità sotto banco. E gli scappi magari qualcosa sullo “affronto alla istituzione del governo” chiamato nella sua persona a testimoniare, dimentico Berlusconi che testimoniare è dovere di ogni cittadino, anche di quello eletto.

Rischio che gli scappi qualcosa, Ghedini ci sta attento: domande scritte e recapitate in anticipo in modo che qualcuno possa scrivergli in anticipo le risposte, avvocati al fianco a parlare per lui ed eventualmente a fermarlo e sostituirsi a lui se lui comincia a “parlare da solo”. Gli capita sempre più spesso a Berlusconi di parlare da solo e al naturale. L’altro giorno tra Strasburgo e Bruxelles ha raccontato che in Italia c’è di fatto un patto scellerato tra giornali, tv, mercati finanziari e partiti di opposizione e che la crisi che stiamo passando è in fondo tutta qua. Ecco giustamente, comprensibilmente gli avvocati Ghedini e Longo vogliono evitare che domani i magistrati di Napoli possano guardare il Berlusconi che parla da solo davanti a loro con la stessa faccia tra lo stupito e l’incredulo con cui Barroso e Van Rompuy l’hanno guardato ieri in Europa.