Bersani fa il tappo, i Saggi la commedia. In Rete pagliacciata made in Grillo

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Aprile 2013 - 16:40| Aggiornato il 11 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’inverno se n’è andato, null’altro di buono da segnalare. Se volete strappare un sorriso a voi stessi, allora uscite a godere del primo sole, vi entra nelle cellule con inconfondibile sapore. Se volete invece intristirvi…

Pensate, volgete un solo sguardo misto di compassione e incredulità a Bersani che sta lì a fare il tappo. Sì, il tappo. Tutto il tappo, solo il tappo, nient’altro che il tappo. Bersani, la sua voglia di fare un governo Bersani fa da tappo al governo di “larghe intese”, da tappo al “governo di scopo”, da tappo alle elezioni a giugno e anche a quelle ad ottobre, da tappo alla elaborazione del lutto da parte del Pd della vittoria-sconfitta elettorale, da tappo a Matteo Renzi. Bersani fa il tappo, il tappo a tutto. E lui spiega e motiva così la sua convinta missione: serve, anzi è la miglior cosa, un governo Bersani senza Pdl e Berlusconi che però vive se al Senato spesso e volentieri il Pdl si squaglia. Un governo Bersani di minoranza che vive se e quanto e quando Berlusconi vuole ma anche con la benevolenza a corrente alternata di Grillo, sempre al Senato. In nome di questo luminoso, e come ognun vede, chiaro  praticabile traguardo e obiettivo, Bersani si consacra al ruolo di tappo. Se uno vuole intristirsi un po’, dia uno sguardo al sacrificio inutile, neanche di primo sughero, convinto quanto ottuso di Bersani, cioè più o meno il meglio che offre il Pd.

Ma se volete, anziché intristirvi, raccomandarvi a qualche divinità, cristiana o pagana che sia…Se volete alzare gli occhi al cielo a chiedere protezione e intercessione, allora pensate, volgete uno sguardo misto di sberleffo e salamelecco al lavoro finale dei “dieci saggi dieci” del Quirinale. Poveri coscritti del Presidente, messi lì a fare la guardia al bidone per un paio di settimane. Guardia utile per carità, servivano ad occupar tempo, ad impedire il peggio. E ci hanno messo la faccia e il nome, da gentiluomini. Poi hanno prodotto carte, documenti, testi. Dove ci fanno sapere che il problema economico dell’Italia è l’inefficienza, cioè la scarsa produttività, che ci vuole altra legge elettorale, regole per i partiti, meno tasse sul lavoro…Ma no? Sottilissimi commentatori commentano che è vero che hanno scoperto l’acqua calda, l’arcinota acqua calda, però quel che è nuovo e che conta è che l’abbiano fatto in maniera concorde. Insomma è stata commedia, ma commedia a fin di bene. Per cui, se questo è il frutto possibile delle buone intenzioni, raccomandatevi a qualcuno alzando gli occhi al cielo. Se vi dovessero vedere nell’atto, i “dieci saggi dieci” concorderanno sul fatto che sarebbe utile una macchina non vi investisse, un cornicione non vi crollasse sulla testa e che non vi piovesse grandine nel collo della camicia.

Se invece e infine volete ridere e ridicolizzare, accomodatevi: c’è la pagliacciata del voto “grillino” via web per la Presidenza della Repubblica. Ridete, ridiamo di questa democrazia perfetta e segreta. Di questo totem della volontà della rete, di questi sacerdoti che si rovesciano addosso il vino consacrato sull’altare. Una pagliacciata il voto “solo agli iscritti”. Una pagliacciata i primi dici classificati che poi vanno…ai “quinti” e alle semifinali? Una pagliacciata la regia e il copione. Una pagliacciata la macchina del voto elettronico che si inceppa e si rompe. Una pagliacciata il racconto del boicottaggio. Un agitarsi di pagliacci, tipico folklore italico, che fa ridere. Come inevitabilmente si sorride, come irrefrenabilmente fa ridere uno che scivola sul sapone: quel piede sul liscio evoca ridicolo. E ridicolo chiama risata, è umano.

Però ricordarsi che di te “fabula narratur”, quel ridicolo siamo noi: la pagliacciata made in Grillo-Casaleggio risponde ai bisogni e ai gusti del pubblico. Quindi in una giornata che allinea Bersani che fa il tappo, la commedia dei saggi del quirinale e la pagliacciata M5S, in una giornata dove, date queste tre performance, perfino Berlusconi appare normale in un mondo così, l’inverno è finito e non c’è null’altro di buono da segnalare.