Io, due case a Roma e il supplizio sette tasse. Un aguzzino di nome Comune

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Maggio 2014 - 16:59 OLTRE 6 MESI FA
Io, due case a Roma e il supplizio sette tasse. Un aguzzino di nome Comune

Io, due case a Roma e il supplizio sette tasse. Un aguzzino di nome Comune

ROMA – Dunque, al dunque posseggo due case nella capitale d’Italia. Una casa di proprietà ce l’ha l’ottanta e passa per cento degli italiani, due case le hanno molti di meno. Ma i proprietari di due case non sono certo una rarità: la seconda casa è indice di relativa agiatezza non certo di quel che si chiama ricchezza. Come detto siamo in tanti anche se non certo la maggioranza. Quindi ecco quel che ci tocca, quel che mi tocca. Lo chiamerò il supplizio delle sette tasse ricordando chissà per quale assonanza il “Supplizio dei legni di sandalo” meraviglioso e monumentale romanzo cinese. Ma alla fine non ce l’avrò tanto con il supplizio quanto con l’aguzzino, come ogni aguzzino feroce e insieme ottuso, crudele e insieme ebete: un aguzzini chiamato Comune, con la maiuscola. Comune di Roma…e quelli delle altre città la maggior parte te li raccomando!

Dunque entro il 16 giugno pago l’Imu sulla seconda casa. Questo è facile: pago come l’anno scorso la metà dell’Imu sulla seconda casa calcolata con gli stessi parametri dell’anno scorso. Il primo dunque è già sbagliato: come accaduto a decine di migliaia di proprietari di case a Roma il valore catastale degli immobili  mi è stato rivalutato su iniziativa congiunta dell’ Agenzia per il Territorio e quelle delle Entrate. Nulla da dire: se la casa di proprietà aveva una rendita, un valore catastale anti diluviano e sostanzialmente scorretto giusta la rivalutazione e quindi la maggior imposizione. Ci sarebbe da dire, mi è stato autorevolmente spiegato che le rivalutazione di rendita catastale sono state fatte ad occhio e un tanto al chilo. Non valutando appartamento per appartamento ma al massimo numero civico per numero civico. Insomma è stata un’operazione un po’ furbetta e molto, come dicono a Roma, “a provarci”. Ma fa nulla lo stesso, la tassa è aumentata un poco, fa nulla, in fondo è giusto. Chi la calcola la nuova tassa? Il Comune? Neanche per idea. Te lo devi fare da solo. E questa è la prima delle sette tasse: l’Imu sulla seconda casa, anzi la prima rata dell’Imu sulla seconda casa da pagare entro il 16 giugno, Imu rivalutata a termini di revisione, all’ingrosso, catastale.

Abbiamo, ho finito con l’Imu seconda casa, prima rata? No perché se pago il 10,6 per mille rivalutato, se pago come l’anno scorso con in più la nuova rendita catastale, chi me lo dice se il Comune di Roma entro il 31 luglio decide o non decide di far diventare quel 10,6 un 11, 4 per mille. O un 10,7 o un 10,9 o un 11,1 sempre per mille. Il Comune può fare come gli pare, ha a disposizione uno 0,8 per mille che può caricare sulla prima o sulla seconda casa o un po’ qua e un po’ là come gli pare. Quindi la prima rata dell Imu sulla seconda casa  non sarà uguale alla seconda rata dell’Imu seconda casa. A dicembre dovrò rifare i conti dopo che il Comune con suo comodo avrà fatto i suoi. La seconda rata Imu seconda casa sarà a dicembre un’altra e diversa tassa, la seconda del supplizio.

Ma subito già a giugno ce n’è una terza semisepolta nella dichiarazione dei redditi e comunque tutta da pagare. Nella seconda casa vive mio figlio e famiglia. Se la casa avesse una rendita catastale non superiore a 500 euro e se la famiglia che ci vice avesse un indice Isee inferiore a 15 mila euro annui, insomma se fossero a pochissima distanza dalla miseria, allora quella seconda casa potrebbe risultare prima casa di chi ci vive e quindi non pagare l’Imu ma soltanto la Tasi e ovviamente la Tari. Ma poiché la famigliola non è alla fame, che si paghi l’Imu seconda casa. Seconda casa che però, anche se abitata e abitata da figli e prole, risulta fiscalmente sfitta. Quindi paga il 50 per cento della rendita catastale in sede Irpef . Paga la seconda casa sfitta un “gettone” fiscale, l’Irpef  da pagare aumenta della metà del valore catastale. E’ la terza delle sette tasse del supplizio.

La quarta e la quinta si sbrigano in fretta: sono le due rate della Tari, della tassa sui rifiuti urbani. Cresce un po’ ogni anno ma almeno te la calcolano loro, loro quelli che vogliono i soldi della tassa. Eppure è un supplizio anche questo perché non è una tassa calibrata sulla effettiva produzione di rifiuti, è una tassa a metro quadro. Una tassa giusta, in quale mai pianeta non si paga il servizio rimozione e smaltimento rifiuti? Una tassa giusta applicata nella più bislacca, contorta e in fondo ingiusta delle maniere.

Ma è niente rispetto alla tortura numero sei e sette. Qui siamo alla Tasi, la tassa sui servizi urbani. Messo in fuga con qualche difficoltà l’impertinente interrogativo sul perché e per che cosa paghiamo le addizionali Irpef e Irap sia comunali che regionali ( a Roma le più alte d’Italia) dal momento che illuminazione, vigili etc ci dicono si finanzino con la Tasi, eccola la Tasi. Più o meno l’Imu: dove c’era il 4 per mille memo detrazioni adesso c’è l’un per mille senza detrazioni. Un per mille che può arrivare al 2,5 sempre senza detrazioni o al 3,3 per mille con detrazioni. Se non è zuppa è pan bagnato, è la stesso cosa dell’Imu: una tassa sulla proprietà immobiliare. Qua e là viene a conti fatti un po’ meno dell’Imu, qua e là si va pari, qua e là la Tasi costa di più dell’Imu.

La tortura è dunque la tassa sulla prima casa di proprietà? Se i tanti che ululano allo scippo sapessero quanto la prima casa la tassano in Francia, in Usa, ovunque…Se sapessero inorridirebbero. Negli Usa si arriva addirittura al 10 per cento del valore di mercato dell’immobile. In Italia sverremmo tutti alla notizia. Una tassa sulla prima casa c’è ovunque e ovunque ci deve essere. Infatti il gran casino italiano nasce dritto dalla finzione di voler cancellare prima l’Ici, poi l’Imu. No la tortura non è la tassa, è questa tassa incalcolabile: forse a settembre o a ottobre la prima rata e la seconda a dicembre e la certezza che bisognerà fare conguagli recuperi, rabbocchi di tasse. Se avessi un inquilino nella seconda casa dovrebbe pagare anche lui una parte di Tasi. Ma quanto, il 10, il 30 o il 20 per cento? E chi lo sa? Lo sa il Comune che per ora non dice. Ma c’è la Tasi sulla seconda casa o se ho pagato l’11,4 per mille di Imu seconda casa la Tasi versata mi deve essere ridata indietro, e chi me la dà? Il Comune te la ricalcola e te la ridà? Beato se ci credi.

In qualunque transazione commerciale finanziaria e financo umana quella a cui siamo sottoposti è improponibile fattispecie. Immaginate di andare a compare una pizza. Chiedete quant’è? E la risposta è: se lo calcoli lei il costo del pomodoro memo l’Iva più l’energia meno il contributo regionale, moltiplichi per la sua classe di reddito, divida in due parti, paghi qualcosa subito e attenda che tra un paio d’ore le facciamo il conguaglio. A un creditore così se l’avete già in mano non paghereste di sicuro la pizza e se la pizza ancora non l’avete comprata, allora andate da qualche altra parte a mangiarla. Purtroppo con il vostro creditore fiscale non potete fare né l’una né l’altra cosa. Purtroppo il vostro Comune, il mio Comune, è un aguzzino incivile. Diventerebbe un soggetto civile e degno di rispetto se e quando mi mandasse a casa il bollettino della mia Tasi, se si assumesse la responsabilità civile del suo essere creditore fiscale. Ma il mio Comune è fuori dal civismo, è incivile. In fondo l’esatto specchio dell’incivile piagnisteo sulla tassa sulla casa. Proprio vero: dio prima li f e poi li accoppia. Qui da noi, Italia, Roma e anche più a Nord e anche più a Sud sulla riuscita della creazione e relative creature si può discutere, sul felice accoppiamento proprio no.