Caro Celentano… lettera a Babbo Grillo. Su Bersani-Fantozzi pat-pat di Adriano

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 15:04| Aggiornato il 28 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La fredda cronaca, prima di ogni altra cosa, di ogni altra cosa che pur ci scappa e urge. La fredda cronaca, i fatti nudi pur nella loro maestosa eloquenza. C’è un autorevole quotidiano che si è fatto palestra in cui si esercitano e danno ginnico e civico saggio di sè tutti coloro che vogliono, chiedono, suggeriscono, consigliano, implorano, ammoniscono, intimano, calcolano e sperano che Bersani e Grillo si alleino, si mettano d’accordo, collaborino, insomma qualcosa, facciano insieme “qualcosa di sinistra”. Quindi a La Repubblica arriva una lettera aperta di Adriano Celentano che il quotidiano pubblica. Il senso della lettera? Lo riassumiamo con le stesse parole con cui lo riassume il quotidiano: “Caro Bersani, fai tu il premier e accetta tutti i punti del programma di Grillo su cui ti trovi d’accordo per il bene del paese”.

E già qui c’è qualcosa di etereo e vertiginoso, qualcosa che non si afferra e non si capisce, proprio non si capisce a meno che…Che un premier “accetti tutti i punti di programma su cui è d’accordo” è pura tautologia. Chiediamo scusa a Celentano, e a questo punto anche a Bersani, per questa aristocratica parolaccia snob: vuol dire tautologia che ripeti e ribadisci quel che è ovvio e già affermato nel concetto iniziale della frase. Un premier, ma in fondo chiunque al mondo in qualunque circostanza, non fa gran fatica ad accettare “tutti i punti su cui è d’accordo”. Quindi che dice, che vuole Celentano? Niente meno e proprio Celentano! Non dice nulla, canta una strofa vuota, a meno che…A meno che Celentano, e se lo si legge ricorrendo all’intuizione più che all’intelletto lo si capisce, non voglia sostenere con la sua lettera che i “punti di accordo” tra Grillo e Bersani sono tanti e pure di quelli fondamentali e di fondo.

Una cosetta così se la stanno raccontando e palleggiando in tanti nel Pd e dintorni. Appelli di intellettuali e giornalisti, scrittori ed editorialisti. E linea ufficiale di Bersani, il famoso piano A nella crisi politica. Si parte dal postulato, indimostrato ma asserito come legge naturale della politica e della società, secondo il quale M5S e il suo elettorato sono “sinistra”. Magari sinistra staccata, separata, in libera uscita, sinistra inconsapevole, sinistra in rivolta…Ma comunque sinistra. E quindi, se il postulato è questo, in nome dell’antichissima legge “pas d’ennemi a gauche” (nessun nemico a sinistra) ci si rapporta con M5S e Grillo con la stessa cultura, strategia e tattica con cui ci si rapportava l’altro ieri a Bertinotti e ieri ancora a Vendola. Siamo della stessa famiglia, magari rami separati, ma della stessa famiglia.

Solo che la famiglia M5S è vasta e ingloba, contiene, comprende anche i Celentano. Che facciamo, arricciamo il naso perché è un cantante? No, ci ricordiamo quello che fino alla lettera aperta a La Repubblica si ricordavano tutti “a sinistra”. E cioè che Celentano è da decenni il coerente cantore, cantore e non cantante, di una ideologia e cultura reazionaria. Contro ogni forma di scienza e progresso materiale, visti entrambi come elementi corruttori di una primigenia natura pura dell’umano, Celentano da decenni canta e predica. Non è mica un peccato, ma che c’entra, quali “punti di accordo” ci possono essere tra la sinistra e i Celentano? Ha detto Grillo: “Come possono mettersi d’accordo Napoleone e Wellington?”. Impossibile e Grillo parlava delle possibili alleanze e intese tra M5S che vuole smontare e chi invece vuole aggiustare quel che Grillo vuol appunto smontare. Dice bene Grillo e, nel caso di Celentano e la sinistra, si potrebbe dire: come possono mettersi d’accordo la Rivoluzione a Parigi e la Vandea? Non possono, la soddisfazione dell’uno è la cancellazione dell’altro.

Forse Celentano queste cose non le sa o non gli interessa saperle o non dà peso eccessivo a tutto questo culturame modernista. Ma Bersani queste cose dovrebbe saperle, un Bersani queste cose dovrebbe saperle. Le sappia no, letta la lettera di Celentano, che fa Bersani? Risponde, ,lo sciagurato risponde, sciagurato come la monaca di Monza. Risponde via La Repubblica ed è un testo che mozza il fiato: “Caro Adriano Celentano, ti ringrazio e ti rispondo. Ecco la mia idea: avviare la legislatura con un programma essenziale da rivolgere a un Parlamento davvero nuovo. Ciò significa ascoltare anche le ragioni degli altri purché si rivolgano al cambiamento. Ci sono ad esempio nel programma di M5S punti non lontani dai nostri nel campo dell’ambiente, dell’economia verde, dell’agenda digitale e dell’innovazione tecnologica, dei costi e della sobrietà della politica e della semplificazione burocratica. sarei lieto di accoglierli”.

Mozza il fiato la risposta di Bersani a Celentano per la sua astuzia vorremo dire ingenua ma in realtà men che infantile, meno di un bimbo che crede di nascondersi davvero sotto lenzuola e coperta del suo lettino e chiude gli occhi per non esser visto mentre tutto il suo corpo è una sagoma bel stagliata e visibile. Grillo e M5S negano l’opportunità della democrazia delegata, dei partiti politici e mirano a un Parlamento come puro luogo di registrazione della volontà popolare altrimenti espressa e giammai mediata. Grillo e M5S dubitano dell’opportunità del sistema creditizio, negano l’opportunità delle grandi infrastrutture, diffidano dell’opportunità dell’euro e dell’Europa, per non dire dei sindacati e delle istituzioni tutte. Non bastasse, milioni di voti sono andati a Grillo esplicitamente perché non toccasse a Bersani governare. E Bersani che fa? A fronte di questo Himalaya elenca ed allinea collinette: agenda digitale, semplificazione burocratica, economia verde…Sublime la “sobrietà della politica” offerta a chi la politica la vuole cancellare.

Mozza il fiato la risposta di Bersani e Celentano per la sua astuzia balorda ed ebbra. E per la sua vuotezza, il vuoto pneumatico di queste righe: “La mia idea: avviare la legislatura con un programma essenziale per un Parlamento nuovo…le ragioni degli altri purché si rivolgano al parlamento…”. Ma che vuol dire? Niente. Che c’è dentro? Nulla! Ed è drammatico, davvero drammatico anzi ormai disperante e disperato il fatto che Bersani creda dentro ci sia davvero qualcosa e qualcosa di importante. Qualcosa da comunicare, da portare a vedere di corsa come un bimbo porta a vedere un disegno appena fatto alla maestra o alla mamma, qualcosa da portare a vedere a Grillo fermo posta Celentano. Scrive Bersani: “Questo è il punto. Se nessuno mette davanti all’altro qualcosa di inaccettabile, allora si vedrà uno spazio enorme di cambiamento finalmente possibile. Perché ora si può e prima non si poteva. Ora si può, se si vuole”.

Mozza il fiato e dà vertigine. Ora si può? Con un terzo del paese che ha rivotato Berlusconi sognando la restituzione di 300 euro di Imu o comunque per non essere governato dal Pd di Bersani? Ora si può con più di metà dell’elettorato, anzi quasi il settanta per cento se li si contano tutti e giusti, schierati contro ogni impegno che l’Italia ha firmato e contro ogni realtà nella quale l’Italia vive? Ora si può? Chi può, Bersani che ha perso le elezioni che doveva stravincere? Il cambiamento…basta che nessuno metta davanti all’altro qualcosa di inaccettabile: neanche all’asilo la raccontano più così la vita, figurarsi l’economia e la politica.

Ma soprattutto a Bersani preme far vedere a Celentano quanto è stato bravo, lui non Celentano: “Come avrai visto, nelle proposte che per parte mia ho avanzato, ho fatto in modo che non ci fosse nulla di inaccettabile…”. Cerca l’approvazione di Celentano, a Celentano bimbo Bersani fa vedere il compito. E Celentano si compiace, fa infatti sapere: “Pierluigi mi è sembrato disponibile a compiere ulteriori passi avanti nei confronti di Grillo, a lavorare solo nell’interesse dell’Italia”.

La fredda cronaca dice dell’epistolario tra un cantore della reazione antimoderna e il leader di un partito che pretendeva di avere nel Dna anche l’Illuminismo. Epistolario tra un cantante e un candidato premier che ha perso le elezioni in cui il primo consiglia, istruisce, ammonisce il secondo su cosa fare e dire per farlo davvero un governo. Epistolario che si svolge sulle colonne di un quotidiano che è stato il cuore e l’anima dell’opinione di sinistra e che oggi anima e palpita perché la sinistra vada…a Grillo. Epistolario in cui bimbo Bersani scrive letterina di governo a Babbo Grillo. E quello neanche gli risponde, è Celentano oggi, Dario Fo ieri e domani chissà chi che si fanno autorizzati o non ventriloqui e controfigure di Grillo. Vanno tranquilli, tanto Bersani abbocca sicuro, ci crede sempre e doverosamente, rispettosamente conclude la sua lettera a Celentano con un fantozziano “A presto”.