Elezioni: Sicilia oggi come Italia domani? Bersani premier sotto schiaffo di Grillo

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Ottobre 2012 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E se domani, a febbraio o aprile 2013, l’Italia tutta votasse più o meno come ha appena finito di fare la Sicilia ieri? Il risultato sarebbe Bersani premier ma sotto schiaffo di Grillo.

Primo risultato siciliano: la metà degli elettori non ha votato. Accadrà anche in Italia tutta che il 50 per cento degli aventi diritti al voto non si smuova dal “non ci vado”, “non so per chi votare”, “voto bianco” che per ora promette nelle risposte ai sondaggi? Sarebbe una disperata disperazione di massa. In Sicilia sembra essere paradossalmente accaduto perché lì massima è la percentuale di voto di scambio e, non fidandosi più della “solvibilità” del ceto e delle sigle politiche, molti elettori non hanno, diciamo così, trovato motivo utile per votare. Ma, fosse anche vero, questo può riguardare un 10/15% dell’elettorato siciliano. Infatti in tutta Italia è di circa il 30/35% la percentuale di chi promette astensione. I siciliani si sono astenuti al 53% per cento circa. Voto siciliano promette dunque voto italiano amputato da altissima astensione.

Secondo risultato siciliano: la coalizione Pd più Udc raccoglie la maggioranza relativa dei voti espressi. Proprio la stessa cosa a livello nazionale non può accadere, Pd e Udc andranno alle elezioni ciascuno per suo conto. Ma può accadere qualcosa di analogo: la coalizione Pd più Sel più Psi che raccoglie la maggioranza relativa o, altrimenti detto, la minoranza più grossa dei voti. Voto siciliano dice e annuncia che, a legge elettorale nazionale invariata o quasi, il voto di Italia tutta vedrà alla fine in testa l’alleanza Bersani/Vendola. In testa, ma non in maggioranza, né nel paese né nelle elezioni. Sopra il 30 per cento come il candidato siciliano Crocetta e come lui sotto il 40 per cento. E lì atterreranno anche Bersani più Vendola più i socialisti.

Terzo risultato siciliano: la destra non fa centro destra e quindi perde. Come in Sicilia il Pdl nazionale non sembra in grado di realizzare una identità precisa e quindi un’alleanza intorno a sè. Come in Sicilia il Pdl e comunque il candidato della destra arriverà, se va bene, secondo, il che alle elezioni in certi casi coincide con ultimo.

Quarto risultato siciliano: Rosario Crocetta sarà presidente della Regione Sicilia. Se l’Italia tutta voterà più o meno come la Sicilia, Pierluigi Bersani sarà presidente del Consiglio al posto di Mario Monti. Eletto però da un 40% scarso di un 60 per cento di votanti sul totale degli aventi diritto. Una base più che legittima, un diritto dovere a governare. Non proprio però una piattaforma di massa stabile e solida.

Quinto risultato siciliano: se l’Italia tutta voterà come la Sicilia il Bersani legittimamente presidente del Consiglio avrà a Montecitorio di fronte un centinaio di deputati eletti dal Movimento 5stelle. Il circa 17% di Grillo in Sicilia significa il 20 e passa per cento in Italia. Un venti per cento in cui confluirà elettorato che era in parte della sinistra e in parte ancora maggiore della destra, comunque un elettorato e una robusta rappresentanza parlamentare pronta ad esaltare le difficoltà e le contraddizione di una sinistra che governa ai tempi del rigore di bilancio. Bersani premier sarà sotto schiaffo politico di Beppe Grillo leader dell’opposizione. Qualcosa di più e di peggio di quel che conobbe Prodi dovendo governare con Bertinotti, qualcosa di più soffocante di quel che conobbe Berlusconi dovendo governare con Bossi. Bertinotti e Bossi di Prodi e Berlusconi erano alleati, eppur li fecero cadere o li tennero a guinzaglio. Grillo di Bersani è avversario. Se Italia domani vota come Sicilia oggi Bersani premier passerà i guai che furon di Prodi, quelli di Berlusconi e qualcuno in più.