Flixbus game: lobby 1, cittadini 0. Prorogati score: lobby 4, cittadini zero

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Febbraio 2017 - 14:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Flixbus, appunto bus dalla colorazione verde arancio che commettono sulle nostre strade un peccato intollerabile: fanno viaggiare la gente pagando poco, low cost, dieci euro e arrivi a destinazione. Collegano luoghi in Italia e all’estero non ben serviti da treni e aerei ma soprattutto offrono un servizio di trasporto tre volte colpevole: pulito, efficiente, economico.

Peggio ancora Flixbus è collegato con quel “demonio” distruggi famiglie che è il web, internet. Dio ne scampi, vade retro. E infatti una manina ha inserito lo scongiuro e l’esorcismo nel famoso decreto detto Mille proroghe. La manina ha scritto che per portare gente sui bus e nei bus bisogna per forza essere azienda che ha la sua maggiore attività su strada. Ma Flixbus opera su una piattaforma web. Quindi è da scomunicare. L’operare su piattaforma web consente di abbassare i costi senza ricorrere a pessima qualità del servizio? Peggio ancora. Giusti e sani sono solo i bus, magari sfasciati e puzzolenti, della tradizione pre web, globalizzazione, low cost e altri attentati alla patria e nazione e, diciamolo, alla sovranità dei cavoli propri, in questo caso i bus.

Per cui in questa partita, grazie alla manina legislatrice, lobby bus all’antica vince. Uno a zero su cittadini, quelli cui conveniva viaggiare low cost.

Ma se andiamo al complessivo score, al risultato complessivo, della partita-campionato “prorogati” dal Mille proroghe appunto, allora il punteggio si fa ben più rotondo e diventa: lobby 4, cittadini 0. Quattro a zero vincono le lobby, pardon interessi di categorie.

Vincono gli ambulanti. Quelli che vendono usufruendo e occupando suolo pubblico. Ottengono proroga del loro possesso dio fatto della cosa pubblica. Dovunque siano, piazza o monumento, lì restano. Respinti con perdite tutti i tentativi di far loro cambiare indirizzo e postazione in nome di quella cosa stramba che viene chiamata interesse generale. Restano, vincono, sono prorogati. Ma vogliono di più, vogliono la proroga a vita dei loro insediamenti. In nome dell’io me lo sono preso, guai a chi lo tocca. E’ un ramo del diritto di proprietà all’italiana: occupo quindi è mio. Va di moda più di quanto si immagina.

Vincono i balneari con una partita giocata in fotocopia con gli ambulanti. Hanno ottenuto proroga delle concessioni di arenili e spiagge pubbliche il cui uso commerciale doveva essere messo all’asta. Si tengono quindi arenili e spiagge in nome del diritto dello “stiamo qui da tanto tempo e ci ho speso pure i soldi” (diritto secondo il quale se affitti un’auto, ci metti la benzina, magari la fai lavare dopo un po’ di tempo è tua). Si tengono i canoni d’affitto basso raso terra dei litorali pubblici. Ma vogliono di più, vogliono la concessione a vita. E pure ereditaria magari e non è uno scherzo la richiesta di ereditarietà come si faceva con i feudi.

Vincono i tassisti ottenendo la promessa dal governo di un decreto fast che dichiarerà abusivo e incestuoso il far lavorare insieme il trasporto urbano e il web.

Perdono i cittadini consumatori cui serve il bus low cost, perdono i cittadini abitanti delle città e i cittadini turisti che devono continuare a pagare dazio estetico e monetario alle leghe del commercio ambulante, perdono i cittadini cui il mare è consentito nelle condizioni spazi e prezzi di quelli che il mare a suo tempo l’hanno occupato, perdono i cittadini utenti che di un Uber regolati e di taxi tecnologicamente evoluti avrebbero tratto vantaggio.

Score finale dunque: lobby quattro, cittadini zero. Ma consoliamoci, da noi ogni lobby è un po’ famiglia. E apparteniamo tutti ad una lobby-famiglia. Oggi siamo incudine, domani martello. E siamo, vogliamo essere tutti prorogati nella nostra immobilità. Mille di queste mille proroghe!