Ganzer, la giustizia al prezzo della legalità

Pubblicato il 13 Luglio 2010 - 14:55| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA
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Il generale Ganzer

Un buon titolo, un titolo vero sul “Corriere della Sera”, un titolo che dice: “Sensazione di smarrimento”. Sensazione che l’avvio dell’articolo di Luigi Ferrarella correttamente comunica: “La mattina a Caserta i carabinieri del Ros sequestrano alla Camorra un miliardo di euro, il pomeriggio a Milano il loro comandante Ganzer è condannato a 14 anni da un Tribunale che sancisce che a cpo dei Ros c’è un narcotrafficante, seppure al fine di fare carriera… il generale condannato è lo stesso che ha guidato le inchieste sugli appalti alla Protezione Civile, sulla maxi frode Telecom Sparkle, sul caso Marrazzo…un uomo che nè il centro sinistra nè il centro destra hanno ritenuto di rimuovere…”.

Lasciamo stare centro destra e centro sinistra, resta che c’è di che smarrirsi. Generale e spacciatore? Difensore della legge, uno dei migliori e criminale, per di più seriale visto che avrebbe commesso reati per anni? Possibile? Possibile forse solo se si mischiano e si confondono parametri e categorie di giudizio. Il generale Ganzer condannato da un Tribunale e riconfermato nel ruolo e nella stima non solo dai suoi uomini ma anche dal ministro degli Interni Maroni, è la prova vivente di una Babele, di differenti e non comunicanti linguaggi e valori. E’ noto, è trama usuale perfino cinematografica e della fiction, che chi combatte la grande criminalità nella grande criminalità si infila, con la grande criminalità intesse rapporti. Fosse anche solo e sempre per incastrarla, è una necessaria rete di rapporti. Se fissi e scruti una maglia di quella rete, se la fotografi all’istante in cui appare, quella “maglia” è tecnicamente e giuridicamente reato. Ma se lasci scorrere tutta la rete, quella stessa maglia è mezzo per raggiungere un fine, un fine di giustizia.

Può la giustizia talvolta litigare con la legalità? Sì, molto più spesso di quanto non si voglia supporre e ammettere. Senza nulla togliere al lavoro dei magistrati, non crediamo sia vera l’immagine del Ganzer-boss. Crediamo che il generale abbia sempre lavorato per la giustizia, anche se e quando ha calpestato la legalità. Lo smarrimento è nel dover ammettere che nella realtà giustizia e legalità non marciano allo stesso passo e talvolta si sgambettano.