Giudici costituzionali: Parlamento impotente vuol dittatori

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Dicembre 2015 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA
Giudici costituzionali: Parlamento impotente vuol dittatori

Giudici costituzionali: Parlamento impotente vuol dittatori

Da un anno e mezzo Camera e Senato, l’intero Parlamento italiano, si sottraggono al loro dovere civile e costituzionale di eleggere i membri mancanti della Corte Costituzionale. Cinque di questi sono assegnati dalla Costituzione alla nomina politica e la politica, anzi ed è peggio, il Parlamento si mostra, compiace, insiste e persiste nella sua voglia di impotenza. Per la ventottesima volta non si è raggiunto, un accordo, un quorum e si è votato invano. Il quorum alto, tre quinti delle Assemblee, concepito come garanzia di rappresentatività e autorevolezza degli eletti, è stato trasformato dai partiti politici e dai gruppi parlamentari in arma di boicottaggio e ricatto.

Mancano tre membri di nomina parlamentare alla Corte Costituzionale e un cittadino comune facilmente alza le spalle in un comprensibile e allora? Mancano tre per la Corte e allora a me cosa importa? Affari loro, storie loro…insomma chi se ne frega o quasi. Comprensibile, ovvio, quasi scontato il disinteresse. Ma, come ogni disinteresse per la cosa pubblica, miope. Il Parlamento impotente, i Parlamenti impotenti nella storia recente e a noi in qualche modo contemporanea, quella della democrazia occidentale, sono sempre stati la premessa, la precondizione per la richiesta prima e l’attuazione poi di sistemi se non addirittura regimi autoritari.

Il meccanismo politico-sociale-culturale che si innesta è quasi obbligato: i Parlamenti non decidono, quindi non contano. Però rallentano, intasano, aggravano. Quindi renderli sempre meno capaci di far danno, di intralciare governi e soprattutto leader. Certo ci sono gradi e step tra loro molto diversi e differenziati di questo processo, si va dalla quasi fisiologica oggi crisi e fatica dei Parlamenti nel legiferare alla quasi inesistente oggi instaurazione di regimi politici dove il Parlamento è solo ornamento formale, residuo di arredamento democratico. In Italia siamo un po’ più in là della fatica, ancora a qualche passo dalla inutilità, in Italia siamo alla decomposizione del Parlamento.

Decomposizione, per colpa e responsabilità soprattutto della scarsa cultura civica e civile dei parlamentari. Incapaci di vivere il Parlamento come luogo della decisione e della mediazione, ipnotizzati, drogati, tossicodipendenti all’idea di fare del Parlamento teatro e rappresentazione delle rispettive identità e propagande. Decomposizione, per colpa e responsabilità di un ceto politico in Parlamento che interesse comune non sa neanche cosa sia anzi considera il cercarlo un disvalore, un vizio, un peccato.

Decomposizione, per colpa e responsabilità anche di una cultura che attecchisce e fiorisce, anzi prospera, fuori e dentro il Parlamento. Cultura ignorante perché ignora che democrazia è delega e mediazione, è costruzione di argini (istituzioni) entro i quali far scorrere la volontà popolare. Cultura che invece pensa di essere democratica solo se e quando abbatte gli argini e provoca esondazione della volontà popolare. Cultura secondo la quale ogni trattativa, mediazione o accordo è inciucio o patto segreto e sordido. Cultura che ignora l’etimo stesso di Parlamento e secondo la quale l’Assemblea degli eletti dovrebbe chiamarsi non il luogo per parlare ma quello per esibirsi e lottare…arena, stadio..?

Cultura che produce arroganza contrabbandata come inflessibilità e purezza (esempio classico e pieno M5S in Parlamento: non voterò mai il tuo candidato, tu vota i miei perché sono gli unici buoni e gli unici buoni sono i miei perché lo dico io e se altri si accordano è sempre accordo schifezza, l’unico accordo puro è quello con me).

Cultura che produce furbizie, astuzie, miserie contrabbandate da distinguo politici (esempio classico la quota Pd anti Renzi: la mia battaglia principale è quella contro l’usurpatore, quindi è un punto di fermezza e di strategia bocciare con e nel voto segreto qualsiasi candidato di Renzi, non tanto per il candidato ma per Renzi).

Cultura che produce ricatti ed estorsioni politiche, contrabbandate, anzi neanche contrabbandate (esempio delle ultime ore la lottizzazione di voti nei parlamentari detti centristi ed esempio classico i voti di Forza Italia che nello scrutinio segreto diventano messaggi ostili che le varie fazioni dentro Forza Italia si scambiano. Al gioco partecipa ora votando ora no anche la Lega).

Cultura che produce una Corte Costituzionale monca, meno autorevole, più attaccabile. Cultura che se ne frega di picconare un’istituzione di garanzia. Cultura di furbetti della politica che uno che li metta in riga se lo chiamano…Poi verranno, già vengono le lacrime di coccodrillo sulle “derive autoritarie”.