Grecia: referendum truccato. Italia, quelli che “Sto con Tsipras”. Segnateveli

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Giugno 2015 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA
Alexis Tsipras

Alexis Tsipras

ROMA – Domenica, cioè tra sei giorni, i greci voteranno in un referendum: o Sì o No. Ma, a sei giorni dal voto, il governo Tsipras che ha indetto il referendum non ha fornito agli elettori greci la base materiale su cui votare. Non si sa, non c’è, non è scritto da nessuna parte il quesito, la domanda cui i greci dovranno rispondere. Non è un inconveniente dovuto alla fretta, è una strategia. E non è neanche un ritardo, un’incertezza, un mancato adempimento. Tutt’altro: è un trucco, un gioco politico, un’astuzia, una furbata.

Il trucco di comunicare che si vota per il “bene” o per il “male”, per la sovranità o la soggezione, per la democrazia o per la democrazia cancellata è l’ultimo gioco di prestigio di Tsipras. Non è un caso se a sei giorni dal voto e a tre giorni dal “lancio” del referendum per bocca di Tsipras nessuno in Grecia abbia fornito il testo su cui si vota, il testo da respingere o rifiutare. Tsipras ha detto che il referendum è sulla proposta dei creditori (definiti “usurai”). Ma, ancora una volta non è un caso che a stampare e rendere pubblica la proposta rifiutata da Tsipras sia Junker, sia la Commissione europea. Se la proposta è così oscena perché Tsipras non ne ha fatto subito un manifesto?

La più chiara nei confronti degli elettori greci è stata Angela Merkel: “è un referendum tra euro e dracma” ha detto al telefono a Tsipras e lo ha fatto sapere ai greci. A quel telefono Tsipras giocava ancora: no, non tra euro e dracma ma referendum tra proposta e suo rifiuto da parte dei greci in modo da usare il rifiuto per ricominciare a trattare, trattare ancora. Come si è fatto per cinque mesi, inutilmente. Inutilmente perché il gioco di prestigio di Tsipras è sempre stato restare nell’euro senza accettarne, anzi schifandone, tutte le regole.

Gioco di prestigio per ragioni interne, mezza Syriza preferisce il default e l’uscita dall’euro, però agli elettori greci è stato promesso in campagna elettorale che nell’euro si sarebbe rimasti. Gioco di prestigio che doveva essere astuto oltre che prolungato, eterno: mentre si tratta Ue e Bce ovviamente finanziano la Grecia. Gioco di prestigio che è stata ed è tutta la politica di Tsipras e del suo governo.

Altro che “altro mondo è possibile”. In Grecia Syriza e il suo alleato di governo hanno in cinque mesi fatto nulla di altro e tanto per mantenere quel che c’era prima. Nessun taglio alla spesa militare. Strenua difesa delle pensioni pubbliche a 56 anni, 56! I privati in media in pensione ci vanno a 58 anni. Strenua difesa delle sanzioni Iva per le isole. Nessuna riforma fiscale, tanto meno per far “pagare i ricchi”. Dopo cinque mesi di governo Tsipras gli armatori aspettano ancora il giorno in cui cominceranno a pagare le tasse e ad esempio i monopoli che controllano importazione e distribuzione di farmaci aspettano ancora qualcuno che imponga loro di smetterla di venderli al doppio/triplo del costo nel resto d’Europa.

Tsipras e il suo governo hanno protetto interessi e corporazioni: il pubblico impiego, i militari, l’evasione fiscale. Non solo, hanno praticato il peggiore dei non governi. Da molte settimane in Grecia nessuno paga più nessuno. Aveva cominciato il governo non pagando i fornitori. Questi hanno cominciato, ovviamente, a non pagare a loro volta. La faccenda si è estesa, niente tasse pagate, niente mutui, niente affitti…Chiunque avesse un debito rimandava il pagamento per non “sprecare” euro che oggi c’erano, domani chissà. Il governo Tsipras ha assistito, anzi incoraggiato questa progressiva decomposizione.

Decomposizione tenuta a freno solo e soltanto dalla Bce che materialmente dava e dà alle banche greche i soldi che i greci si sono portati all’estero (i ricchi) o messi sotto il materasso (gli altri). E’ stata la Bce il vero bancomat dei greci, quella Bce che ieri Tsipras definisce “ricattatoria”. Difficile trovare una bugia più evidente: i finanziamenti della Bce alla Grecia costituiscono il 70% del suo Pil. Ogni banconota che i greci hanno ritirato e si sono messi in tasca prima che il loro governo li portasse alla chiusura delle banche è venuta dalla Bce perché le banche greche non avevano né liquidi né crediti.

Già, ma la Grecia era soffocata dai debiti da pagare. Falso: dal 2010 ad oggi la Grecia ha ricevuto più soldi europei, molti più soldi europei di quanti ne abbia restituiti (basta pensare che i rimborsi all’Italia partono, se mai partiranno, dal 2022). La verità è che i greci tra il 1995 e il 2009 hanno visto l’indice del loro reddito salire da quota 47 a quota 71 rispetto a quello dei tedeschi. Buon per i greci, peccato che gran parte di quel reddito crescente crescesse appunto in ragion di debito. Debito contratto come se mai dovesse essere ripagato. Debito contratto e credito concesso (qui sta colpa europea) senza responsabilità. La verità è che i greci soffrono enormemente non tanto dei debiti che non pagano ma del dover costruire nel loro paese condizioni per cui l’aumento del reddito pro capite non sia più a debito.

Tale sofferenza ha consentito la creazione e il divulgarsi del mito della “Grecia affamata dallo straniero”. E il vero e proprio delitto politico e sociale perpetrato da Tsipras è stato quello, una volta ottenuto il governo, di non saper far altro che coltivare il mito in patria e puntare ai soldi europei. Governare, cambiare, innovare, migliorare la Grecia non appartiene al mansionario del laeder. Leader della sinistra? Syriza è nazionalismo. Syriza è arcipelago di clientele sociali. Syriza è l’astuto referendum senza testo. Syriza è federazione di chi vuole l’euro e chi non risolto con l’astuzia del ci teniamo l’euro ma delle regole dell’euro ce ne freghiamo. Syriza è dire: io sono la democrazia, il voto del popolo greco. E gli altri popoli, il voto non vale? Syriza è giocare, scommettere che una settimana di crolli in Borsa in Europa spaventeranno la Merkek, Hollande, Draghi e li faranno cedere. Syriza è un capo di governo che si sente astutissimo e gioca a farsi cancellare i debiti non esitando a mettere i suoi cittadini di fronte a un bancomat vuoto. Sinistra..? Forse, anche. Ma, storia e cultura alla mano per chi ce l’ha, anche no.

Infatti Tsipras…sono tanti in Italia quelli che “io sto con Tsipras”. Per Beppe Grillo “è un grande uomo”. Per Tsipras tifa Matteo Salvini. Con Tsipras sta Nichi Vendola e, immaginiamo, stanno Civati e Fassina. Con Tsipras sta Renato Brunetta e per lui tifa anche, seppur con qualche moderazione, la leader di Fratelli d’Italia. Se mai un giorno dovessero chiudere anche i nostri di bancomat, se mai un giorno anche per noi ci fosse l’alternativa di mettersi gli euro sotto il materasso perché arriva una moneta che dimezza i risparmi, se mai cercate qualcuno così abile e astuto come Tsipras in Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Salvini oggi è il preferito, Grillo incalza, Meloni e i Vendola coprono le spalle. Se mai dovessero venire giorni greci per l’Italia ricordatevi di questi nomi, ne saranno i padri.