Guarda chi si rivede: le mani in tasca agli italiani

Pubblicato il 16 Aprile 2009 - 09:09| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Altro che “tassa sui ricchi”, che poi ricchi non sono. Alla coppia Berlusconi-Tremonti toccherà infrangere quel che era il primo comandamento della loro fede: “mai mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Le metteranno invece, e non solo nelle tasche di chi, coraggioso/obbligato dichiara al fisco più di 130mila euro lordi di reddito annuo. Sono circa duecentomila italiani, non i veri ricchi, anche se i giornali li chiamano addirittura i “Paperoni”. I veri ricchi sono quelli che centomila euro e passa li nascondono al fisco, non quelli che li dichiarano.

Ma, anche a togliere mille euro a testa ai duecentomila, fanno centinaia di milioni e non migliaia di milioni, cioè quelli che servono per la ricostruzione dell’Abruzzo. Ecco allora che “le mani nelle tasche degli italiani” il governo le affonderà fino a quota 80mila euro lordi annui dichiarati, fino agli stipendi da quattromila euro netti al mese. Soglia questa di relativa agiatezza e non certo di ricchezza.

Può fare altrimenti il governo? Sì, potrebbe. Diminuendo la spesa, sia quella programmata per grandi opere, il Ponte sullo stretto ad esempio, sia quella corrente. E’ stata a suo tempo calcolata in 80 miliardi la spesa pubblica, statale, regionale e comunale, destinata alla “creazione consenso”. Convegnistica, consulenze, sovvenzioni, denaro a pioggia per clientele e corporazioni. Certo, trovare qui qualche miliardo costa, appunto in termini di consenso. Qualche centinaio di milioni poteva risparmiarlo con l’election day, poca cosa ma grande esempio. Qualcosa di più potrebbe venire chiedendo ai contribuenti di destinare l’8 per mille allo Stato. Non tutti sanno come funziona: se indichi “Chiesa” l’otto per mille va alla Chiesa, se indichi “Stato” va allo Stato. Se non indichi nulla, come fa la maggior parte, va in proporzione all’indirizzo indicato. Poichè lo Stato non fa propaganda per se stesso, la minoranza, però maggioranza relativa delle indicazioni, è per la Chiesa. Quindi la maggioranza dell’otto per mille va alla Chiesa. Se lo Stato lo chiedesse per i terremotati, c’è circa un miliardo a portata di mano. Ma la cosa darebbe parecchio fastidio alla Chiesa appunto.

Altra cosa che si può fare è lo scudo fiscale: legalizzare il rientro di parte dei 200 miliardi portati nei decenni fuori dai confini e fuori dal fisco. facendo pagare una tassa di rientro. L’altra volta fu di circa il due per cento, stavolta dovrebbe essere di circa il dieci. Ennesima cortesia agli evasori, ma male minore rispetto a far pagare ancora e di più chi già paga. Però Tremonti lo scudo voleva tenerlo come arma di riserva strategica contro la piena della recessione e disoccupazione. E poi sono soldi che arrivano cash tra un anno o due.

Quindi, la strada più facile, anche se la più ingiusta, la strada dell’incasso sicuro mettendo mano all’Irpef, non dei ricchi ma del ceto medio, anzi non di tutto il ceto medio ma di quella parte che le tasse le paga. Dicevano che era una pessima abitudine di Visco. Visco non c’è più al governo, la pessima abitudine invece ritorna.