Marino, agguato a Renzi. All’aeroporto, al Comune, a Roma..

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Ottobre 2015 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA
Marino, agguato a Renzi. All'aeroporto, al Comune, a Roma..

Marino, agguato a Renzi. All’aeroporto, al Comune, a Roma..

ROMA – L’ultima la scrive La Repubblica: Ignazio Marino starebbe meditando, organizzando una sorta di agguato a Renzi. Agguato all’aeroporto, da realizzarsi quando Renzi nella notte atterrerà di ritorno dal viaggio in Sudamerica. Agguato per costringere Renzi ad incontrarlo e dare così soddisfazione e telecamera al sindaco. Possibile? Possibile che Marino stia preparando come usa dire a Roma la “posta”, l’appostamento al presidente del Consiglio?

La Repubblica lo suggerisce, qualcuno deve averlo suggerito a La Repubblica e nell’ultima settimana La Repubblica è stato il quotidiano più direttamente informato su cosa frulla nella testa del sindaci dimissionario ma anche no. Anzi, La Repubblica è stato il primo giornale che ha scritto nero su bianco quel che ormai tutti aspettano: Marino che ritira le dimissioni. Quindi, se non sarà agguato, appostamento all’aeroporto, non sarà perché l’idea sia apparsa troppo balzana a Marino. Sarà perché Renzi, informato, lo avrà, per così dire, diffidato e perché Renzi avrà trovato contro misure.

Di certo Marino non ha problemi con le idee balzane negli ultimi tempi. Ha appena finito di dire in piazza: “Questa è una Giunta che guarda avanti”. Ai suoi sostenitori ha appena con modestia annunciato in piazza Campidoglio che “state, stiamo scrivendo una pagina di storia”. Dice di se stesso di aver realizzato “cambiamenti epocali a Roma”. Dice “la città mi vuole ancora”. Figurarsi se lo spaventa un appostamento all’aeroporto.

Agguato all’aeroporto, ma mica solo lì agguato a Renzi. Un aspetto sottovalutato della tragicommedia Marino sindaco di Roma è appunto il feroce, tribale “renzismo” e “anti renzismo” nel Pd. Lasciamo stare Marino che all’inizio si è accreditato come renziano sia pure sui generis…anzi non lasciamo stare perché il Marino accompagnato alle dimissioni dai fatti si scopre e si mostra decisamente anti renziano. E una sola cosa unisce i mille o duemila andati a gridare Marino resta sindaco. E i cinquantamila (cinquantamila?) che hanno firmato analoga petizione: sono tutti cittadini decisamente, ferocemente anti Renzi.

Quindi Marino ha costruito la sua narrazione/motivazione per ritirare le dimissioni (a questo punto con tutta evidenza annunciate non in buonissima fede) su questi capisaldi: io onesto, loro, i politici e i poteri forti molto meno, io fatto fuori perché contro i cattivi, tra i cattivi anche il Pd, il Pd di Renzi.

Tutta la vicenda della resistenza di Marino ad andarsene, oltre che un tributo al suo sconfinato ego, è di fatto un agguato. A Renzi quale segretario del Pd, a Renzi presidente del Consiglio, al Pd. Pd che ormai è praticamente certo mettendo nel conto modalità, effetti e tempi del Marino che “non molla” non avrà il prossimo sindaco di Roma. Non è questione di primarie o di candidati, con questo Marino che non molla il Pd perderà le prossime elezioni per il Campidoglio. I più accorti dentro il Pd già mettono in conto questo esito.

Ma la questione riguarda appunto il Pd, fatti loro. Marino prima di andare smonta pure gli infissi della sua casa politica in modo da renderla inabitabile? Affari loro. Purtroppo ritirare le dimissioni, costringere alla battaglia d’aula sulle dimissioni, procrastinare i tempi fino a fine anno e anche oltre, alimentare la demagogia di un governo della città che funziona, che è bello, sano e puro, giocare all’assedio, barricarsi e recitare sugli spalti la tragicommedia del’uomo solo integerrimo e perciò vittima…Tutto questo è anche un agguato a Roma, un togliere alla città tempo e fiato, un lasciar peggiorare ciò che è difficile peggiorare: la qualità della vita, i servizi pubblici, la convivenza civile a Roma.

Due di novembre, giorno dei morti. Era il giorno entro il quale Marino doveva confermare le dimissioni. Sarà invece che una mesta coincidenza politica una grottesca Halloween con Marino che suona ad ogni porta, importuno e non simpatico, e non domanda: dolcetto o scherzetto? Sorride invece soddisfatto convinto di averlo fatto lo scherzetto, a tutti. A Renzi, al Pd, ai romani. Lo scherzetto di essersi proclamato santo e lasciando alla città che amministrava il ruolo di martire.