Chiudete l’Ilva, Mps alla malora: s’avanza la peste degli sfascia tutto

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Gennaio 2013 - 14:59| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Silvio Berlusconi va in giro ripetendo tre volte al giorno che “è stata una mascalzonata dire agli italiani che a novembre 2011 si è rischiata la Grecia”. Se è stata una mascalzonata, i mascalzoni che l’hanno diffusa e sostenuta sono stati la maggioranza del pianeta, mai congiura e complotto hanno avuto più successo di pubblico e critica, un trucco così trucco da essere identico alla realtà. Adesso di mascalzonata ne corre in giro un’altra, stavolta di successo solo in Italia, quella che equipara i 3,9 miliardi di prestito a interesse concesso dal governo a Monte dei Paschi di Siena ai quasi quattro miliardi di gettito dell’Imu sulla prima casa. Bisogna essere mascalzoni davvero per andare a dire in giro che si poteva non pagare l’Imu, bastava non dare i soldi alle banche. Mascalzoni e pericolosi.

Non dare i soldi alle banche e invece lasciarli nelle tasche della gente sembra proprio la più evidente e giusta misura da prendere subito per rimettere il mondo in pace e giustizia. Sicuri di volere che le banche vadano in malora? L’ultima volta che una banca è saltata, è andata a “vaffa” come molti sognano, era circa cinque anni. Era una banca americana e da allora i guai sono stati tremendi e durano ancora. Alla malora una sola banca e cinque anni dopo meno reddito per tutti, più disoccupati sul pianeta tutto, meno benessere, sicurezza e fiducia per tutti. Perché le banche sono sante e innocenti? No, proprio no, spesso sono diaboliche e colpevoli. Però se salta una banca salti anche tu e se non lo capisci è perché ti imbrogliano o ti imbrogli da solo. Se invece lo capisci e lo sai eppure vai a gridare lo stesso: muoia la banca, ridateci l’Imu, allora, se lo capisci e lo sai, allora sei un mascalzone pericoloso.

Se salta una banca salto anche io, salti anche tu? Quanti soldi hai in  tasca, materialmente in tasca, in banconote? Tutto il resto è credito: lo stipendio o la pensione che arriverà, il conto corrente, il risparmio, il patrimonio. Il credito è quello per cui puoi o non puoi metter su un’impresa, il credito è quella cosa per cui se fai un assegno, tiri fuori una carta o un bancomat questo gesto viene accettato e a seguito di questo gesto ti danno una merce a un certo prezzo. Senza sistema del credito non c’è economia e neanche Stato sociale. E neanche profitto e neanche salario. E le banche, anche quelle pessime, sono parte ineliminabile, essenziale del sistema del credito. Se i governi di tutto il mondo hanno salvato, aiutato anche con soldi pubblici in questi cinque anni le banche è perché l’alternativa sarebbe stata la gente, molta gente, letteralmente senza soldi. Banche andarono in malora nel 1929 e la gente si buttava dalla finestra. I governi, tutti i governi, da Obama alla Merkel, dalla sinistra alla destra, hanno salvato le banche per scelta di sopravvivenza, sopravvivenza della gente comune.

Impedire alle banche di arricchire sulla pelle della gente, punire davvero chi lo fa: questo andrebbe fatto e non si fa. Ma questo non vuol dire, è l’esatto contrario che mandare le banche in malora, non salvarle e quindi portare la gente a scannarsi davanti al bancomat che non eroga più, la banca mandata a “vaffa”. Eppure è pieno in Italia, nell’Italia della campagna elettorale di comizianti che denunciano lo scandalo e vogliono indietro i soldi pubblici prestati a Mps, i Monti bond. Mena scandalo la destra e a chi lo fa andrebbe chiesto: bene, facciamola chiudere Mps, poi quante altre banche traballano in Italia, quante altre se non chiudono chiudono però ancora di più il credito dovendo scontare altre perdite? Alla destra andrebbe chiesto: nessuno deve prestare più soldi alle banche, neanche la Bce? Fonderemo la ripresa economica e sosterremo la semplice economia che c’è reintroducendo il baratto e con un piano quinquennale del credito erogato da una banca nazionale, idea non a caso comune al fascismo e all’Unione Sovietica? A sinistra giustizialisti e comunisti gridano al mai più un euro alle banche. Andrebbe loro chiesto: dove li troveranno i soldi le aziende vecchie e nuove per assumere e produrre?

Ma forse è un caso, forse la comprensibile diffidenza e la gusta rabbia contro le speculazioni suicide di molte banche porta ad esagerare in buona fede, a pronunciare un “mandiamo in malora le banche” senza rifletterci un po’. Forse poi passerà, passerà presto, passa appena ci pensi sopra un po’. O forse no, perché di caso ce n’è almeno un altro. Più o meno con gli stessi attorio protagonisti e comparse. Da giustizialisti e comunisti si leva il grido, fermo e accorato: “Chiudete l’Ilva”. I custodi del vero interesse generale, del vero popolo è questo che vanno perseguendo, è questo il loro obiettivo. Da destra non parlano così chiaro ma si fregano le mani all’idea che l’Ilva scoppi in faccia oggi a Monti e domani a Bersani. Chiudete l’Ilva e sarà un paese migliore, un mondo nuovo. Con trentamila posti di lavoro in meno, nove miliardi di euro di danno economico e con l’Italia finalmente libera dall’industria siderurgica. Non: tenete aperta l’Ilva e insieme impedite che continui a uccidere con i veleni. No, chiudete l’Ilva è l’obiettivo “giustocomunista” che si ascolta in campagna elettorale. Dove, con tutta evidenza, sia la giustizia che il comunismo sono citati a sproposito e stravolti.

E’ campagna elettorale e fino a un certo punto si può capire. Fino a un certo punto perché non è purtroppo solo Berlusconi a fare campagna elettorale perenne. Lo fanno anche altri, ogni giorno giocano allo sfascia tutto. E’ una peste sociale, morale e politica che avanza. Una peste perché chi porta e inocula il contagio si traveste da infermiere con il vaccino nella siringa.