Imu 2013 cambierà, tassa da rifare. Ma se la fai giusta non la fai dolce

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Gennaio 2013 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA
Imu 2013 cambierà, tassa da rifare. Ma se la fai giusta non la fai dolce

ROMA – Che quasi l’intera campagna elettorale e gran parte della carta stampata e il più della televisione e il massimo della chiacchiera privata siano monopolizzati, occupati, invasi, attratti, affascinati, intrigati e intignati sull’Imu la dice non lunga ma quasi tutta sul nostro paese. Paese dove ci sono tre milioni circa di disoccupati, cinque milioni circa di sotto occupati o sotto pagati, duemila miliardi di debito pubblico, ottocento e passa miliardi all’anno di spesa pubblica di cui almeno un quarto è spesa “politica” più che sociale, migliaia di di miliardi di patrimonio privato accumulato sotto forma di risparmio, rendita o immobili, 120 miliardi all’anno di evasione fiscale, almeno altrettanti di economia in nero, un crollo dei consumi privati che mai così dal dopoguerra, la minor produttività d’Europa da dieci anni, i salari più bassi d’Europa o quasi, l’inflazione più alta, le pensioni bloccate sopra i 1460 euro lordi…in un paese così tutti a discutere, titolare, cercar voti, dannarsi per una tassa sulla prima casa di proprietà da 278 euro l’anno di media.

I politici, i vituperati e vituperabili politici ci mettono il loro in questo straniamento collettivo: ora che tra un po’ si vota la tassa è ufficialmente figlia di nessuno. E invece non la storia ma la cronaca di pochi mesi ed anni fa racconta senza ombra di dubbio che l’Imu è figlia di Berlusconi e Tremonti e anche di Monti e Bersani e anche di tutti gli altri per il semplice motivo che è figlia della realtà. In tutti i paesi d’Europa e del Nord America c’è la tassa sulla prima casa, anzi c’era anche da noi e si chiamava Ici, fino a soli quattro anni fa. Figlia della realtà perché all’Italia serviva un gettito fiscale sicuro con il quale, tra l’altro, rassicurare chi ci presta i soldi e ci fa credito che pagheremo il debito. Figlia della realtà perché se non tassi la casa in un paese in cui tutto sfugge al fisco tranne stipendi e pensioni trattenute alla fonte, cosa tassi? Figlia legittima della realtà, anche se non vuol dire figlia perfetta, ben nata, cresciuta e formata. Tutt’altro.

I politici ci mettono del loro ma anche la comunicazione on time offre del suo meglio in questo straniamento collettivo. Robustissimo contributo appena l’altro giorno allo straniamento: da una commissione europea arriva un documento di 500 pagine, per l’Imu e l’Ici italiane appena un box di una ventina di righe. Troppe, troppa fatica leggere venti righe. Meglio titolare tutti e subito “L’Europa boccia l’Imu”. Bisogna leggere i giornali del giorno dopo, e neanche su tutti c’è scritto, per sapere che quelle venti righe europee non bocciavano per nulla, proprio per nulla la tassa italiana sulla prima casa. Che anzi riconoscevano che quella tassa era stata introdotta anche perché l’Europa aveva constatato e rilevato che in Italia contrariamente al resto del continente questa tassa non c’era. Per sapere che la critica era a come era fatta l’Ici e a come è fatta l’Imu. Per sapere che l’Europa neanche si sogna di “bocciare l’Imu” che nel linguaggio politico, giornalistico, elettorale e mugugnale d’Italia ha subito voluto dire, subito è stato tradotto in cancellare l’Imu.

Così in questo senso ha titolato che poteva titolare, così hanno esultato a destra e a sinistra, da Gasparri a Di Pietro, da Maroni a Vendola. E tutti, proprio tutti, tutta la comunicazione e tutta la politica ha guarda caso omesso di citare (le tv Mediaset) oppure di tradurre la parolina europea che accompagnava la critica a come sono state fatte l’Ici e l’Imu italiane. La parolina era “progressiva”, già secondo l’Europa l’Imu deve diventare più “progressiva”. E che vuol dire, vuol dire che ci sono redditi diversi si devono pagare Imu diverse. Che chi ha redditi molto bassi deve pagare di meno, gli altri qualcosa in più, gli altri ancora molto in più, altri ancora moltissimo in più. L’Europa dice che la tassa è “iniqua” perché non è “progressiva”. In Italia si dice che è iniqua perché c’è. Fa una bella differenza.

Tassa progressiva che cresce al crescere del reddito è però cosa che in Italia puzza di patrimoniale e comunque sarebbero ben pochi a pagar di meno di Imu se questa fosse legata al reddito reale. Esenti o quasi solo i redditi alla soglia della povertà, tutto il resto a crescere, chi di pochissimo, chi di un po’,  chi di tanto. L’Imu 2013 se la si vuole più giusta non può essere più dolce. Lo dicono i numeri: 278 annui di media di esborso per la prima casa. Non riducono nessuno in povertà, danno fastidio certo ma non ammazzano. Eppure non c’è titolo che non coniughi Imu a “salasso”. Se l’Imu che già c’è è “salasso” chi glielo racconta e spiega al paese che l’Imu fatta giusta e non storta, legata sia al valore degli immobili che al livello del reddito, potrebbe, dovrebbe progressivamente aumentare nei tre quarti dei casi?

Glielo dice l’Europa, ma d’istinto l’anima e gli occhi e le mani e le labbra del paese “silenziano” l’Europa e le fanno dire tutto il contrario, fanno dire all’Europa che la tassa chiamata Imu va cancellata. Sarebbe proprio un bell’affare a livello nazionale: 24 miliardi da trovare con altre tasse nel caso cancelli l’Imu. Quali altre tasse? Tasse sul lavoro che è l’unico che paga le tasse. tasse su aziende e salari. Quindi ancora meno occupati, ancora meno assunzioni, ancora centinaia di migliaia di senza lavoro. Chi oggi chiede o sogna di cancellare l’Imu questo vuole. E chi promette di rifarla più giusta ha ragione, l’Imu che c’è è storta e sbilenca. Però chi promette di rifarla, e si può star certi che dopo tutto questo can can l’Imu 2013 sarà rifatta, dovrebbe avere il coraggio e l’onestà civili di dire che per rifarla davvero giusta la tassa sulla casa non si potrà rifarla più dolce per tutti. Qualcuno dovrebbe dirlo oltre a comiziarci sopra e qualcuno dovrebbe capirlo prima di titolarci sopra.