Italicum bivio Renzi: mangiato da M5S o spolpato da cavallette?

di Lucio Fero
Pubblicato il 30 Giugno 2016 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Italicum bivio Renzi: mangiato da M5S o spolpato da cavallette?

Italicum bivio Renzi: mangiato da M5S o spolpato da cavallette?

ROMA – Italicum, cioè legge elettorale. Legge elettorale mai applicata eppure approvata dal Parlamento. Legge voluta da Renzi. Legge maggioritaria, cioè legge che assegna al partito che prende più voti al ballottaggio (secondo turno) la maggioranza dei seggi alla Camera. Legge che adesso più o meno tutti, tranne M5S, vogliono smontare. La vuole smontare anche Renzi?

Glielo suggeriscono ineffabili consiglieri ed esperti. L’argomento è questo: l’Italicum prevede che i primi due partiti, quelli che hanno raccolto più voti al primo turno, se la giocano poi al ballottaggio. Quando la legge è stata fatta e votata si pensava e stimava i primi due partiti sarebbero stati Pd e Forza Italia o comunque si sarebbe chiamata la “cosa” guidata da Berlusconi. Ora invece uno dei partiti che va al ballottaggio è sicuramente M5S e, peggio, poiché i voti di M5S ed elettorato di destra al secondo turno si sommano senza problemi contro il Pd, allora con l’Italicum vince M5S. Quindi, per non far vincere M5S l’Italicum va smontato.

Difficile dire se consiglieri, strateghi, esperti, politologi che consigliano questo smontaggio per questo motivo siano più senza pudore e più senza coscienza civile. L’argomento è letteralmente incivile. Una legge elettorale non può essere allestita, pensata, votata, smontata, ricomposta a seconda di chi conviene. Questo è fare strazio e strage dell’interesse generale. Ma questo, purtroppo, è quello che fanno tutti.

Quando Renzi cominciò a lavorare alla legge elettorale nessuna delle forze politiche si mosse sulla base della ricerca della legge elettorale che meglio serve a rappresentare o governare. O rappresentare al meglio o governare al meglio, tutte e due insieme non si può: o legge elettorale tendente alla rappresentanza in proporzione ai voti e quindi governi difficili, incerti, deboli. O legge elettorale più o meno maggioritaria per cui i voti di chi ne ha avuti di più risultano moltiplicati in termini di rappresentanza e quindi governi più forti e stabili ma meno rappresentanza appunto delle minoranze. E meno trattative, compensazioni, contrappesi, pedaggi. Chi dice si possa avere la masdsima rappresentanza e la massima governabilità in una sola legge elettorale semplicemente mente.

Mente perché non gliene frega niente di nulla se non della propria rappresentanza politica, del proprio partito. Ai primi passi dell’Italicum la sinistra alla sinistra del Pd (cambia nome spesso ma è più o meno sempre quella) chiese, impose, ottenne che lo sbarramento (il niente seggi se prendi pochi voti) fosse abbassato, abbassato, abbassato…fino alla soglia minima del tre per cento (qualcuno ha ancora la faccia tosta di dire che è soglia troppo alta). Ai primi passi dell’Italicum, quando sembrava Renzi fosse destinato a vincere le elezioni, la soglia per il premio si gridò di alzarla. E fu alzata dal 36 al 40 per cento. Ma poi rapidamente si scoprì che l’obiettivo vero non era la “soglia”. Obiettivo era il ballottaggio, obiettivo era il premio al partito.

In Parlamento è pieno di gruppi politici che vedono come maggior pericolo (per loro, anche se dicono per il paese) una legge elettorale che consenta a chi vince le elezioni di fare a meno di loro. Tutti i piccoli partiti, e anche piccoli gruppi dentro i partiti più grandi e anche una cultura, una prassi venduta come reale democrazia vogliono una legge elettorale che permetta a tutti di “contare”, trattare, avere compensazioni, esigere pedaggi. E’ la richiesta dei Bersani e dei Vendola, e dei Fassina e anche degli Alfano e anche dei Fitto e anche dei Maroni. La richiesta è di smontare l’Italicum per dare il premio di maggioranza alla coalizione e non al partito.

La richiesta al Renzi ferito dalla sconfitta dalle amministrative è di fare spazio ad una legge elettorale dove si formano, vengono premiate, vincono le coalizioni. Cioè le alleanze buone e valide solo per la campagna elettorale e il giorno del voto. Poi, il giorno dopo, le coalizioni servono per trattare posti governo e quindi per controllare, bloccare l’alleato di governo. Tutti governano, nessuno governa: è questa la democrazia modello Bersani. Il giorno in cui il Pd si sarà liberato di Renzi sarà un Pd…alla Corbyn.

Le coalizioni elettorali che poi sfasciavano governi: l’Ulivo con Prodi, la Casa delle Libertà con Berlusconi. Piccoli e voraci i piccoli partiti e gruppi politici vogliono spolpare l’Italicum e Renzi e ogni stramba idea che in Italia qualcuno possa governare da solo. Quindi a Renzi resta un bivio secco: o conserva l’Italicum, il ballottaggio, il premio al partito più votato e corre il rischio grosso, quasi certezza, di finire mangiato da M5S (che finge di criticare l’Italicum ma lo difende eccome). Oppure smonta l’Italicum, torna a stendere tappeto rosso alle coalizioni, a subire il loro assalto e quindi accetta di essere, lui come ogni governo finora noto, spolpato dalle cavallette.