Jihad scanna e macella, dovrebbe essere la prima emergenza, è l’ultima

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Aprile 2015 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA
Jihad scanna e macella, dovrebbe essere la prima emergenza, è l'ultima

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ROMA – Provate a fare un sondaggio artigianale, interrogando voi stessi e quindi i familiari, gli amici, i conoscenti…Qual è oggi il problema più grande e più serio, quello di cui vorreste si occupassero governanti e istituzioni, quello per cui vale la pena di impegnare soldi ed energie, quale la più grande minaccia, il pericolo sulla testa delle case e dei figli, quale l’emergenza per cui mobilitarsi? Risponderete certamente: il posto di lavoro, l’occupazione, la corruzione. E scendendo oltre in classifica delle emergenze il cittadino, il bravo cittadino italiano caso mai elencherà l’ambiente, l’inquinamento, l’immigrazione…Difficilmente troverete in classifica, anche nella vostra personale classifica, la jihad, la guerra santa che scanna e macella. Neanche all’ultimo posto.

Eppure un pezzo di mondo in armi, una ideologia armata che scanna e macella tutto ciò e tutti quelli che ti somigliano, appena ti somigliano e comunque ti somigliano dovrebbe essere la prima emergenza di uomini e donne dotati di istinto di sopravvivenza. C’è, avanza, colpisce ogni giorno un’ideologia armata che ti scanna e macella se studi come si studia a casa tua, se ti vesti come ci si veste a casa tua, se fai famiglia, sesso e amore come si fanno a casa tua, se preghi il dio che si prega a casa tua, se mangi come si mangia a casa tua…Un’ideologia armata che ogni giorno scanna e macella spiegandoti nei fatti che la stazione finale è il farti fuori, a te, proprio a te. Come e quando sarà possibile.

Dice: ma sono due matti esaltati. Non è vero, non sono due. Dice: ma sono lontani. Falso: tanto lontani non sono e si avvicinano. Dice: è una cosa limitata ad una zona del mondo: Non è vero: investe tre continenti. Dice: ci penserà qualcuno altro. Falso, la cosa più falsa di tutte: se non ci pensi tu nessuno si spingerà in prima fila per farlo al tuo posto. E’ singolare questa condizione dello spirito pubblico e privato del cosiddetto “occidente” rispetto alla jihad. Singolare come un viandante assorto dalla forma delle nubi o dalla morbidità delle scarpe o dalla qualità dell’asfalto mentre un’auto sia pur da relativamente lontano lo punta, lo mette al centro della sua traiettoria.

Singolare ma non inedito, non mai visto nella storia. Ciò che dovrebbe essere la prima emergenza non è neanche l’ultima anche per un noto fenomeno storico che vede spesso i contemporanei inconsapevoli e incapaci di consapevolezza rispetto a ciò che loro accade. Ricordate Cassandra? Aveva ragione ma nessuno le poteva credere. Perché credere che Troia sarebbe stata presa e bruciata in una notte era troppo gravoso, letteralmente impensabile, non-pensabile per i troiani. Mito e letteratura a parte, ai contemporanei spesso manca la prospettiva storica appunto per comprendere e ancor più spesso difetta il coraggio intellettuale per capire e soprattutto comportarsi di conseguenza. Gli umani, le comunità umane non amano preparasi al peggio. Il peggio o affrontano quando è già quasi storia, quando è già tra loro. Nessuno dei grandi conflitti, nessuna delle grandi guerre ha visto le rispettive e contemporanee società civili in grado e vogliose di capire per tempo. Semplicemente noi umani in società non ce la facciamo ad essere consapevoli, magari un piccolo gruppo, magari molti ma ciascuno da solo, ma tutti insieme no.

C’è anche un altro perché, meno nobile raffinato. La pubblica opinione in occidente, segnatamente in Italia, è cresciuta in autostima quanto è calata in competenza. Insomma i canoni e le categorie concettuali della comunicazioni sono troppo angusti per un’equazione complessa. E siccome la realtà è complessa e complicata, essa viene espulsa dalla consapevolezza.

Terzo e forse ancora maggior perché la prima emergenza non è neanche l’ultima. Quando anche avessimo capito, che facciamo? Certo, visto che scannano cristiani e macellano cristiani solo perché cristiani, potremmo aiutarli concretamente questi cristiani. Portarli in salvo, costruire corridoi umanitari, mandare soldi,accoglierli…Potremmo, ma chi organizzasse di queste cose dovrebbe chiedere soldi, dire che ci vogliono e sono necessari un sacco di soldi. Per salvare e aiutare quelli come noi, quelli che vivono come noi. Ma quaranta anni e passa di pedagogia dei “cavoli miei” sbarrano questa strada o impongono a chi la percorresse pesanti dazi di consenso. Lo vedete un governo italiano, una Commissione europea che toglie miliardi all’agricoltura o alla siderurgia o al welfare per salvare i cristiani là dove la jihad li scanna e macella? Sarebbero, diciamo la verità, travolti dall’impopolarità. Il “mutie silenti” lamentato dal Papa rispetto allo scannamento di cristiani è anche una questione di portafoglio.

Più forte del portafoglio dovrebbe essere l’istinto di sopravvivenza. Sulla sopravvivenza istinto e razionalità potrebbero trovare intesa. Insomma qui scannano non solo i cristiani di fede religiosa ma i cristiani di cultura, pigmentazione della pelle, abiti, costumi, valori…scannano quelli come noi e anche i più sfortunati tra noi se si trovano in giro per il mondo nel posto sbagliato quando quelli hanno in programma una bella macellata di “kafiri”, sì, i kafiri siamo noi, tutti noi. Ma allora, se ci rendessimo conto, dovremmo dire l’indicibile. Dovremmo rompere il giuramento fatto a noi stessi dopo la guerra dei trenta anni d’Europa, dovremmo ripronunciare la parola guerra.

Già, e quando anche lo facessimo, chi la combatterebbe per noi? Non i nostri figli che non reggeremmo che poche decine di caduti a condizione che siano militari di professione, figurarsi i figli? Una guerra senza caduti è l’unica pensabile per noi. E poi cos’è questo farfugliar di guerra, questo strascicar di ciabatte belliche che comincia a lampeggiare su quotidiani e riviste? La guerra è la peggior cosa che ci sia, punto. E quand’anche, dove la combatteremmo questa guerra? Non c’è un fronte preciso, non c’è un nemico preciso…e tutte le volte che qualcuno ha provato a fare qualcosa del genere è stato alla fine sempre peggio. Già, una guerra per noi giustamente impensabile, che non sapremmo dove combattere, a chi far combattere, che non sarebbe né breve e a neanche certa.

E quindi la guerra è la peggior cosa che ci sia, punto. Giusto, perfetto, saggio, condivisibile, vero. Ma se la guerra te la fanno gli altri che si fa? Dovrebbe essere la prima emergenza rispondere a questa domanda ma è domanda troppo tosta e quindi espelliamo la risposta dalle emergenze.