Lavoro: più contratti. E la Cgil si incazza

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Maggio 2015 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro: più contratti. E la Cgil si incazza

Lavoro: più contratti. E la Cgil si incazza (nella foto Ansa, Susanna Camusso, segretario della Cgil)

ROMA – Non può essere detto altrimenti anche se è alquanto volgare, non può essere detto altrimenti se si vuol rendere esattamente la natura del pensiero, umore a azione della Cgil, se si vuole essere fedeli alla notizia. Aumentano i contratti di lavoro, l’Inps lo certifica e la Cgil…si incazza. Non può essere detto altrimenti e non perché manchino i sinonimi o le forme verbali attenuate. Non può essere detto altrimenti perché di fronte al fatto che aumentano i contratti di lavoro non è che la Cgil contesta, dubita, diffida…E neanche protesta, eventualmente smaschera e denuncia. E neanche si turba, indispettisce, incupisce…No, proprio si incazza, si incazza proprio: questa è la parola giusta e precisa che descrive e coglie chi ha scatto e pose d’ira al sopraggiungere di un guaio, di un danno.

Già, la Cgil, il maggior sindacato italiano, il sindacato guidato da Susanna Camusso, il sindacato dentro il quale c’è la Fiom di Maurizio Landini, il sindacato che Landini si vuol prendere tutto e non è detto che non ce la faccia, ha reagito alla comunicazione Inps di più contratti di lavoro nei primi tre mesi del 2015 come reagisce uno di fronte a un guaio. Ira e stizza: “Non è lavoro che aumenta, è un regalo alle aziende…non è lavoro che cresce, sono contratti che già c’erano e cambiano…e comunque sono stati abbassati i diritti dei lavoratori…”.

Ora solo chi è nato e vissuto in Italia e conosce e si orienta nella complessa geografia della nostra vita pubblica può trovare naturale, in fondo ovvio e comunque normale che un sindacato provi fastidio e rabbia al sopraggiungere di decine e centinaia di migliaia di nuovi contratti di lavoro. A noi italiani appare ovvio e normale che la Cgil faccia così. Perché sappiamo che la Cgil è contro Renzi (Camusso ha detto pubblicamente “Non voterei il suo Pd”), sappiamo che lo schieramento politico prevale su tutto e quindi, se i nuovo contratti di lavoro arrivano da Renzi e dal suo governo, non sono buoni per la Cgil. Perché? Perché sono di Renzi! A noi appare normale che un sindacato si incazzi se ci sono più contratti, al resto del mondo, nel resto del mondo…come glielo spieghi?

Non glielo spieghi e qualcuno fa fatica a comprenderlo perfino in Italia. La Cisl, il secondo sindacato italiano, non saluta l’aumento dei contratti di lavoro come una sciagura, anzi. Dice che è cosa buona. Ed è  stessa Cisl che contro Renzi e il suo governo sta combattendo per fermare la riforma della scuola. Dunque la Cisl non è certo qui e oggi amica del governo. Però non ce la f, non arriva a incazzarsi se ci sono più contratti di lavoro.

Ci riesce solo la Cgil, ci riesce per riflesso politico, per riflesso di schieramento politico. E anche per riflesso di schieramento sociale. L’accusa che la Cgil lancia a legge di stabilità e jobs act (all’origine dell’aumento dei contratti di lavoro) è di non creare nuovi posti di lavoro ma di trasformare contratti prima a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Trionfante la Cgil dice: è la stessa gente, prima lavorava in un modo, ora in un altro, è la stessa gente. Quel che la Cgil non apprezza e francamente disprezza è il cambio nella qualità della vita di questa gente, il cambio dal precariato al contratto stabile. Contratto con cui hai la maternità pagata, puoi avere il mutuo in banca…Contratto prima vanamente inseguito, contratto che ti fa smettere di essere precario.

Qui la Cgil addirittura illividisce e diffonde anatema e iettatura: tanto poi vi licenziano dopo tre anni…A parte la lapalissiana constatazione che è sempre meglio esser licenziati dopo essere stati assunti che non essere assunti mai, a parte il non spiegare perché dovrebbe essere pieno di aziende sadiche che assumono oggi solo per la gioia di licenziare domani, ciò che fa la Cgil furiosa è il modificarsi della percentuale: prima 70 e passa per cento dei contratti a tempo determinato e neanche il 30% a tempo indeterminato, ora il contrario. Qualcuno, svariati, molti dei trentenni stanno smettendo di essere precari e questo per la Cgil vale nulla, anzi è “peggio”.

C’è una sola spiegazione a tale aporia logica, e la spiegazione è la somma dello schierarsi politico e del collocamento sociale. La spiegazione, la ragione, l’essenza di una Cgil così è che la Cgil oggi è il sindacato dei pensionati, del pubblico impiego e di alcune (sempre meno) grandi fabbriche. Tutto l’arcipelago del lavoro dipendente non o malamente contrattualizzato è estraneo alla Cgil, più che estraneo alieno. Le è talmente alieno che lo concepisce degno di esistenza solo se assume le fattezze e sembianze “terrestri” del lavoro dipendente iper contrattualizzato modello anni ottanta. Estraneo ed alieno le è anche il lavoro dipendente che tratta e si accorda in fabbrica, a livello territoriale. Familiare le è solo il lavoro dipendente che fu (il legittimissimo sindacato dei pensionati) e quello che opera fuori mercato (la pubblica amministrazione).

Tutto noto, tutto evidente anche se non sempre ammesso. Niente da stupire, niente da eccepire. Basta capire. Altrimenti uno, non uno qualsiasi ma un qualsiasi lavoratore, potrebbe stupire ed eccepire di fronte a un sindacato dei lavoratori che quando aumentano i contratti di lavoro…perdutamente si incazza.