Di Maio, governo M5S al Quirinale via mail: l’arroganza bambina

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Febbraio 2018 - 09:48| Aggiornato il 1 Marzo 2018 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Di Maio e il governo M5S al Quirinale via mail: l'arroganza bambina

Di Maio, governo M5S al Quirinale via mail: l’arroganza bambina (foto Ansa)

ROMA – Di Maio i ministri del governo M5S li presenta un po’ alla volta, come si fa per gli ospiti a Sanremo. O come si fa per calzini e canottiere al banco degli ambulanti. Di Maio grande intrattenitore e conduttore o Di Maio commesso al banco la strategia di comunicazione è la stessa: la merce te la faccio vedere un po’ alla volta, così la gusti piano e non cala l’attenzione. Un solo problema: il governo M5S non esiste, non c’è. Non si è ancora votato, M5S non ha ancora vinto, se mai vincerà, Di Maio non ha avuto l’incarico di formare nessuno governo, intorno a M5S e Di Maio non c’è nessuna maggioranza parlamentare. Niente, nisba, nulla, nada: quel che Di Maio mostra è un fac-simile, un modellino, un campionario.

Ma Di Maio fa come fosse tutto vero. Fa come M5S avesse vinto le elezioni. Fa come si fosse già votato e contato i voti. Fa come avesse intorno a sé una maggioranza parlamentare. Fa come avesse ricevuto incarico di formare il governo. Fa come fosse il capo di un governo M5S. E quindi spedisce, prima che si sia votato, la lista dei ministri al Quirinale. E, siccome ovviamente Mattarella presidente della Repubblica non può e non deve ricevere simile lista dando al bluff di Di Maio la dignità istituzionale di un colloquio diretto (immaginate lo chiedessero con la propria lista di ministri tutti quelli che si presentano alle elezioni), Di Maio il governo M5S lo spedisce al Quirinale via mail.

Il bluff di Di Maio di un governo M5S da valutare e vistare prima ancora che esista non è solo un bluff più o meno arguto. E’ un gioco pericoloso e prepotente: attesta, dichiara che M5S ha già vinto. E quindi suggerisce, prepara la teoria del voto e democrazia traditi se governo M5S non sarà.

Gioco pericoloso e prepotente (se n’è accorta finalmente anche se con giorni di ritardo anche la stampa, vedi Massimo Franco sul Corriere della Sera) perché viaggia e si fa forte su una regola che non c’è. Regola che non c’è proprio: quella che il governo spetta a chi arriva primo nella conta dei voti.

Nulla di più falso: se arrivi primo e resti solo il governo, l’incarico di formarlo secondo Costituzione non spetta per diritto a te. Ancora più chiari: in un sistema elettorale proporzionale (l’ha voluto eccome anche M5S quando ha bocciato l’Italicum renziano) da Costituzione e prassi l’incarico di formare il governo va a chi è o appare in grado di formare alleanze e quindi maggioranze parlamentari. Ancora più chiaro: se M5S prende il 28 per cento (cifra a caso) e Berlusconi più Salvini e Meloni e Noi per l’Italia fanno insieme una maggioranza parlamentare l’incarico va da Costituzione a uno di loro o da loro indicato. Anche se Forza Italia avesse preso il 17 per cento, la Lega il 14, Fratelli d’Italia il 5 (cifre a caso).

E se Pd più Bonino, più Insieme più lista Lorenzin si mostrano (cosa improbabile) in grado di fare maggioranza parlamentare l’incarico va affidato a persona di quell’area. Anche se il Pd avesse preso solo il 22 per cento (cifra a caso).

Non c’è, non sta scritto da nessuna parte il diritto ad avere l’incarico di formare il governo se raccogli la maggior percentuale di voti. Questo diritto esiste solo se il sistema di voto fosse maggioritario e quindi il partito più votato avesse premio in seggi tale da dargli maggioranza in parlamento. ma così non è, così non si è voluto fosse, così non ha voluto anche M5S e così non ha voluto fosse chi ha votato No al referendum del dicembre 2016.

Ma Di Maio finge un diritto che non c’è e dichiara di averlo lui il diritto che non c’è. Gioco pericoloso e prepotente, prepara con molto pelo sullo stomaco la teoria che se il governo non lo danno a lui non c’è democrazia, le elezioni tradite, la vittoria mutilata, scippata, negata…

Gioco pericoloso e prepotente cui la comunicazione, ormai difficile dire se più per ignoranza o conformismo, fa da sponda. Gioco pericolo e prepotente. E anche arrogante in quello spedire via mail. Un’arroganza bambina. Bambina in che senso? Il governo M5S prima che si sia votato spedito via mail al presidente della Repubblica…

Il governo e le istituzioni in mano a Di Maio, come in mano ai bambini il fornello del gas. O le chiavi di casa in mano ai bambini. O il libretto di assegni in mano ai bambini. O il volante dell’auto in mano ai bambini. A essere precisi a Napoli e dintorni il concetto viene reso con espressione dialettale nella cadenza ma universale nel concetto. Di Maio lo sa bene come si dice nelle sue terre, con frase che forse ritrae al meglio il rapporto tra M5S e governo: la…in mano ai bambini.