Marino note spese: la difesa del coniglio incosciente

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Ottobre 2015 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Marino note spese: la difesa del coniglio incosciente

Marino note spese: la difesa del coniglio incosciente

ROMA – L’ha detto lui ai magistrati, l’ha detto il suo avvocato ai giornalisti, lo ha ribadito ancora lui in successiva conferenza stampa: Ignazio Marino delle note spese, dei rimborsi per cene e viaggi, degli scontrini, delle fatture e delle note giustificative non si occupava. Di minimis non curat sindaco era la sua regola.

Perciò le richieste di rimborso portano firma che non è di Marino. Lo dice Marino che invita a guardare, guardate ma mia nota spese è firmata a nome mio ma non da me, è evidente. Perciò le richieste di rimborso e le note giustificative portano nomi e date che non corrispondono alla realtà, anzi sono impossibili. Palesemente false come le firme. Sono di Marino ma sono false. Lo dice Marino: guardate, in questi giorni, nei giorni di questi pranzi e cene a Roma io ero all’estero.

E allora, mistero, complotto? No, Marino spiega, si fa per dire, che tutta quella carta noiosa che serviva a farsi rimborsare soldi o a giustificare soldi del Comune spesi dal sindaco la trattavano altri. E chi sono questi altri? E chi lo sa…Spiega Marino che in cinquanta-sessanta al Comune accedevano e/o si occupavano della sua agenda. Ognuno di loro può essere stato…

Dunque, parola di sindaco, funzionava così: il sindaco va a cena, una cena mettiamo di lavoro. Porta a casa la fattura del ristorante, anzi la mette in tasca. Poi al Comune la deposita in un…cassetto, contenitore, fascicolo? Insieme a tante altre. Ogni tanto arriva qualcuno della segreteria che prende un mucchietto di note spese, ci mette sopra commensali a caso e a piacere, date a caso e a indovinare e firma con falsa firma di Marino. Lo dice lui, lo dice il suo avvocato che questo era il metodo, questa la regola e di qui gli equivoci.

Vien voglia di credergli a Marino, una storia così non si inventa. Confessare che lui sindaco nell’era di rimborsopoli neanche si curava degli scontrini, che al Comune chissà chi arronzava date, nomi e firme…Confessare una simile cura del denaro pubblico e portarla come prova provata della sua onestà non è che te lo inventi.

Vien voglia di credere che Marino non abbia fatto neanche un euro di cresta su pranzi e cene. Infatti confessa di peggio: la sua incoscienza nel trattare il pubblico denaro, il suo incosciente rapporto con quei soldi e con la sua segreteria e con la burocrazia comunale. Tutti avvinti e convinti nel…”mettice un numero, un nome e ‘na firma, tanto che cambia…”.

Un incosciente, non uno che rubacchia. E un incosciente anche un po’ coniglio. Non dice è colpa mia la confusione, me ne assumo la responsabilità, solo equivoci che fanno capo alla mia disorganizzazione…No, scarica, punta indice su impiegati e dipendenti e già qui non è cuor di leone. E, a domanda quali dipendenti, replica con un pavido più che omertoso chi può sapere, erano cinquanta, sessanta…

Uno che si difende così non puoi non credergli. Uno che si intesta l’incoscienza distratta nel trattare e documentare il soldo pubblico e scarica ogni responsabilità su anonimi impiegati che altra accusa vuoi fargli mai?