Marino un megalomane a Roma: “Mio caso inquieta cancellerie”

di Lucio Fero
Pubblicato il 30 Marzo 2016 - 13:51 OLTRE 6 MESI FA
Marino un megalomane a Roma: "Mio caso inquieta cancellerie"

Marino un megalomane a Roma: “Mio caso inquieta cancellerie”

ROMA – Marino Ignazio ex sindaco di Roma ha prodotto e presentato un libro. Purtroppo viaggiano sotto la fattispecie di notizie politiche quelli che altro non sono che lanci pubblicitari della pubblicazioni e recensioni indirette e involontarie. Il titolo del libro è “Un marziano a Roma”. Con ovvio richiamo a una formula che fu di Ennio Flaiano.

Il “marziano” di Flaiano destava all’arrivo a Roma ovvio stupore e interesse, poi, dopo un po’, finiva che non se lo filava nessuno, Roma digerisce, trita e metabolizza persino i marziani era la morale della favola. Marino Ignazio di Flaiano sussume il titolo, ma la morale della favola non l’ha capita. Pensa di essere un marziano messia venuto a Roma a verità mostrare, cacciato dai cattivi e malvagi mentre il popolo lo amava. No, di Flaiano non ha capito proprio nulla, e neanche di Roma, e neanche di tante altre cose…

Oltre che un marziano a Roma c’è anche nella narrazione della città “Un americano a Roma” con Alberto Sordi. Il ragazzo che voleva essere “americano”, che saliva sul Colosseo a chiedere l’ingresso negli Usa, respingeva i vigili, aspettava l’ambasciatore americano che arrivava sì, ma era proprio quello stesso che lui aveva mandato a rompersi una gamba nel “burone de la maranella” dandogli una disastrosa indicazione stradale in un disastroso inglese. Quando l’ambasciatore era finito nel burrone, quando il disastro era fatto, l’ “americano a Roma” aveva convocato via telefono: “mandate tutti, il bibitaro, il bruscolinaro…”.

Sì, c’è molto di Ignazio Marino nell’americano a Roma di Alberto Sordi. Il volersi far passare per un alieno culturale, niente meno che un anglosassone versione Usa. Negli Usa Marino c’è stato ed ha lavorato. Non si può però dire che si sia lasciato tanto bene con i suoi datori di lavoro negli Usa, si può dire che gli rimproverarono ai tempi di essere, diciamo così, troppo italiano. Sì, Marino c’è tutto in quel “venite tutti, il bibitare, il bruscolinaro…” a contemplare il disastro da lui stesso provocato. C’è, c’è proprio il Marino che proprio non sa uscire di scena. E c’è Marino sindaco nel dare precise indicazioni con cui si arriva al disastro perché lui crede di parlare “inglese” ma in realtà…

Marziano, americano? Marino è stato ed è soprattutto un megalomane a Roma. La sua conferenza stampa/lancio libro lo attesta senza ombra di dubbio. Ha detto: “Il mio caso preoccupa, inquieta le cancellerie di tutto il pianeta perché una elezione popolare è stata sovvertita dalla nomina di un commissario di governo”. Dunque nel mondo di Marino, lo dice Marino, alla Casa Bianca, al Cremlino, al numero 10 a Londra, all’Eliseo…Putin, Obama, Cameron, Hollande, e a Pechino e a Jakarta e a Sidney e a Berlino capi di Stato e governo tempestano ambasciatori e ministri degli esteri di richieste di informative: come stanno le cose a Roma, al Campidoglio? Come evolve il caso Marino?

Marino, un megalomane a Roma. E anche un megalomane al fiele, anzi al fiele ripieno. “Io combattevo le lobby, Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby”. Sì, va bene…gli appalti alle cooperative Buzzi-Carminati glieli dava Renzi? Se lo domandate a Marino, il marziano diventa sordo alla lingua umana, l’americano ovviamente non capisce italiano, il megalomane trionfa nel suo triplo salto mortale: “Mi hanno fatto fuori perché combattevo la corruzione”. Combatteva gli appalti che la sua amministrazione dava?