Maschi: tutto un mondo di o me la dai o scendi? Maccartismo anni duemila

di Lucio Fero
Pubblicato il 11 Novembre 2017 - 06:57 OLTRE 6 MESI FA
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Nella foto Ansa, Harvey Weinstein

ROMA – Tutto il mondo di o me la dai o scendi? Sempre, ovunque e dovunque il maschio pone alla donna la secca alternativa o me la dai o scendi? Il numero, la sequenza, la progressione, la scansione quotidiana, anzi ad ore, di molestatori, stupratori e comunque maschi ricattatori che le cronache propongono autorizzano la sensazione. La sensazione che in tutto il mondo regni e sia pratica universale il o me la dai o scendi.

Rivelazioni di donne molestate. Molestate ieri, l’altro ieri, oggi, domani, sempre. E ammissioni a mezza bocca da parte dei molestatori, anzi ricattatori sessuali. Nessuno o quasi degli accusati che dica, pronunci un no, non è vero. Tutto il mondo del cinema o quasi. Per ora. Il cinema negli Usa, Hollywood. E anche la grande fiction statunitense. Ma qua e là anche il cinema italiano ed europeo, il mondo e il circo dello spettacolo. Negli anni cinquanta e negli anni duemila, sempre sotto la legge del o me la dai o scendi.

E se ogni cronaca di ogni giorno dice che quel mondo là o la dai al maschio o scendi, allora perché non anche in Rai o nelle grandi imprese o nei Ministeri o nella redazioni o nei luoghi qualunque e dovunque dove esiste un qualsivoglia tipo di carriera? Ci stiamo reciprocamente comunicando ogni giorno che una donna sul lavoro e per far carriera deve sempre rispondere e reagire all’inevitabile o me la dai o scendi.

E stiamo accreditando questo come una verità assoluta, una sorta di legge di natura, natura infame e contorta del maschio ma natura. E stiamo accettando che ogni donna sul luogo di lavoro debba temere o combattere il ricatto. E stiamo diffondendo come fosse acqua santa da aspergere la diffidenza, l’ostilità, l’idea del maschio nemico e predatore. Il maschio, tutti i maschi.

E così stiamo scivolando, siamo scivolati in un maccartismo  del sesso, o meglio delle relazioni e rapporti tra uomo e donna. Eugene McCharty, senatore Usa e animatore e poi custode e poi uomo-sentenza e poi giustiziere di ogni dissenso politico, di ogni deviazione dalla retta e ortodossa via americana negli anno cinquanta. McCarthy partiva da un assunto, assunto che fece condividere a grandissima parte della società americana. L’assunto era: sotto ogni critico e/o eccentrico e/o non osservante e/o non conformista c’è in realtà un comunista. Comunista nemico della patria, del popolo e della famiglia. Quindi tutti a scrutare e denunciare il prossimo, perché ogni prossimo può essere un comunista nascosto. E se nega di essere un comunista nascosto, allora è perché è davvero un comunista e si nasconde.

Sta accadendo la stessa cosa. Un mondo intero di o me la dai o scendi non esiste, non c’è tutto un mondo così. E l’umanità maschile non è tripartita tra pedofili, predatori sessuali, e stupratori. Anche se questo è il perimetro chiuso della narrazione delle cronache, questo non è il perimetro della realtà. Esistono un mucchio, un’enormità, la stragrande maggioranza di maschi che non predano, non stuprano, non molestano e non cercano minori. E raccontare, insegnare alle donne a cercare sotto ogni maschio il molestatore nascosto che non può non esserci è fobia sociale e in fondo politica, appunto nel segno di un planetario (parte occidentale del pianeta s’intende) McCarthy del sesso redivivo.

A margine ma neanche tanto: a denunciare comunisti nascosti, a denunciare come comunisti nascosti chiunque si faceva negli anni cinquanta negli Usa anche carriera. Adesso non si fa carriera nel denunciare molestatori veri o presunti. Però siamo a un passo dal trasferirci dall’insopportabile e incivile o me la dai o scendi all’inqualificabile e prepotente resto e cresco in carriera perché non te l’ho data, il non darla come unica e suprema virtù e competenza professionale femminile. Il trasloco da una schifezza ingiusta ad un’ingiustizia furbastra un è in corso, fermiamoci.