Renzi in Rete senza rete: sondaggio referendum su Facebook

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Febbraio 2016 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA
Renzi in Rete senza rete: sondaggio referendum su Facebook

Renzi in Rete senza rete: sondaggio referendum su Facebook

ROMA – Matteo Renzi allo scoccare dei due anni di guida del governo si è lanciato in Rete. Ha dato l’avvio a un sondaggio-referendum su Facebook con l’intenzione di chiedere agli italiani quale sia la prossima riforma da fare. Una sintesi delle potenziali riforme elencate da Renzi come in lista d’attesa porta ai seguenti argomenti/interventi.

1) Meno tasse

2) Sostegno occupazione

3) Reddito cittadinanza

4) Modifiche pensioni (flessibilità in uscita e verifica trattamenti privilegiati)

5) Sicurezza

6) Evasione fiscale

7) Anti corruzione

8)Giustizia lenta

9)Burocrazia

10) Abolizione vitalizi politici

11) Unioni civili

In attesa che io sondaggio/referendum produca risposte e graduatoria del dove mettere mano da parte del governo, Renzi prova, se ce ne fosse bisogno, che andare in Rete è andare senza rete. Numerosi sono i messaggi che intimano “La priorità è non votarti più…Il primo è che te ne vai…”. Fosse poi solo l’ostilità via social network, in Rete tutto è senza rete, anche la stravaganza. C’è chi chiede due anni di abusivismo generale e garantito, chi vuole abolizione Siae, chi la moratoria delle multe stradali…e tutti fanno maledettamente sul serio.

Al di là dei sondaggi-referendum lanciati anche un po’ per moda, i due anni di Renzi capo del governo si chiudono con i seguenti risultati.

1) Il pieno o quasi di avversari politici possibili. E’ sempre più un tutti contro Renzi o Renzi contro tutti. Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5S, Sel, Sinistra Italiana, minoranza Pd, Cgil…per tutti questi, e altri, Renzi delendum est, Renzi è da abbattere e d è questa la “priorità”.

2) Un buon pareggio fuori casa sul difficile campo dell’occupazione. Tre quarti di milione di contratti di lavoro a tempo indeterminato più di quanti ce ne fossero prima sono realtà e reali sono quelli che ne hanno beneficiato. Il buon pareggio di Renzi, proprio perché vero, desta sconforto e rabbia tra i suoi oppositori.

3) Pareggio in casa sul fronte tasse, le ha diminuite. Ma la cosa non ha fatto grande effetto. Né all’economia e neanche all’elettorato. Vedi abolizione tassa prima casa.

4) Un nulla di fatto che somiglia ad una sconfitta sul fronte della ripresa economica. Piccola e nana. Per colpa e responsabilità ognuno decida di chi gli pare, comunque resta piccola e nana.

5) Un sacco di guai continentali irrisolti: gli immigrati, la Libia…Qui come ti muovi sbagli e Renzi non sfugge alla regola.

6) Una politica interna pettegola, misera, azzeccarbugliosa, pezzente, volgare e anche peggio. Se possibile, da quando Renzi è lì la politica interna è perfino peggiorata. Forse non è colpa sua o forse, almeno come reazione allergica, forse sì.

Un esempio del pessimo che c’è in giro? La legge sulle Unioni Civili, cioè il sacrosanto obbligo e civile decenza di dare riconoscimento legale alle coppie di fatto etero ed omosessuali: l’assistenza in ospedale, il contratto d’affitto…ma anche la dignità della loro scelta d’amore e di sesso. Centinaia di migliaia di coppie di normale e brava gente attende da anni la legge. Sulla legge i partiti hanno fatto teatro e ammuina: la destra di Salvini e Meloni a gridare allo stupro della famiglia, al governo delle checche…Berlusconi a dire sì ma anche no, M5S a giurare che vota la legge, giuramento ripetuto e solenne, salvo che Casaleggio non richiami e dia contrordine (già successo due volte), la sinistra che più sinistra è e più sembra ci goda a rendere la legge impossibile.

Già, perché una legge per essere tale deve essere votata in Parlamento e oggi la legge sulle Unioni Civili con dentro l’adozione del figliastro da parte del partner gay una maggioranza non ce l’ha. Quindi resta da votare una legge con tutti i diritti ma senza l’adozione o nessuna legge. E’ la scandalosa aritmetica. E non c’era bisogno di arrivare fin qui per sapere che il metodo Cirinnà prevedeva un non saper far di conto, né quello politico e neanche quello delle tabelline.