Renzi/Rai: la giusta guerra ai talk show e la voglia insana di una tv ottimista

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Agosto 2015 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA
Renzi/Rai: la giusta guerra ai talk show e la voglia insana di una tv ottimista

Nicola Porro

ROMA – “Sono il grande pollaio senza anima che ha preso il posto delle fiction, pieni di colpi di scena dove non succede mai niente, con teatranti di terz’ordine e dove gli spot sono la parte più credibile dell’intera trasmissione…”.  A memo di non essere uno che di talk-show ci campa o uno del pollaio di giro che nei talk show ci si accampa e sguazza, non si può che essere d’accordo con questa descrizione di ciò che sono, qui e oggi, diventati gli “spettacoli delle parole”, sì insomma quelli che un tempo furono le trasmissioni di informazione politica in televisione e ora sono…

Ora sono il luogo del bullismo civile, della incompetenza esibita e fatta virtù, dell’ogni bisogno trasformato in inalienabile diritto alla sola condizione dell’esser gridato, del cinismo di chi eccita e chi recita, del compiacimento e titillamento della psicolabità sociale (sociale e non solo), della irresponsabilità informativa. Non si eccede nel dire che una parte minima ma non infima del degrado civile, civico, culturale, sociale, politico ed economico del paese va messo in carico alla vera e propria ideologia da talk-show. Ideologia che riflette ciò che le viene dal sociale ma che plasma, modula e perfeziona e alla società rimanda. Ideologia che cancella ogni responsabilità, esalta il rancore, santifica l’idea di lobby mentre finge di combatterle le lobby, demolisce anzi disprezza la competenza e la stessa nozione di scienza. Ideologia che ripudia l’informazione e letteralmente si “sballa” di comunicazione…

Quindi “grande pollaio…teatranti di terz’ordine…spot più credibili della trasmissione…”. E anche se queste sono parole di Matteo Renzi non per questo smettono di essere vere. Se mai riuscisse a smontare gli attuali talk-show della Rai e a trasformarli in luoghi di reale informazione politica, se mai la Rai degli uomini e donne che Renzi vorrà alla sua guida facessero questo, allora sarebbe una vera e buona riforma. Di quelle che davvero “cambiano verso” in meglio al paese. La guerra ai talk-show così come oggi sono non è guerra all’informazione, è la giusta guerra per l’informazione.

Di Renzi alle prese con la rai trapela anche altro intento oltre a quello della giusta guerra ai talk-show. Ed è purtroppo la voglia insana di una tv ottimista. Eccolo ancora Renzi che invoca tv “positiva, meno rincorsa al peggio, più senso delle proporzioni, una tv edificante”. E’ la tutt’altro che nuova aspirazione “governista” ad una televisione che cerchi e mostri il bene, il buono e il bello. Insomma che faciliti e non complichi il lavoro a chi governa. Aspirazione “governista”a governare anche l’opinione pubblica, illusione di poterlo fare per via televisiva, pretesa che la tv, qualunque tv, si presti, si adegui, si dia una regolata.

Una voglia matta, anzi insana di “tv edificante” che prende tutti quelli che arrivano al governo. Sempre e dovunque. In ogni paese moderno. A cui Renzi non sfugge, contagiato anche lui. E a cui non sfuggirebbero domani M5S o Lega qulora governassero (la Lega ha già mostrato in Rai, quando comandava, trionfi di conformismo su ordinazione).

Giusta la guerra ai talk-show, insana la voglia di tv ottimista. Con queste due idee in testa Renzi si appresta a nominare in Rai. Chissà se in testa ha la nozione, empirica, che sia per fare strage dei talk show a vantaggio della informazione politica e civica sia per fare dei notiziari e telegiornali non strutturalmente isterici occorre qualcosa che è stata scientemente sterminata, qualcosa che ha subito olocausto in Rai e non solo grazie ai politici (con molti complici). Insomma ci vorrebbero dei giornalisti. Informati, competenti, non comizianti, non ansiosi di un contratto da conduttore, politicamente consapevoli ma non politicamente “amici”, responsabili di quel che fanno, sottoponibili a premio e punizione professionale…Insomma un segmento di classe dirigente che fa di mestiere il giornalista. Ma la classe dirigente in Italia si è vaporizzata e vuoi trovarla addirittura proprio nel giornalismo e nelle televisioni?