Monti “imbarazzante” votato da nessuno e Camusso “incompetente” chi l’ha votata?

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Luglio 2012 - 15:35 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Susanna Camusso è stata sferzante con Mario Monti: “Non accettiamo lezioni di democrazia da chi è stato cooptato…Non sa di cosa parla, ecco quel che succede quando ci si affida a chi non è stato votato. E’ imbarazzante per il futuro democratico del paese”. Sferzante ma incauta perché certo Mario Monti non l’ha votato nessuno, ma chi ha votato Susanna Camusso? L’unica risposta possibile è….a sua volta “imbarazzante” : a votarla è stato il parlamentino della Cgil. Se è per questo allora Mario Monto è stato votato dal Parlamento della Repubblica, quello con la maiuscola. Devono stare attenti i leader sindacali a negare la legittimità democratica del governo in carica, rischiano la storia della pagliuzza e della trave, e la trave grossa è nel loro di occhio.

Scrive Dario Di Vico sul Corriere della Sera: “I sindacati confederali hanno da sempre la pretesa di rappresentare la società italiana e di essere in qualche modo gli unici dispensatori del consenso…insistono a voler vincolare l’azione dei governi ai loro riti e alle procedure che prediligono …”. Non solo riti e procedure ma anche precisi, consolidati e localizzati interessi, non necessariamente ignobili interessi, anzi. Ma localizzati interessi e interessi di parte. E soprattutto “pretesa”. Pretesa che nessuno ha votato o mai legittimato e sancito con un voto. Il sindacato, i sindacati sono tali perché per fortuna si occupano del mercato del lavoro, della forza lavoro, delle condizioni materiali e contrattuali in cui avviene lo scambio tra capitale e lavoro, della verifica e controllo sull’organizzazione del lavoro. In questo compito, missione e attività hanno in decenni e decenni prodotto diritti, progresso, giustizia e anche, in misura minore, privilegio, immobilità, burocrazia. Bene o male, più bene che male ma sempre facendo il loro mestiere, quello dei sindacati.

Ma chi ha mai dato ai sindacati il diritto non di occuparsi ma di decidere sulla sicurezza interna e internazionale, sulle scelte di politica sanitaria, sui programmi di formazione della scuola e all’Università, sul rapporto tra mano pubblica e cultura, su quanto e come di pubblico ci debba essere nelle aziende di servizi? Nessuno, mai nessuno li ha votati per questo. Libere associazioni in libera democrazia i sindacati possono avere opinioni su tutto e ovviamente anche esprimerle: sulla guerra e sulla pace, sui treni ad alta e bassa velocità, sulle coppie di fatto e gay, sull’autenticità dei Caravaggio perfino se loro garba…Opinioni, non “decisioni”. Perché nessuno ha mai votato che sia il sindacato a decidere chi e come si assume o non si assume, anche se questo succede. Nessuno ha mai votato che sia il sindacato a pronunciarsi su dove va on non va la discarica o l’autostrada, anche se questo succede. Nessuno ha mai votato che si il sindacato a decidere se si compra un aereo da caccia o una nave cisterna, anche se questo succede.

Questo per il “merito” della questione su chi è legittimato dal voto e chi no. Quanto poi al “metodo”, quello che si Bersani che la Camusso e Bonanni e Angeletti rimproverano all’attuale governo di non non conoscere, quello di cui i tecnici sono “incompetenti” mentre politici e sindacalisti sono maestri, è presto detto. Si apre un “tavolo” tra tutti gli interessati e questuanti, si dà un po’ a tutti quelli che si sono seduti al “tavolo” e si fa la “pace sociale”. Non è difficilissimo a condizione che ci sia sempre uno Stato che paga alla fine e la gran tecnica sindacale consiste, in effetti non sempre è semplice, che tutti, proprio tutti si alzino dal tavolo con qualcosa in tasca. Fuor d’ironia, il sindacato possiede conoscenze e competenze di cui nessun governo può fare a meno, ma quella sindacale non è l’unica competenza necessaria. A Monti la Camusso può rimproverare “incompetenza” nella tecnica del come si aggiusta una vertenza di lavoro, alla Camusso chiunque può rimproverare palese incompetenza di filosofia della storia, cioè sul come si “aggiustano” tra loro economia, politica e storia appunto. E lo fanno senza mai, proprio mai “concertare” con i sindacati.