Monti assaggia il guinzaglio. Il Pd strattona, il Pdl avvolge

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Febbraio 2012 - 14:22 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

ROMA – E al centesimo giorno conobbe il guinzaglio. Mario Monti sulle liberalizzazioni, sul suo decreto “Cresci Italia” sottoposto a robusto e ruvido massaggio in Parlamento, massaggio dimagrante: “Ci sono modifiche che non accetteremo, anche se non è che ogni modifica sia di per sé un arretramento”. Fuori dell’aula della Commissione Industria del Senato i rappresentanti degli interessi di avvocati, farmacisti e tassisti vigilano come infaticabili sentinelle a che “modifiche” passino eccome. Dentro i partiti i rappresentanti degli interessi di Regioni e Comuni vigilano perché si “modifichi” eccome la norma che li obbligherebbe ad accorpare o perfino rinunciare alla gestione di aziende di servizi pubblici. Il decreto “Cresci Italia” è un meccano assemblato da Monti-Gulliver e intorno è pieno di lillipuziani che lo stanno smontando. Tira il guinzaglio, come finora non ha mai tirato in nessuno dei cento giorni.

Mario Monti ed Elsa Fornero sulla trattativa per nuove regole del mercato del lavoro, assunzioni, licenziamenti, ammortizzatori sociali: “Cerchiamo l’accordo con le parti sociali, ma se non c’è accordo andiamo avanti lo stesso”. Per ora “avanti” è andata la data presunta dell’entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali: il 2017. Ma a sindacati e Confindustria la dilazione non ha smosso neanche un mezzo sorriso, battono cassa, chiedono soldi per la nuoca Cassa Integrazione e per la indennità di disoccupazione da estendere a chiunque resti senza lavoro. E avanti non va per nulla il “ti prendo, anzi ti lascio, anzi ti prendo” tra Monti e Bersani, tra il governo e il Pd. Il Pd sente forte il richiamo della foresta, non è solo Fassina che vuole andare al corteo della Fiom, è mezzo vertice del partito e tre quarti della base del partito che resta ancorata alla Cgil. Tira il guinzaglio, come finora non ha mai tirato in nessuno dei cento giorni.

Il richiamo della foresta per il Pd, il richiamo del “boschetto” per il Pdl: i partiti che danno al governo Monti i voti in Parlamento sono l’uno sull’orlo di una crisi di insofferenza e l’altro impegnato in un gioco a rimpiattino. Insofferenza montante verso Monti e il governo da parte del Pd che rimprovera all’esecutivo troppe parole “provocatorie” o quasi, gioco a nascondino con il governo da parte del Pdl che fa meno storie ma più fatti in Commissioni e dintorni. Tira il guinzaglio e si fa corto come non mai, tira da due parti. Non soffoca, ma è guinzaglio e non più trampolino. La forza “propulsiva” del governo non è spenta ma si attenua e comunque comincia a girare un po’ a vuoto, il piede slitta sulla frizione anche se il motore è ancora acceso. Il vero bilancio dei cento giorni è che il “Salva Italia” ha funzionato e meno male per l’Italia tutta. Ma dopo il “Salva Italia” tutto il resto oscilla tra la condizione della tela di Penelope e quella appunto di un Gulliver che abbattere non si può ma legare nei movimenti sì.

I fili di robustissima seta, anche se seta di pessima qualità, che “legano” il governo li tesse il Parlamento, prima ancora che i partiti. Ma i partiti non disdegnano di fornire l’ago con cui si cuce la rete. Soprattutto i partiti sfilano se stessi e lasciano solo il governo di fronte ad una eventuale drastica scelta. E’ come se gli dicessero: si può governare con le città bloccate dai tassisti, gli avvocati che scioperano a settimane intere, i sindacati tutti che proclamano sciopero generale, la “truppa” politica dei governi locali pronta all’ammutinamento? Se pensi si possa fare, fa tu. Fallo ma noi non ti saremo vicini. La strategia del guinzaglio che sta rapidamente sostituendo quella dell’incenso e quella dell’abbraccio. Il primo abbraccio a Monti era stato quello del Pd, Pd che ora ha richiuso le braccia tese. Il secondo abbraccio è venuto da Berlusconi, il Pdl segue, ma abbraccia con una mano sola, con l’altra fa cenno a tassisti, avvocati e farmacisti e categorie varie di sgusciare tra le gambe del governo. Sono stati cento giorni di governo che hanno salvato l’Italia, letteralmente. Il rischio, quasi la possibilità concreta è che i primi cento giorni di Monti siano stati i  i migliori, migliori di tutti gli altri che seguiranno.